Il Premier Berlusconi decide di sciogliere definitivamente il Pdl. Ad Ottaviano, invece, il partito risorge e si nomina il commissario cittadino. Una bella contraddizione. Ma non finisce qui. E’ lo stesso Cavaliere che, a cena con Putin, spiega che lo scioglimento sarà poi il presupposto per una ricostituzione di un partito nuovo . Ma sempre ad Ottaviano invece durante altre cene, forse meno presidenziali, si fa a gara per la paternità dello stesso simbolo. Di qui poi anche le motivazioni di Berlusconi che non risparmia schiaffi ai vecchi nomi e promuove l’obbligo del rinnovamento completo. E va bene così. Ad Ottaviano però, sempre in quelle cene, il Pdl risorge ma sotto lo stesso segno: con nomi riciclati, leader che fanno a gara per le leadership nascondendosi dietro “non dobbiamo essere ambiziosi, dobbiamo lavorare tutti insieme, sullo stesso piano”. Però poi, il via vai continuo dalle segreterie regionali ripropone una scena già vista, vissuta e sporcata: la lotta per il simbolo del Pdl. Insomma come dire: ci risiamo, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E’ questo lo scenario che fa da cornice ad una millantata prossima campagna elettorale in città. Eppure come fa a risorgere un partito che rappresenta la pietra tombale di un’esperienza che persino il suo massimo esponente, quale Berlusconi, ora ha deciso di seppellire? Qualcosa quindi non quadra. Certa è la nota che il 20 settembre è stata firmata, protocollata e notificata al prescelto. Da oggi il partito del Popolo delle Libertà ad Ottaviano ha un suo commissario, un suo coordinatore, insomma, finalmente ha un rappresentante. Si chiama Federico Alvino. Nome senza dubbio di qualità, con un curriculum vitae e studiorum di tutto rispetto. Ma che non risulta comunque nemmeno nuovo al mondo politico, anzi. Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Parthenope è peraltro consigliere comunale al comune di Napoli, eletto con l’Udc ma che lo scorso febbraio approdò nelle fila del Pdl. A lui il compito di far risorgere il partito, che da sempre rappresenta il reale pomo della discordia nella città ottavianese, ma come se i nomi che sembrano ruotare intorno puzzano ancora di vecchio? E soprattutto con quali premesse se le linee nazionali parlano di ritiro del simbolo? Ancora una volta la politica ottavianese appare come quella matassa difficile da sbrogliare. Ma tutto per ora è fermo al palo. O meglio all’ascensore. Si quello del palazzo governativo napoletano, dove già in tre si sono presentati chiedendo il simbolo. Per ora nessuno sembra averlo “portato a casa”. In attesa di conoscere le reali intenzioni del commissario cittadino Alvino e delle sorti politiche locali, ovviamente di aspetta il D-day nazionale, fissato per i primi di dicembre, probabilmente il 2, in coincidenza con le primarie del Pd. L’esito delle consultazioni tra i democratici, assieme alla nuova legge elettorale, rappresentano infatti due variabili determinanti per definire il progetto, anche per la destra. Ma proprio queste incertezze sull’imminente futuro sta mandando ai pazzi molti big pidiellini locali, che però nel frattempo si organizzano. Come dire: siamo due mondi a parte, in piena autonomia snobbando le linee nazionali. Un progetto che però, almeno per ora vede lontano il battesimo del nuovo gotha del Pdl. Il timore di rimanere con il cerino in mano nel frattempo è fortissimo. Soprattutto tra coloro che a torto o a ragione non vogliono finire tra i «rottamati», ma che non ne vogliono sapere di trovare un nome nuovo e presentabile. Per la serie: cominciamo bene!
Giovanna Salvati

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