TORRE ANNUNZIATA. Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Giovanni Taranto, presidente dell’Osservatorio permanente per la Legalità.
Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, scriveva Bertolt Brecht nella sua “Vita di Galileo”. Ed è una massima che rimbomba più che mai nella mente di tutti noi in giornate come questa, nelle quali il nostro pensiero va a chi, purtroppo, ha visto la propria missione di giustizia e legalità stroncata dalle mani assassine della mafia.
Non avevano certo l’intenzione di essere o atteggiarsi ad eroi, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Volevano essere semplici artigiani della legalità, costruendo con le proprie mani, giorno per giorno, una Italia migliore, partendo dalle cose affidate alla loro professionalità e alla loro coscienza. A trasformarli in eroi è stata una mutazione perversa che nessuno avrebbe mai voluto, e che non avrebbe dovuto essere necessaria in un Paese dove legalità e giustizia fossero davvero stati il terreno di coltura di una società sana e che non solo a parole si nutriva di concetti come “giusto” e “legale”.
E se oggi Giovanni, Francesca, Vito, Rocco, Antonio, e tanti altri, come Paolo Borsellino, da quello di eroi sono assurti all’indesiderato ruolo di martiri per la libertà e la giustizia,
se ancora oggi, nel ricordare la strage di Capaci a ventotto anni dal giorno in cui siamo diventati il Paese che ha permesso quell’eccidio, dobbiamo dirci che troppo poco è cambiato, se ancora oggi dobbiamo guardarci allo specchio della realtà e dirci che le mafie non sono state affatto sconfitte, e neppure confinate abbastanza da poterci far guardare negli occhi l’esempio di Falcone senza dover provare vergogna, allora sì: dobbiamo dirci che ancora non abbiamo fatto abbastanza per toglierci il marchio di terra sventurata.
E che è il momento di passare dalle parole ai fatti, dalle dichiarazioni di intenti alla concretizzazione degli stessi, dalla titubanza alla decisione, dall’ignavia alla scelta precisa di campo. Nella Giornata della Legalità 2020, dobbiamo dirci con forza che non vogliamo mai più avere bisogno di eroi. E che, paradossalmente, non vorremmo neppure aver bisogno di avere una giornata della legalità. Perché la legalità dovremmo celebrarla ogni giorno, e non con parole vuote di circostanza o cerimonie di ricordo che plachino momentaneamente le nostre coscienze: ma con atti concreti, e condotta di vita coerente con i nostri ruoli.
Ebbene sì: è il forse troppo trito e ritrito “ognuno faccia la sua parte”, che tante volte abbiamo sentito finché è diventato muto per le nostre orecchie, e non lo ascoltiamo più. Passa quasi senza più effetto, “trasparente” per le nostre menti. Eppure è aria per la nostra esistenza. A ogni respiro, ogni giorno, non ci fermiamo a pensare che è l’ossigeno che non vediamo a tenerci vivi. E allo stesso modo abbiamo dimenticato che quell’ “ognuno faccia la sua parte” è il solo soffio che può sostenere davvero la vita di una società sana, giusta, legittima. A nessuno viene chiesto di compiere da solo atti o sforzi titanici e risolutivi. A ognuno soltanto di vivere, ogni giorno, senza doversi rimproverare, la sera, di aver fatto male o poco quel che avrebbe dovuto. A ciascuno di noi si chiede di scegliere, al mattino, da quale lato del letto alzarsi. Su quale lato poggiare i piedi: se sul terreno della legalità, o su quello che la rifiuta. A quale muro dare le spalle: rifuggendo da compromessi con l’ingiustizia e l’illegalità, o preferendo voltare la schiena ai propri doveri e alla giustizia.
E ricordiamoci sempre che l’ignavia, in questi casi, non è più soltanto un vizio capitale, ma diventa un peccato mortale: chi non si schiera con decisione, chi non agisce per il bene, chi vegeta indolente senza opporsi all’ingiustizia e all’illegalità assolvendosi con un comodo “…e che potrò mai fare io?”, è compartecipe della colpa di lasciar assassinare la libertà e la giustizia dall’Antistato. Ventotto anni fa il boato di Capaci.
Oggi serve una esplosione di giustizia che proietti ovunque i segni di legalità espressi da ognuno di noi. Ognuno di noi può e deve accendere la miccia della volontà di riscatto.
Per onorare davvero gli involontari martiri morti per difendere il nostro diritto alla legalità, non basta e non serve piangerli: occorre rendere loro giustizia proseguendo la loro opera. Ognuno per la propria parte. Anche la più piccola.
Nella Giornata della Legalità 2020, se davvero vogliamo onorare la memoria di Falcone e degli altri, e se vogliamo passare dalle parole ai fatti, diamoci un compito e facciamoci un dono.
Regaliamoci un anno di tempo per poter attuare ALMENO un gesto concreto di legalità. Prendiamoci 365 giorni per poter fare, davvero, qualcosa che testimoni materialmente il nostro impegno per il cambiamento. Qualsiasi cosa: dall’aderire ad un gruppo di volontariato; al partecipare alle attività di una associazione per la legalità; all’evidenziare nelle sedi opportune un disservizio o una illegalità; al manifestare apertamente la nostra scelta di campo, in ogni modo lo riteniamo opportuno; al rifiutare compromessi, a dire “no” al silenzio di fronte a quanto non va.
Mille sono e sarebbero i modi.
Non diamoci alibi.
Trecentosessantacinque giorni per fare, davvero, anche un solo gesto che resti e dia frutti. Che pianti il seme di un piccolo progresso comune. Affinché, fra un anno, in questo giorno, ognuno di noi possa dire: “Io HO FATTO questo per il cambiamento”. Sarebbe una immensa rivoluzione.
In questi ultimi mesi abbiamo saputo contrastare con determinazione, coraggio ed efficacia una pandemia devastante ed epocale. Lo abbiamo fatto con successo, anche a costo di enormi sacrifici, perché ognuno di noi ha compreso, temuto e deciso di combattere un male potenzialmente mortale che avrebbe potuto colpire chiunque, in qualsiasi momento, senza guardare in faccia a nessuno, entrando subdolo e pervasivo in ogni casa, e togliendoci il bene prezioso della salute, strappandoci i nostri cari e devastando le nostre vite.
Lo abbiamo fatto, e lo stiamo facendo, col Covid19, e ancora giriamo con le mascherine.
Possiamo farlo anche con altro.
Togliamoci la maschera dell’indifferenza, e scegliamo di contrastare con determinazione, il morbo devastante dell’illegalità e dell’Antistato. Ognuno di noi deve comprendere e temere questo male potenzialmente mortale per la nostra società e noi stessi in prima persona, che può colpire chiunque, in qualsiasi momento, senza guardare in faccia a nessuno, entrando subdolo e pervasivo in ogni casa, e togliendoci il bene prezioso della giustizia e della legalità, ma anche strappandoci i nostri cari, i nostri diritti e devastando le nostre vite.
Ci sono delle lotte che non si possono evitare.
Se di fronte al Covid19 avessimo fatto finta di nulla e ignorato il problema sperando semplicemente che non colpisse noi o i nostri cari, e confidando solo nell’opera di pochi “eroi”, avremmo ora milioni di morti. E un Paese irreparabilmente devastato.
Non commettiamo questo errore col morbo ben più pericoloso e mortale delle Mafie e dell’illecito.
Il vaccino contro l’Antistato sta negli anticorpi della nostra volontà di affermare i principi della legalità, della giustizia, del diritto.
La cura, che tutti tanto invochiamo, è già dentro di noi.
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