SOMMA VESUVIANA. Il concetto di modernità racchiude molti valori e diritti riconosciuti, quali la libertà, la giustizia sociale, il lavoro. Valori inestimabili e inalienabili per i quali i cittadini del mondo devono ancora continuare a lottare al fine della conquista globale di uno spazio sempre più ampio di tutele e di garanzie di tali diritti.
Viviamo in un mondo dove l’economia invade ogni cosa: è un unico pensiero che ha preso il sopravvento su tutto ciò che ci circonda, ora più che mai si è certi che i mezzi ragionieristici possano risolvere i problemi di tutte le popolazioni. Il nostro quotidiano è sovrastato dal totem del Dio Denaro, mentre Papa Francesco e molti illustri politici, pensatori dopo di lui, ci mettono in guardia dalla deriva che comporta questo grande flagello a cui l’uomo è sottoposto. Di fronte a tale pericolo il mondo sembra cieco e muto. I molteplici messaggi diretti che il nostro padre spirituale ha prodotto con encicliche, moniti e conversazioni con politici, con pensatori, con filosofi cercando di far capire che sono necessarie nuove strade per combattere la povertà, distribuire più equamente la ricchezza, attivare forme di solidarietà, giustizia e libertà a tutela dei diritti dei popoli, non hanno dato frutto poichè l’umanità intera è sorda.
Sembra proprio che di fronte a questa onnipotenza del danaro, a questo moloch senza regole, nessuno sappia reagire ed iniziare a proporre un mondo migliore. Si può ripartire da un capitalismo più sano, più giusto, ma soprattutto più umano con germi di unità e di amore contaminando il mondo intero in modo graduale, come ci indicava col suo pensiero Chiara Lubich (Fondatrice del Movimento dei Focolarini) ribaltando il paradigma economia finanziaria-disuguaglianza con economia sociale-ricchezza e diritti per tutti con semplici concetti evangelici suesposti. A tutt’oggi l’economista Jeremy Rifkin lo spiega brillantemente sostenendo che bisogna investire sul capitale umano, sulla sua risorsa per scongiurare l’avverarsi di nuove ingiustizie planetarie.
Germi di luce nella nostra comunità nacquero più di 25 anni fa per riempire quei vuoti interpersonali, quelle solitudini nascoste, quelle povertà non dichiarate dando voce a chi non riusciva a sganciarsi dal silenzio. Sembra ieri ed invece è trascorso un quarto di secolo! Eravamo in pochi ma iniziammo un percorso per tracciare un nuovo progetto di rinascita della nostra comunità. Credevamo in una crescita civile e democratica del territorio; ci muovevano grandi passioni di giustizia e impegno sociale che facevano crescere in noi il desiderio di canalizzare tutta la nostra forza interiore in un grande contenitore di uguaglianza in cui ognuno, pur restando nella propria diversità politica, religiosa, culturale e razziale, potesse esprimere in modo libero e chiaro se stesso ma con un unico orizzonte di unità e di amore per tutti i popoli della Terra.
Sembrava tutto cosi utopistico ma, allo stesso tempo, ci rendeva felici per la realizzazione di un sogno possibile. D’altronde, le utopie hanno fatto crescere l’umanità sotto ogni punto di vista! Nasceva, quasi senza accorgercene, “Giovani per un Mondo Unito”, costola del movimento dei Focolarini, che di per sè poteva essere etichettata come “la solita associazione religiosa”. Invece, riuscì a mettere insieme elementi di provenienze diverse e persino atei che erano entusiasti di restare a confrontarsi con noi, desiderosi di aprirci verso l’esterno, ad altre realtà, ad organizzazioni diverse che volevano cambiare il volto delle cose e la fisionomia del mondo.
Fu la forma spirituale che partorì il Palio, un germe di comunità, di mondo unito, con l’obiettivo di migliorarlo e di renderlo più accogliente. Ed ancora più giusto, più solidale, più libero, più civile, più unito, meno violento e pieno di amore possibile. Non pretendevamo di essere i depositari della verità ma di contribuire, insieme ad altri, a rendere il mondo più felice e degno di essere solcato. Il messaggio e la sfida profonda furono quelli di lasciare alle nuove generazioni un esempio vivo, un pezzo di mondo unito, un ideale che si fa storia. Oserei dire una potenza di fuoco ideale che rivoluziona e stravolge, ancora oggi, la prospettiva delle cose per il giardino del cambiamento.
Mettemmo in campo una manifestazione quanto mai appropriata come il Palio, che raccoglie in sè tutto il senso del pensiero del mondo unito affondando le sue radici nel passato di ideali nobili attraverso il gioco, strumento che mette insieme rioni e contrade e semina il germoglio della pace, dell’unità e dell’amore. Il Palio era ed è l’esempio più felice che la nostra generazione potesse lasciare ai giovani della nostra città, al futuro stesso del mondo intero. E’ l’ideale della mia esperienza di vita, della mia storia personale, come la storia di tanti, nonché delle mie successive scelte politiche. Il Palio è una storia che è cresciuta, che ha un senso: dietro i temi di ogni anno si concretizzano la passione e l’impegno di tanti giovani che vogliono costruire una nuova comunità e coltivare, mediante l’educazione e la conoscenza della società e della cultura, l’idea di trasformare il mondo in una realtà positiva.
Il Palio è un germe che cospargerà il nostro avvenire di fertili terreni su cui seminare il fiore della rinascita di una vita nuova: tutti noi abbiamo coltivato la speranza e il sogno che le cose possono cambiare se solo noi riusciamo a cambiarle! Una vita nuova fatta di piccole luci e di immensi arcobaleni di colori in un dialogo universale di cui il Palio è fulgido esempio di idealità.
GIANNI PICCOLO
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