Piazzolla di Nola. Un funerale composto. Sui volti la rabbia ma anche tanto dolore ed incredulità. In centinaia a dare l’ultimo saluto al giovane Giuseppe Pizza, tra le lacrime e la sofferenza dei familiari, degli amici e soprattutto di quanti tra la disperazione si preparano a recuperare lentamente una vita che non sarà più quella di prima. “Goccia dopo goccia, il tuo sguardo, al tua serenità e la tua pace riempiranno il nostro mare ora cosi vuoto” questo il canto che apre la celebrazione funebre nella Parrocchia Immacolata a Piazzolla di Nola. Da via Costantinopoli, dove il giovane 28enne abitava, parte un lungo corteo. Ai lati del carro funebre i suoi amici che lo accolgono su di un tappeto fatto di rose e gigli bianchi. A spalla, il feretro avvolto in una bara bianca, viene portato dai suoi migliori amici e i suoi cugini. Il tragitto sino alla chiesa è breve, ma il tempo sembra essersi fermato. Lungo tutto il percorso i manifesti con il suo nome inciso corrono veloci e ad ogni sguardo dei genitori una lacrima. Nessun urlo, solo bracca consorte, sguardi in basso e persino la natura sembra essersi fermata. A scortare il carro funebre le pattuglie della municipale. A passo lento, quasi a non voler lasciare andar via il giovane Giuseppe il corteo arriva nella parrocchia. Un fiume di persone in silenzio lo abbracciano e via alla cerimonia. Le note della chitarra di Suor Adelaide si fanno più forti quando la bara entra in chiesa e lo strazio riparte. Da un lato le cugine di Giuseppe e i suoi migliori amici. Sul fronte opposto, in prima fila la mamma Paola, il papà Giovanni, le sorelle Pina, Teresa e Matilde. Qualche banco più dietro la nonna Teresa e i nipotini Biagio e Marica. Tutto sembra cosi irreale. Il sacerdote, Don Salvatore Luminelli, da il via alla messa condannando in prima battuta la violenza e l’atto crudo che ha visto vittima il giovane Giuseppe. Poi all’omelia con tono tremante ma deciso riprende “Il dolore per la perdita di questo figlio . commenta Don Salvatore – tanto amato sarà più forte nei prossimi giorni. E’ senza dubbio inaccettabile e condanniamo la violenza contro l’essere umano perchè nessuno può arrogarsi la decisione di sopprimere la vita di un altro. Nessuno può decidere e consegnare la morte ad un altro uomo”. Si ferma qualche istante e rivolgendosi a mamma Paola e papà Giovanni dice”Però dobbiamo pensare anche alla parola perdono come fece Gesù sulla croce – conclude Don Salvatore – nei prossimi giorni il dolore e l’esasperazione sarà più forte ma voi dovete farvi forza e tutti i vostri amici e parenti dovranno stringervi e sostenervi”. Gli sguardi dei presenti sono silenziosi, attoniti, forse perché troppo sconvolti per commentare. Eppure c’è chi borbotta “che fine poverino, non se lo meritava, come si può morire cosi”. La messa sta per concludersi, ma le cugine di Giuseppe non vogliono lasciarlo andar via cosi e con le lacrime agli occhi decidono comunque di salire sul pulpito e ricordare il loro Giuseppe. Sono parole singhiozzate, in lacrime, miste a rancore e dolore, sofferenti si fanno forza e vicenda e a stento riescono a proseguire nella lettura. Di lui ricordano il suo sorriso, la sua voglia di vivere e spaccare il mondo, divertirsi stando in mezzo agli amici ma anche i sani valori del rispetto della famiglia. L’ultimo canto accompagna Giuseppe fuori per l’ultima volta nella sua cittadina. Il carro funebre lo ospita nel viaggio che lo condurrà al Cimitero di Pozzo Ceravolo, dove la sua salma verrà seppellita. Nel frattempo la chiesa si svuota, i parenti ed amici si avviano a scortarlo verso il cimitero, ma dal cielo, dopo una piccola pioggia, un segnale sembra ridonare un pizzico di speranza: si fa spazio infatti dalle nuvole un arcobaleno. Che non sia questo un segno dal paradiso? Ma qualcuno commenta “troverà pace dopo che i colpevoli marciranno in galera”.
Giovanna Salvati
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