Pomigliano d’Arco. Un’altra giornata inizia al Gian Battista Vico. Un’altra giornata di ansie e rabbia per la trattativa Fiat più calda del momento, che vede proprio il loro stabilimento sul filo del rasoio. C’è folla davanti ai cancelli che ieri mattina hanno riaperto nuovamente per gli addetti al modello Alfa 159. I pulmann arrivano come ogni giorno dalle zone limitrofe carichi di braccia per la catena di montaggio. “Meglio non parlare qui ci licenziano per un niente” dichiarano i primi scesi dalla navetta di Torre Annunziata. Intanto il volantinaggio di Fiom e Slai Cobas davanti all’ingresso ne fa da scenario. I volantini vengono distribuiti ai dipendenti in entrata ed in uscita dallo stabilimento tra il primo ed il secondo turno, ma le mani pronte a coglierli non sono così tante. Sotto il caldo rovente delle 13.30 le tute blu del secondo turno si avviano verso la porta. Sono tesi e la maggior parte di loro evita commenti. “E’ critica” dice uno delle tute blu, “non parteciperò neanche al referendum”. Le prime dichiarazioni non accettano lo strumento referendario, credono “che non si possa scaricare la colpa sui lavoratori”. E poi c’è chi come altri, passa alla provocazione: “Volevo dire a Marchionne prima di fare le leggi, prima di fare il capo, ha mai fatto l’operaio?”. E a chi li taccia di essere dei nulla facenti assenteisti, le tute blu gli rispondono così: “Non siamo mai stati assenteisti” dice Francesco V., addetto al reparto lastratura, “lo sono stato solo quando realmente sono stato male. Dallo statuto dei lavoratori non sono previste queste condizioni, dopo quattro ore di catena è necessaria una pausa pranzo, perché siamo esseri umani non animali”. Si avvicinano ai cancelli e li attraversano scorrendo il loro tesserino magnetico automaticamente. Automaticamente, così come tutti i loro gesti al di là dei cancelli. Intanto un grosso cartellone computerizzato targato gruppo Fiat, li accompagna al lavoro, con un bel “0” come cifra rappresentante il numero di infortuni sul lavoro. Chissà se sarà lo stesso numero che si leggerà, dopo che il Piano dell’ad Sergio Marchionne aumenterà la velocità sulla catena per evitare ritardi di produzione. Sono in molti a parlare di come voteranno al referendum, ma la risposta più frequente, come quella di un’altra tuta blu addetta al reparto verniciatura è: “Abbiamo Scelta?”. E ancora Salvatore O. 44 anni dice: “ E’ una proposta che deve essere bocciata non arriviamo neanche al 5 del mese sono due anni che siamo fermi, è normale che voteremo si, non abbiamo scelta”. I giovani si mostrano più aperti a dire la loro, ma in strettissimo anonimato. “E’ mai possibile che le leggi italiane e la nostra dignità valgono 700 milioni di euro? Se domani venisse un imprenditore che volesse investire di più che cosa gli dovremmo dare ancora?”. Sanno che la propria posizione non è semplice, sono targati Fiat fin sopra la stessa tuta con la quale si recano all’uscita, portando con sè l’odore della fabbrica misto di sudore e vernice, che esala ancora di più sotto il sole delle 14. “Dall’esterno sembra tutto semplice, ma nessuno sa com’è sulla catena. Il clima però è rassegnato alle conseguenze che quasi sicuramente verranno” aggiungono alcuni appena usciti. E Francesco giovanissima tuta blu 25 enne, addetto alla lastro saldatura, continua: “Noi diciamo no a questo accordo, perché i diritti dei lavoratori conquistati con 40 anni di lotta non si vendono per 700 milioni di euro, certo vogliamo lavorare, ma qui c’è una situazione di crisi anche fra i giovani, nonostante questo sia lo stabilimento più giovane d’Italia”. I commenti di chi vive invece di politica non stentano ad arrivare: “E’ impensabile vedere sfumare in questi periodi di crisi nella provincia di Napoli 15mila posti di lavoro tra dipendenti diretti della Fiat di Pomigliano e lavoratori dell’indotto”. Lo afferma il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro.”Si vada comunque avanti – ha aggiunto Cesaro – e si dia la parola direttamente ai lavoratori, rendendoli liberi di decidere anche direttamente il proprio destino, non soffocati dalla politica sindacale che spesso usa linguaggi ormai incomprensibili. Dimostra altresì preoccupazione per Pomigliano, il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino, che auspica un accordo che “trovi equilibrio tra l’investimento Fiat e i diritti dei lavoratori”. La speranza è trovare un punto di equilibrio”. Intanto ora tutto è diretto al 22 giugno data decisiva nella quale saranno i lavoratori a decidere il futuro della propria azienda con lo strumento referendario. E il sindaco di Pomigliano aggiunge in merito al voto: «L’amministrazione è accanto agli operai ed io non riesco a comprendere la posizione della Fiom. Il referendum avrà un risultato positivo, oserei dire scontato, a favore dell’accordo, emergerà la stragrande maggioranza della classe operaia che è sana, che non è fatta di scioperanti ad oltranza, di assenteisti, di fannulloni, ma di persone serie, lavoratori che vogliono dimostrare ai colleghi del nord che qui da noi ci sono eccellenza e produttività”
Isabella Esposito
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