venerdì 20 Settembre 2024
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Pollena Trocchia (Na). Presentato il libro di Liana Gallo “Le mie figlie – poesie partorite con gioia e sofferenza”

Lo scorso sabato 26 ottobre, presso l’accogliente location dell’Antica Villa, a Pollena Trocchia (Na), vi è stata la presentazione della prima raccolta di poesie dell’artista poliedrica Liana Gallo: “Le mie figlie – poesie partorite con gioia e con sofferenza”.

Un folto pubblico dell’entourage dell’attrice teatrale, nonché cantante e poetessa, ha accolto calorosamente e curiosamente l’evento, scoprendo un lato artistico di Liana, quello della poesia, infatti, ai tanti ancora sconosciuto.

Agli intervenuti è stato offerto un “Menù della puerpera”, ovviamente molto particolare. E cioè: “APERITIVO: salatini del dolore, noccioline della gioia, patatine travagliate e conetti spontanei. RUSTICI: treccine del parto, pizza del neonato, rotolone delle doglie, pizza ‘ben arrivata’, torta salata del ‘cesareo’. DOLCI: palline del bebè, caprese bianca latte, pastiera della mamma, crostata neonata, ventagli della culla, torta di mele infantile. BIBITE: usuali” … anche se qualcuno – rimanendo nel tema scherzoso e goliardico – avrebbe preferito “latte materno”.

Poesie, quelle del suo libro che lei stessa definisce “Le mie figlie”. Alcune sono state sagaciamente recitate da amici presenti, tra una canzone e l’altra di Liana, la divertente scenetta tra lei ed il maestro d’arte Francesco Amoretto e giochi per grandi e piccini ideati dalla ‘regina’ della serata.

Versi la cui gestazione ha condotto a un parto difficile, ritardato forse, da un pudore che ne faceva rinviare l’uscita, nella convinzione che “quelle confidenze” non fossero all’altezza. E invece no!

Il raccontare scorci molto significativi della propria esistenza non è mai banale, sia che li si guardi da un punto di vista intimistico che dall’angolazione di momenti sereni o drammatici, di delusione o di speranza, in famiglia o fuori dall’uscio di casa. Sintomatica in questo, la presentazione del maestro d’arte Francesco Amoretto, lui stesso poeta, attore, regista, nonché fondatore della compagnia teatrale di Cercola, l’“Omega”, di cui lo stesso e Liana Gallo sono colonne portanti.

Ed è così che il recipiente è pieno … e che l’ultima goccia di ‘coraggio’ ha fatto traboccare il vaso delle sue titubanze per offrire al lettore questo volumetto di simpatia unica e di accattivanti argomentazioni, pescate dalla buona e dalla cattiva sorte di rilevanti episodi esistenziali.

Solo così si può scoprire una Liana in tutta la sua completezza e consapevolezza di donna che ha affrontato tempeste di vita e gioie inenarrabili sempre a testa alta. Solo così si può riscoprirne il gene di artista, di madre, moglie, di “cittadina” del nostro tempo e di una società così disorganica, che ci accoglie senza fare caso ai capricci del destino. Coccolandoci e straziandoci il cuore a sua comodità!

Non a caso al carattere intimistico – predominante in questi versi spontanei, a tratti irriverenti ma sempre dignitosi e sinceri – sobbalza la realtà quotidiana mostrata in ogni sua sfaccettatura, descritta con una ficcante autoironia e dove il senso metaforico ed allegorico del racconto non viene mai meno, neanche quando s’intreccia ad un crudo realismo che va da una vita di rinunce alla realizzazione di qualche sogno. Impresa compiuta con la sua sola forza di volontà e capacità di non cedere neanche dinanzi agli ostacoli che inizialmente sembravano insormontabili.

Poesia che tocchi con mano perché sciorinata con linguaggio parlato, quello di tutti i giorni, senza sofisticazioni di sorta e senza ricerche linguistiche o strutturali che ne avrebbero alterate la genuinità e la freschezza, tipiche componenti esponenziali della nostra autrice.

Sia quando essa è rivolta all’amore viscerale per i tre figli, così diversi ma amati profondamente senza distinzione di sorta! … sia se riferita all’amore per il proprio paese che “te porto sempe dint’o core”.
Al disprezzo per le persone che l’hanno fatta soffrire, pur stanca di regalare “Perle ai Porci”, ha sempre contrapposto la gentilezza, la squisitezza, il rispetto e l’ammirazione per chi si è ben comportato con lei … a desideri repressi, ai quali, fedele ai suoi principi, reagisce semplicemente con un “Lo saprai solo dal mio sguardo, ma mai, mai dalle mie labbra”!

Insistente diviene il tema dell’egoismo umano e della falsità delle persone apparentemente leali, ma dalle cattiverie in libertà appena voltate le spalle. Sia in ambito teatrale (… non t’importa niente di tutti quei complimenti, perché da chi li dovevi ricevere, non li hai ricevuti …” sia per chi le ha procurato pianto in modo del tutto gratuito.

Ma c’è sempre un rovescio della medaglia in Liana, perché quelle lacrime versate per dolore, si tramutano in lacrime di gioia … perché scioglie tutti i “nureco” a “O fazzulett’ mio”, ognuno “ pè tutt’è cattiveria e n’famità” ricevute … per tenerlo “sempe bello, lindo e stirato”, perché “e cattiverie sé l’addà ricurdà no’ chi e riceve … ma chi e fa!”.

Significativo quel tenersi caro l’emblema rappresentato da “Nu’ lietto’ … duie piani”, rappresentato dalla “scalella” per salirvi sopra … e che sembrava “e saglì m’paraviso” … così significativa al punto che “quanno venette ‘o mumento, e levà a mieze” … l’ha portata con se, perché “quanno a vita nun ‘pozz’ suppurtà, n’cè saglio n’coppo’ e accummence’ a sunnà. Ritorno n’ata vota m’paraviso, ritorno n’ata vota piccerella …”.
Insomma, attimi di scoramento, rimpianti, nostalgie infantili, vengono inizialmente colmate dai sogni e successivamente dal prevalere su di essi, lottando con tutte le proprie forze, superando ogni ostacolo che la vita inevitabilmente frappone, per rinascere dalle proprie ceneri, proprio come l’Araba Fenice.

E trovandosi spesso e malvolentieri da sola a duellare contro la cattiva sorte, senza perdersi mai d’animo, la nostra Liana, fa a se stessa un grosso “In bocca al lupo!”.

Gratificati ed onorati di esserci a microfono aperto … anche noi, Liana, ne abbiamo bisogno, perché si riparte sempre!

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