Ottaviano. Un consiglio comunale più ch infuocato, dove tra una maggioranza scalpitante e un opposizione sul piede di guerra in più punti l’unico ad uscirne colpito è stato il primo cittadino Mario Iervolino. Nulla di nuovo su alcuni dei punti all’ordine del giorno, ma sulle interpellanze e le interrogazioni dei membri della minoranza tanti gli interrogativi su cui il fumo continua a non rendere chiare alcune delibere e con esse le risposte fornite e che non sembrano aver soddisfatto per niente la minoranza. Ma a rappresentare il vero e proprio colpo di scena dell’intera assise è stata la notizia dell’archiviazione del procedimento penale che aveva visto il consigliere di minoranza Enzo Caldarelli, querelato dal primo cittadino, per aver offeso e diffamato lo stesso sindaco nel suo discorso fatto nel consiglio comunale del 17 novembre dello scorso anno avente per oggetto le linee programmatiche di mandato. Un colpò di scena che non andò molto a genio ai politici dell’intero consigli. Ma detto fatto. Il sindaco querelò Caldarelli e solo tre giorni fa la sentenza: il reato non sussiste. “Nel capo di imputazione formulato nell’invito a presentarsi si legge che io nel mio discorso politico avrei offeso la reputazione e la carriera politica del sindaco mediante pronuncia della frase – racconta Caldarelli – “il sindaco ha altro a cui pensare deve fare politica distribuendo incarichi e parcelle a parenti ed amici e magari coccolando qualche struttura che rientra nelle sue grazie” la frase riportata dal capo di imputazione è stata estrapolata da un contesto molto più ampio teso ad evidenziare con coraggio e spiccato senso del dovere alcune irregolarità rivelate nel corso della lunga amministrazione Iervolino”. Un’ accusa come le tante che piovono puntualmente durante scenari pubblici politici, ma che mai avrebbero visto un sindaco querelare. “Io ti querelo per quello che hai appena detto – comunicò il sindaco Iervolino in quel consiglio con voce dura- e se il magistrato dimostrerà che ciò che dici è vero mi dimetterò subito” . E ieri sera Caldarelli, con prove alla mano ha chiesto “devi dimetterti per tener fede a quanto promesso”. “Ho dimostrato con prove documentali che sono stati realmente conferiti incarichi a parenti ed amici del sindaco e gli atti processuali parlano chiaro – spiega Caldarelli – alla luce di tutto ciò il pm Ida Teresi letti gli atti del procedimento penale ha ritenuto invalido il reato perché quello che viene querelato dal sindaco non è altro che un diritto di espressione del pensiero di critica politica in ordine all’operato degli amministratori pubblici contenute nel limite della giurisprudenza per l’esercizio di tale diritto. Ora caro sindaco ti invito a mantenere fede alle parole riferite nel consiglio comunale e dimetterti”. Un accusa, consueta, che vede nuovamente finire nella trappola delle polemiche un’amministrazione sempre per la mania parentopoli, ma che il sindaco ancora una volta smentisce “ti invito a fornirmi i nominativi altrimenti ti querelo nuovamente”. Ma Caldarelli non teme e con un lungo elenco di nominativi continua a contrastare il tricolore e con tono tranquillo risponde “non mantiene fede alla promessa, deve dimettersi, agli atti processuali sono allegati i nominativi dei parenti del sindaco che hanno avuto incarichi negli anni di amministrazione targata Iervolino”. Insomma carta canta ma ora chi querelerà chi?
Giovanna Salvati
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