Somma Vesuviana. Una truffa che ha coinvolto diversi cittadini sommesi, commercianti, imprenditori ristoratori, che convinti di aver pagato bollette e tasse si trovano oggi con tra le mani bollettini che non valgono nulla. Per qualche tempo l’ufficio di una Posta privata, che si trovava a via Roma a Somma Vesuviana,
ha funzionato regolarmente ed i prezzi “invitanti” e soprattutto la possibilità di evitare le file chilometriche
l’avevano fatta preferire agli uffici delle Poste italiane di Corso Italia e di Rione Trieste.
Alla fine però in molti si sono pentiti della scelta fatta e oggi si trovano truffati. Da poco più di un mese gli uffici sono chiusi, ma solo ora si scopre il motivo di questa improvvisa chiusura. Ad aprile, infatti, i
carabinieri insieme agli ispettori del lavoro dell’Asl si erano recati presso la struttura denunciando la titolare, una donna di Marigliano, che con il figlio gestiva gli uffici. Non vi erano uscite di sicurezza e un soppalco nel locale era molto più basso di quanto prevede la legge in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Così, i militari della locale Stazione (agli ordini del maresciallo Raimdono Semprevivo) avevano denunciato
la donna per le violazioni ed avevano sospeso l’attività con la prescrizione di regolarizzare
le anomalie entro 60 giorni per poter riaprire con regolarità. Quella serranda non è stata più alzata, e da
poco tempo è stata rimossa anche l’insegna, particolari che hanno cominciato a dare adito alle voci, unite alle storie raccontate dalle persone truffate che, piano piano, adesso si stanno recando in caserma a denunciare i titolari dell’ufficio per truffa. Tra questi anche noti ristoratori ed alcuni commercianti che
si sono trovati con le utenze staccate per morosità, eppure avevano pagato regolarmente
le bollette o almeno questo credevano, negli uffici di via Roma. Peggio è andata a chi aveva deciso di pagare
nell’ufficio di via Roma la Tares (tassa sui rifiuti) che sul finire dello scorso anno
aveva gettato nello sconforto per l’ingente aumento, i contribuenti. In molti, convinti
di aver pagato ed essere in regola con i pagamenti si sono trovati a dover fare
i conti con gli uffici della Geset (che si occupa della riscossione dei tributi locali).
In particolare i disguidi sono nati sugli acconti, al momento in cui sono arrivati i saldi
richiesti dagli uffici in tanti hanno cercato di rateizzare la cifra che mancava e a quel
punto gli addetti alle riscossioni hanno fatto presente che nei conteggi mancavano
gli acconti. Gli utenti si sono sorpresi ed hanno mostrato i bollettini che avevano fra le
mani, gli acconti risultavano pagati, ma in realtà i soldi alla società di gestione non erano
mai arrivati. Emblematico il caso di una signora che a novembre aveva pagato l’acconto,
quando ha saputo che il pagamento non risultava negli uffici dell’esattoria ha
cominciato a tempestare di telefonate la sede centrale di queste poste private, che si
trova in Sardegna, e soltanto dopo la minaccia di una denuncia a lei e alla Geset
è arrivato un fax con il pagamento effettuato. Soltanto che nella copia arrivata alla signora la data era stata coperta (forse con del bianchetto, e quindi sembrava effettuato regolarmente a novembre, mentre agli uffici
di riscossione risultava effettuato soltanto a maggio dall’ufficio postale di Miuli (una frazione di Marigliano
ai confini con Somma). Con ben sei mesi di differenza. Intanto, in caserma si stanno
presentando i cittadini che sono stati truffati che si troveranno presto con l’ulteriore
problema delle more da pagare da parte delle società che non hanno mai avuto quanto
gli era dovuto. Le indagini dei militari sono destinate a continuare e anche la Procura di Nola è stata già informata.
DA METROPOLIS DEL 20 GIUGNO
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