sabato 28 Settembre 2024
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“Polisemìe, Mostra d’arte contemporanea di Maria Gagliardi a Saviano dal 9 settembre

Sabato 9 settembre, alle ore 19,00, presso lo storico Palazzo Allocca di Saviano, il Comune
di Saviano e la Pro Loco ‘Il Campanile’ di Saviano inaugureranno la personale ‘Polisemìe –
Eternamente ruota la ruota dell’essere’ dell’artista Maria Gagliardi.
L’esposizione propone una serie di lavori realizzati dall’artista mercè l’utilizzo di varie
tecniche sia pittoriche che digitali, con un espresso richiamo al concetto del fluire dinamico
dell’essere e della conseguente metamorfosi, ponendo interrogativi circa le leggi occulte che
governano il processo e la decodificazione del simbolo, con un invito ad un doppio sguardo,
che si risolve in una continua danza tra logos e mythos.
Letture di Gennaro Caliendo
Musiche di: Mario Simposio
La mostra, ospitata nelle sale site il primo piano, resterà allestita e visitabile fino al 6
ottobre.
Orari di apertura: dal lunedì al sabato dalle ore 17,00 alle ore 20,00; la domenica dalle ore
10,00 alle ore 12,30
Luogo: Palazzo Allocca, corso Garibaldi, n.14, Saviano (Na)
https://maps.app.goo.gl/HC33s3cFCSPjWHS7A
Per contatti: Carmine Ciccone 331.4360162
Il tema principale della ricerca artistica che sottende i lavori del progetto ‘Polisemìe-
Eternamente ruota la ruota dell’essere’ ruota intorno al concetto della metamorfosi, del
dinamismo e dell'evoluzione del significato di un simbolo e della trama sottile, spesso, ignota
che ne governa il processo.
Polisemìa, infatti, racconta la storia di una parola che nasce come rappresentazione di un
significato, come espressione di un quid, e poi, partendo da questa matrice concettuale, si
evolve per significare altro, anche e spesso con una funzione metaforica.
Questa essenza, con il suo corrispondente significante, nasce, quindi, con una certa staticità
e coerenza, che, poi, nel discendere nella dimensione trasformativa del temporale, si
contamina e diventa, dunque, polisemica, acquisendo nuovi significati, nuovi equilibri e
forme nuove, e trasformandosi, alfine, in altro da sé, pur senza lasciare ciò che è stato, ma
calandolo nell’oltre.
La geografia, il senso, il disegno dell’evento non sempre appare immediatamente intelligibile
al primo sguardo, ma spesso richiede un’indagine più sottile, che non sempre è percorribile e
decodificabile.
‘Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli
spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà’.
(Nietzsche)
L’invito è, dunque, ad un doppio sguardo, che, in entrambi i casi, si risolve in un inno alla
vita, in una continua danza tra logos e mythos.
Lo sguardo incantato della contemplazione estatica, come strumento poetico.
Lo sguardo scrutante, volto alla decodificazione del simbolo e della narrazione, come
strumento di liberazione ed evoluzione.

Breve nota biografica
Maria Gagliardi nasce a Capua, ove tutt’ora studia e lavora.
L’animo artistico la spinge ad una ricerca quasi frenetica del senso estetico della vita, che persegue fin
da giovanissima.
Fondamentali, per la sua formazione, sono stati gli anni giovanili vissuti nei pressi di Roma, ove si
dedicava quasi esclusivamente al proprio arricchimento animico e culturale.
La ribellione giovanile trovò sbocco in un impegno nel sociale e poi verso gli studi giuridici.
Dopo aver intrapreso con successo la carriera forense e professandola a tutt’oggi, il suo sguardo,
irrorato di rinnovato amore ed entusiasmo, si volge nuovamente all’arte e la ricerca artistica perseguita
dal 2010 a tutt’oggi, è divenuta sempre più appassionata e indirizzata.
Attualmente vi si dedica con vivacità e trasposto, ampliando la propria personale ricerca con nuovi
concetti e nuove sperimentazioni. I suoi lavori, come scrive di lei Antonello Tolve, possono essere
definiti ‘accordi, raccordi e sospensioni, frammenti di un canovaccio – di un teatro emotivo della mente – alimentato dagli
anni dai mesi dai giorni dalle ore: ricerche di un mondo riscritto e diastemi che invitano lo spettatore in una macchina del
tempo per trasportarlo nel momento in cui il tempo si ferma, nel momento in cui cade dalla sorgente del linguaggio
un’ultima parola o un ultimo suono, nel momento in cui lo sguardo si fa visione serena di qualcosa che spinge l’artista sul
bordo del vuoto, dove accende la riflessione e gioca con le vie del caso che sono infinite’.
La ricerca dell’artista, come continua Antonello Tolve, è ‘ascrivibile, sotto alcuni aspetti, nell’ambito della Poesia
Visiva, e più esattamente in un contenitore estetico che crea spiazzamenti e estraniamenti, il suo lavoro si divide a volte in
sensazioni sovrapposte, altre si concentra in un unico punto per lasciare spazio a un nome dimenticato, a un volto
sbiadito, a pagine isolate dal loro contesto originario, per disegnare una differente ricezione, per concepire una personale e
pulsionale filografia dall’unità discorsiva fantastica, data in primis dall’utilizzo del collage’, tecnica con la quale si
rapporta sempre diversamente, elaborando e sperimentando nuove soluzioni.
ia{}Antropia’ – Villa Fernandes, Portici (Na).

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