sabato 21 Settembre 2024
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Ottaviano. Stemma ufficiale del Comune: quercia o castagno?

Ottaviano. Cicerone insegnava “Alterius non sit qui suus esse potest” ovvero “non appartenga a un altro chi può appartenere a se stesso” e l’identità di ogni essere umano, la curiosità di scoprirla e comprenderla, il suo attaccamento alle radici e alla sua storia, la scoperta delle tradizioni come la conservazione per le stesse, lasciandosi affascinare dalla cultura e cullarsi dall’imparare, appartengono ai cittadini di ogni patria, un po’ come dire a mio avviso “sono di Ottaviano e me ne vanto”. Ebbene, se quella curiosità può appartenere a qualcuno per portar lustro, per far si che si possa sbandierare un altro tassello importante di uno spaccato cittadino teso alla rivalutazione, e si possa contribuire ad elencare ancora una volta un requisito positivo di un territorio, un’ occasione per imparare qualcosa, allora ne vale davvero la pena riflettere insieme. Mi chiedo: da dove nasce uno stemma? Per quale motivo si sceglie un simbolo piuttosto che un altro a rappresentare la propria città?Ottaviano vanta storia in ogni angolo del paese, si disseta da fonti inestimabili di storici locali, e delizia gli occhi tra un Castello Mediceo, masserie e perché no, angoli di quartieri storici, che se rispettati e rivalutati nel giusto modo, potrebbero davvero rappresentare anche il ripristino di uno sviluppo economico. Ma questa è tutt’altra storia. Storia di cultura e passione per la propria terra. Viceversa, è questione di iter storici, sulla scelta di stemma ed assodato che Ottaviano ne ha da vendere, questa è la domanda che mi sono posta questa mattina, da cittadina, uscendo dalla Chiesa di San Michele dopo il rituale religioso. Avvicinandomi all’acquasantiera ho infatti posato lo sguardo sul simbolo che essa sfoggiava e la mia, critica e giovane curiosità ,ha notato qualcosa di diverso: l’immagine sporgente, sfoggiata nella parte superiore del bassorilievo dell’acquasantiera, aveva qualcosa di non nuovo. L’oggetto disegnato infatti non era, o forse non sembrava, il castagno, albero simbolo del nostro comune. Scrutando con attenzione ho notato che la forma di quell’albero era simile ad una quercia. Certo, qualcuno potrebbe commentare “la differenza è poca”. Effettivamente come darvi torto, ma un albero stilizzato che sia, non cambia completamente la propria natura. E allora mi sono ricordata che quell’immagine l’avevo già vista da qualche parte: a confermare la mia memoria storica sono state le pagine del testo di don Luigi Saviano “Storia di Ottaviano”, è la sua penna a marchiare quell’emblema, della quercia come stemma ufficiale del comune. Basta spulciare infatti tra i documenti risalente al 1869 per vedere in calce la raffigurazione della quercia come stemma, in alto, al centro di ogni documento. Dopo qualche anno, la quercia viene stilizzata, rinchiusa in un anello e l’allungamento fa si che quello stemma che oggi vediamo riportato su una semplice carta intesta sembra essere un castagno e non una quercia com’era in origine. Insomma, che la quercia sia lo stemma ufficiale del comune di Ottaviano è storia, meglio conosciuto come “quercus ilex” appartenente alla famiglia del Leccio, (intorno alla chiesa di San Michele peraltro ve ne sono anche alcuni) e che quello che noi oggi chiamiamo volgarmente “logo” del Comune di Ottaviano sia quercia anche se non sembra: o è realmente una quercia imitata senza dettagli grafici, o è un castagno confuso con una quercia.Di fatto sul sito istituzionale si specifica che “Uno scudo sormontato da un elmo piumato con al centro una quercia su fondo azzurro, ornato alla base da un drappo rosso-blu con la scritta “Universitas Octajani”. Dal Vangelo Secondo Matteo si legge “La bocca parla per l’abbondanza del cuore” e forse proprio perché si ama questa terra, i suoi pro e contro, a volte interrogarsi per toccare conoscenze nuove può rappresentare un valido contributo per tutti, d’altronde solo “chi si crede saggio, teme”.

Di seguito riportiamo lo stemma del Castello Mediceo nell’ingresso, e simboli araldi del Comune di Ottaviano

Giovanna Salvati

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