di Gabriella Bellini e Patrizia Panico
SAVIANO. Mentre imboccavano la stradina dove sarebbero stati uccisi Domenico Liguori e Francesco Tafuro capirono che qualcosa non andava ed allertarono un amico. Lo stesso amico che di lì a pochi minuti avrebbe trovato i corpi ormai senza vita in via Olivella a Saviano.
Quella sera Liguori e Tafuro erano particolarmente agitati, erano giorni che il loro nervosismo era evidente, amici e familiari se n’erano accorti. Avevano preferito però non dire cosa li angosciasse tanto. Ma quell’angoscia era dovuta al fatto che Eugenio D’Atri (arrestato con Domenico Altieri e Nicola Zucaro per il duplice omicidio) aveva perso delle scommesse di migliaia di euro e l’agenzia che i due giovani imprenditori gestivano a Somma Vesuviana aveva a causa sua uno “scoperto” di 25mila euro. Gli era stato paventato anche il licenziamento, erano però sicuri di poter risolvere la questione e quella notte maledetta avevano preso appuntamento con Domenico Altieri, lui li accompagnò sul luogo di quello che poi hanno accertato i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna (con il loro mirabile e rapido lavoro di inchiesta) era un agguato premeditato. Altieri incontrò Liguori e Tafuro fuori ad un pub di Piazzolla di Nola, era in sella ad un ciclomotore e invitò i due a seguirlo, dovevano andare da D’Atri per farsi dare quanto gli spettava e risolvere i guai contabili della società. Ed invece Altieri li portò nella stradina di campagna di Saviano dove D’Atri con Nicola Zucaro li attendevano a bordo di una vettura. Appena il tempo di affiancarli e partirono i colpi di pistola Tutti veloci, tutti in successione, nessuna pietà per quei due ragazzi loro coetanei che non avevano nessuna colpa, se non quella di voler conservare il loro lavoro.
Prima che questo accadesse però Tafuro aveva telefonato più volte ad un amico imprenditore che ha un’attività nella zona e gli aveva riferito di aver visto un’auto sospetta davanti alla sua fabbrica. L’amico si reca sul posto, fece avanti e indietro sulla strada principale, ma davanti alla sua azienda non c’è niente di strano. Ad un certo punto nota, in una traversa buia, un’auto e contatta altri amici, insieme a questi si reca nella stradina, vede la Fiat Punto grigia di Tafuro e fa la macabra scoperta. Chissà cosa sarebbe accaduto se fosse arrivato qualche minuto prima, chissà se la furia assassina dei killer non si sarebbe abbattuto anche su di lui.
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