POMIGLIANO D’ARCO. Felice Stringile aveva 26 anni quando fu trovato morto nel suo alloggio di servizio nella caserma del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa (Caserta). Sulla misteriosa morte del giovane tenente di Pomigliano d’Arco furono immediatamente avviate delle indagini da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Oggi a distanza di 3 anni arriva una svolta nell’inchiesta con l’arresto del maggiore delle Fiamme Gialle Francesco Nasta.
Di seguito il testo del comunicato stampa della Procura di Santa Maria Capua Vetere, firmato dal Procuratore Maria Antonietta Troncone.
In data odierna, i Carabinieri del Gruppo di Aversa e il Comando Provinciale Guardia di Finanza di Caserta hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di S. M. C. Vetere, su richiesta della locale Procura, nei confronti di un ufficiale della guardia di finanza, il Maggiore Francesco NASTA, attualmente in servizio presso il Reparto Tecnico Logistico Amministrativo del Comando Regionale della Campania.
I reati contestati risalgono al periodo agosto 2010-marzo 2012, allorquando il NASTA, con il grado di capitano, ricopriva, il ruolo di comandante del Nucleo Operativo di Pronto Impiego del Gruppo della Guardia di Finanza, di Aversa.
Le indagini, articolate, laboriose e complesse- affidate ai Carabinieri e agevolate dall’attiva collaborazione prestata dalla Guardia di Finanza- hanno consentito di ricostruire un compendio indiziario grave, in base al quale al NASTA viene ascritta la condotta di appropriazione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente cocaina, per un peso di circa 4 kg.- che era stata depositata presso il comando di appartenenza, all’esito di operazioni polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di Como, giunta in questo territorio, all’esito di indagini che consentivo di procedere all’arresto di corrieri di droga.
L’attività di indagine è stata avviata in seguito agli accertamenti disposti da questa Procura nel febbraio 2013, allorquando veniva ritrovato senza vita, all’interno del proprio alloggio di servizio allocato presso il Comando della Guardia di finanza di Aversa, il corpo del tenente Felice Stringile. All’interno di tale alloggio, all’esito di accurata perquisizione, veniva trovata sostanza stupefacente. II coordinamento delle indagini, assunto immediatamente dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, proseguì nella direzione di estendere la perquisizione all’ufficio del medesimo tenente. Nel corso della operazioni, all’interno di una cassaforte contenente reperti ed altro, veniva rinvenuto un cartone imballato indicato come contenente circa quattro kg di cocaina; tale reperto risultava essere chiuso con nastro da imballaggio, ma, ad una più attenta visione risultava, i sigilli risultavano manomessi.
Tale circostanza destava immediatamente sospetti, tanto che successivi, repentini accertamenti consentivano di appurare che quel reperto risultava essere stato distrutto in data 13/10/2011, come da verbale di distruzione rinvenuto tra le pratiche d’ ufficio del Reparto. Ad un primo sommario esame appariva subito chiaro che vi era stata l’appropriazione dei 4 kg di cocaina e che il pacco era stato perfettamente ricostruito, con all’interno i panetti di das e tutto quello che originariamente conteneva ( riviste, originari involucri, resti di caffè e senape) al fine di dare la parvenza di un reperto, appoggiato all’interno della cassaforte in attesa della distruzione. Atteso quanto precede, si avviavano due attività investigative parallele orientate, la prima, ad accertare le cause del decesso del tenente Felice STRINGILE , nonché le eventuali responsabilità dirette o indirette di terzi nell’evento; la seconda, ad acquisire elementi probatori in merito all’ammanco della sostanza stupefacente, di cui al plico rinvenuto all’interno della cassaforte.
Gli accertamenti autoptici e tossicologici consentivano di stabilire che il decesso del tenente era dovuto ad over dose da sostanze stupefacenti, che il militare aveva prelevato da alcuni locali del comando di appartenenza. Si appurava pure che non si trattava della cocaina depositata nell’armadio blindato del proprio ufficio. Sull’altro versante venivano raccolti elementi che consentivano di attribuire al NASTA la sottrazione di circa 4 kg. di sostanza stupefacente, essendo egli l’unico ad avere le chiavi della cassaforte nel periodo in cui materialmente era scomparsa la droga. L’elemento oggettivo determinante, che consente di affermare senza dubbio alcuno il pieno coinvolgimento di NASTA nella triste ed inquietante vicenda, è rappresentato dall’elenco di tutti i reperti presenti in custodia temporanea presenti presso il reparto del Corpo alla data del 31.12.2011, predisposto dal predetto in data 19.01.2012 e trasmesso al Comando Provinciale GdF di Caserta. In questo periodo, su disposizioni del Comandante Provinciale, veniva richiesto al Comandante del NOPI di predisporre un elenco dettagliato di tutti i reperti distinguendo a seconda di dove essi fossero custoditi. Il NASTA redigeva e sottoscriveva tale elenco, nel quale inseriva tutti i reperti, distinguendoli in base alla natura e alla collocazione (compresi quelli custoditi nella cassaforte), ma stranamente dimenticava un reperto di ben 4 kg di cocaina da lui conservato nella cassaforte e a suo dire ancora da distruggere. Non cosi nell’elenco dell’anno precedente 2010, quando la sostanza era ancora formalmente nella disponibilità del Gap Nasta. In quel caso stranamente il reperto veniva indicato come presente presso il Gruppo GdF di Aversa. Inoltre, il NASTA nell’effettuare il passaggio di consegne nel mese di settembre 2012 al Ten. Stringile, che gli succedeva nel comando del NOPI, non faceva menzione alcuna di quel reperto che pure doveva essere preso formalmente in carica dal nuovo Comandante. Se si fosse trattato di un normale reperto di droga, effettivamente ancora da distruggere, sarebbe stato interesse di Nasta, quale Capitano uscente, menzionarlo nel passaggio di consegne al nuovo Tenente. Sulla scorta di tali elementi, pertanto, il giudice per le indagini preliminari ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del maggiore NASTA.
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