Somma Vesuviana. Una nuova vita, un nuovo amore per l’assassino di Melania Rea, la giovane mamma di Somma Vesuviana uccisa dal marito Salvatore Parolisi con 35 coltellate il 18 aprile 2011.
Dalle indagini emerse che Parolisi, allora nell’esercito, aveva una relazione clandestina con una allieva 25enne della sua caserma. Dal carcere, Parolisi (che oggi ha 42 anni) si è più volte dichiarato innocente. In primo grado fu condannato all’ergastolo. In secondo grado la pena scese a 30 anni. In definitiva, la condanna fu ridotta a 20 anni nel maggio 2015 dai giudici d’appello di Perugia, che esclusero l’aggravante della crudeltà. L’Esercito degradò ed espulse Parolisi e all’ex militare tolsero anche la potestà genitoriale, così la piccola Vittoria andò ai nonni materni, che vivono con lei nel paese natio della povera Melania, Somma Vesuviana.
Oggi il settimanale Giallo, racconta che Salvatore Parolisi in questi anni ha tenuto una buona condotta in carcere, dimostrandosi un detenuto modello. Questo gli ha permesso di ottenere un lavoro da centralinista nel penitenziario di Bollate e dei permessi premio. Può lasciare il carcere per periodi che vanno da un’ora a 15 giorni, per massimo 45 giorni all’anno, per ragioni di studio e di lavoro. Parolisi in questi anni si è inoltre iscritto in giurisprudenza all’università. Infine, rivela il settimanale, da 3 anni avrebbe una relazione con una donna che gli fa regolarmente visita.
“Ricordate le lacrime di Salvatore Parolisi?”, scrive dalla sua Pagina il giornalista del settimanale Giallo Gian Pietro Fiore, “Da tempo quei lacrimoni non solcano più il suo volto che, forse troppo in fretta, si è buttato alle spalle il passato. Condannato a soli venti anni per l’omicidio della moglie, Salvatore già guarda avanti. Da diverso tempo, infatti, va a fargli visita una donna, dell’Est Europa, alta, bionda e molto appariscente che con cadenza regolare entra nel carcere di Bollate e trascorre con il detenuto alcune ore. Quella donna, come ho scritto sul settimanale Giallo, ha conosciuto Parolisi attraverso uno scambio di lettere. Poi i due da circa tre anni, hanno iniziato a vedersi. Sempre con più frequenza. Direte: ma cosa c’è di male? Beh, nulla se Salvatore Parolisi non avesse ucciso con 35 coltellate sua moglie Melania, dinanzi gli occhi della loro figlioletta di appena diciotto mesi. Quindi starete ancora a chiedervi: e allora un assassino non può rifarsi una vita? Sicuramente sì, rispondo. Ma non prima di aver mostrato un sincero pentimento per quello che ha fatto. Parolisi non ha mai chiesto scusa alla famiglia di Melania. Soprattutto non ha mai chiesto scusa a sua figlia Vittoria per averla resa, di fatto, orfana e averla condannata all’infelicità. Non ha mai chiesto scusa a nessuno per l’orrore che ha commesso e per le bugie che ha raccontato. Melania è stata massacrata il 18 aprile del 2011. Salvatore, come hanno scritto in giudici, non sapeva più come affrontare la sua ambigua vita sentimentale: da una parte Melania e la figlia, dall’altra Ludovica, l’amante, la quale aveva già fissato l’appuntamento per presentargli i genitori. Parolisi ha finto di piangere quando si presentava in tv a sbraitare la sua innocenza. Oggi non inganna più nessuno, almeno si spera. Intanto metà della pena l’ha quasi scontata e già ha diritto ad uscire dal carcere 45 giorni all’anno. Se non fosse stato per l’emergenza sanitaria, Salvatore era già fuori, a giorni alterni, dal penitenziario. Libero e spensierato di rifarsi una vita, dimenticando troppo in fretta di averla tolta a Melania e di averla rovinata per sempre alla figlia Vittoria”.
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