mercoledì 6 Novembre 2024
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Pomigliano, Vendola parla agli operai in attesa del referendum

Pomigliano d’Arco: “Oggi si ritorna sul luogo del delitto: La Fiat. Qui muore il contratto nazionale”. E’ così che rompe il silenzio Nichi Vendola, il governatore della Puglia arrivato a Pomigliano per parlare di quello che usa definire “ il lavoro privato della sua connotazione sociale” in attesa del fatidico 22 giugno, data del referendum. E’ serio Vendola, eppure affronta il problema con tanta calma mista a rabbia e a spirito decisivo. Tocca il tema del lavoro oggi e lo fa a 360 gradi. Guarda al referendum, il nodo più caldo, sul quale vertono le basi di questa trattativa e aggiunge: “Si tratta di scegliere tra una riduzione all’afasia e l’espulsione dalla vita civile. E’ un cappio al collo”. Un silenzio gelido ad ascoltare la parole del governatore. Un silenzio nel quale calano anche leaders politici presenti all’incontro. “La scelta di Fiom è la cartina di tornasole del degrado nel nostro Paese” sottolinea con toni duri Vendola, “non è solo la scelta di Fiom, ma è la scelta di tutti quelli che raccontano cos’è il lavoro”. Lo sguardo di Nichi, così come è solito essere chiamato dai suoi sostenitori, è penetrante e diretto arriva fisso negli occhi dei suoi interlocutori, senza mollarli mai. Parla della situazione pomiglianese come quella di un vero e proprio funerale aggiungendo: “Qui c’è la tomba della carta Costituzionale”. Parla di un vero e proprio ritorno all’800 sul tema del lavoro, di ritorno al caporalato che ha finito con l’essersi nascosto sotto belle qualifiche straniere. “Non c’è nessuna differenza con il caporalato, ora bisogna però iniziare, come si fa nel libro della genesi, a dare alle cose il proprio nome. A dire cos’è luce e cos’è tenebra. E a Pomigliano c’è un velo di ritorno alle tenebre” continua Vendola. Un applauso sordo rompe il silenzio, mentre tutti ammaliati già sono diretti a pensare quale sia l’alternativa a tutto questo. “Il cantiere dell’alternativa stenta a decollare” dice Vendola, proprio come se avesse letto nella mente dei presenti, “perché non può che nascere tra la vita civile e la vita produttiva. Aver perso lo sguardo sul lavoro significa essere diventati ciechi. Più sconfitti di così non si può, e vale la pena tornare ai primordi”. Il discorso diventa più ampio, il governatore pugliese passa a temi come la libertà, la democrazia mai stati più attuali di oggi e dice: “Si sono sostanziati proprio quando il lavoratore è uscito dalla gabbia dell’isolamento”. Una critica forte alla sinistra in generale e al Pd al quale dice: “ Sta diventando una sinistra sinistramente subalterna”. Intanto i “si” o i “no” sono al centro dei discorsi sindacali.Per il segretario generale della Fiom Napoli, Massimo Brancato, il referendum che si terrà alla Fiat è “improponibile”. Brancato, intervenendo nella conferenza stampa presieduta da Nichi Vendola, ha sottolineato che l’accordo con la Fiat “tocca tutti i diritti dei lavoratori”. “Il referendum si sarebbe dovuto fare prima della trattativa – ha aggiunto Brancato – in quanto quest’accordo nega i diritti dei lavoratori e diventa parte integrante del contratto nazionale del lavoro. Trovo stupefacente il modo in cui si affronta questa vicenda in quanto gli operai sanno bene di trovarsi di fronte ad un ricatto”.Brancato, inoltre, ha sostenuto di trovare “insopportabile la retorica di chi parla di questi lavoratori come dei fannulloni”. “L’onorevole Paolo Russo, del Pdl – ha proseguito – addirittura ha lanciato una proposta di un referendum tra i cittadini di Pomigliano e dei paesi limitrofi. O vogliamo parlare del cinismo di altri personaggi politici, come Veltroni, al quale vorrei chiedere come si fa ad avere disprezzo della sofferenza dei lavoratori. Questi partiti dicono di essere democratici ma forse dovrebbero cambiare il nome a qualche partito e venire a fare politica fuori ai cancelli delle fabbriche”. “La Fiom è consapevole di trovarsi di fronte ad un passaggio storico – ha concluso Brancato – ma non molliamo perché c’é in ballo la dignità dei lavoratori. E vorrei dire che sono questi lavoratori a non dover essere lasciati soli perché il nostro sindacato ci è abituato ed ha le spalle larghe e forti”. Anche lo slai cobas dichiara il suo aperto “no” al piano dell’ad Fiat Sergio Marchionne e lo fa seguendo la propria strada. Lo chiamano referendum-truffa: “Marchionne impone il suo referendum ai sindacati e lo gestisce in prima persona: martedì prossimo riapre i cancelli delle fabbrica (era prevista la cigs) e paga i lavoratori senza farli lavorare pur di “obbligarli al voto” dichiara il sindacato auto gestito. E’ per questo che già da ora indice un’assemblea pubblica per sabato 19 giugno alle ore 9.30 in Piazza Mercato. Intanto però, Fim, Fismic e Uilm sono tutte unite e proclamano a gran voce la loro mano tesa al Piano. Invitano i lavoratori a votare e a votare sì il 22 giugno. “Sono totalmente infondate e strumentali le dichiarazioni su possibili violazioni della legge o della Costituzione” si legge dai loro volantini. Tranquilli dichiarano i tre sindacati confederali, non c’è paura “Nessuna violazione alle leggi e allo Statuto dei Lavoratori, che in ogni caso non potrebbero essere modificati da alcun accordo sindacale”. Peccato che prima dell’incontro a Roma avevano per primi assieme alla Fiom sollevato opposizioni sulle deroghe al contratto nazionale che Fiat intendeva fare oggetto della trattativa.

Isabella Esposito

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