sabato 16 Novembre 2024

Nola non basta!

Nola che batte le mani solo il mese di Giugno, come se questo bastasse per tutto il resto dell’ anno. Nola vecchia, ferma ai cartelli con le scritte “lavori in corso”. Un corso infinito che si perde nell’abbandono di case spoglie di mura. Nola lontana dalla parola: innovazione.

Una foto in bianco e nero che raffigura in un copia e incolla le foto di oggi, quelle a colori. Un fosso nella strada che diventa ogni giorno più profondo, che nessuno passa a tappare lasciando nel vuoto una città che fa fatica a tenere il passo al progresso.

Nola illusa. A combattere l’idea di poter far qualcosa per i propri giovani, costretti ad andare via per realizzarsi, costruirsi un futuro lontano da quei buchi segnati nell’ asfalto come ferite che tutti fingono di non vedere.

Nola economicamente potente, una potenza in cui purtroppo troppo spesso, ci lavorano gli altri. Nolani senza uno stipendio, appesi all’arte dell’arrangiarsi o mascherati dietro un volto a nero. Il cartello NOLA nella stazione. Come un film West, con la sola differenza che fuori ad aspettarti non ci sono cavalli e carrozze, ma auto moderne.

I bus sono solo mezzi enormi, di cui qualcuno ha sentito parlare o ha visto in tv. Nola come in un videogame: parti da un punto, segui le frecce e magicamente dopo trenta minuti ti ritrovi dal punto dove eri partito. Alla prima pioggia, sul cruscotto la scritta “Game over, prega che domani ritorni il sole!”

Nola come la grande mela: un 11 Settembre che ha cambiato la storia ma di cui nessuno se ne ricorda. Chi ha perso la vita e non solo quello. Eroi che si ritrovano sotto le proprie statue, scarabocchi di vernici a spruzzi.

Nola malata nelle stanze di un ospedale che tiene a galla le persone con la sola forza della disperazione. Soldi utili bruciati. Gente che ha bisogno di cure e si sente sola a combattere per la propria salute. Non solo un diritto ma soprattutto una ragione di vita. Nola negli occhi dei disabili. Di certo meno disabili del proprio paese. Occhi pieni di sogni e voglia di fare. Sogni che si perdono nel silenzio.

Nell’immaginazione, perché nella realtà quasi nessuno tende la mano a chi sorride per poco. Quel poco che basterebbe a cambiargli il senso di un’ intera giornata. Nola che quindi nel proprio alfabeto salta le “H”.

Nola nei volti dei cani randagi ma non per scelta. Che si riuniscono per farsi compagnia e per sentirsi meno soli. Perché un cane abbandonato al proprio destino non arriverà mai lontano.

Nola che batte le mani solo il mese di giugno. Chi giura amore per i propri Santi e li tradisce nel giorno più importante, scegliendo botte e paura a musica e colori. Un sistema dove si sprecano montagne di soldi e per i restanti 11 mesi, i cittadini si svegliano in montagne di spazzatura.

È questo quello che davvero i Santi avevano immaginato per il proprio paese? È questo quello per cui gli Eroi hanno dato la vita e lottato guerre fino allo stremo? Basta davvero la sola sigla “UNESCO” a cambiare quello che nei secoli Nola ha accantonato, accontentandosi dei contorni di un paese con un progetto disegnato, su un foglio ormai ingiallito?

Io credo non basti. Credo che “la festa dei gigli” sia un patrimonio ma non una priorità. O che almeno questo patrimonio debba essere gestito per migliorarsi e non per fotografare una cartolina in cui cambierà la data, il vestito ma non il soggetto. E sarà sempre così fin quando Nola batterà le mani e alzerà la voce, solo il mese di giugno. Ahi me … forse questo, non basterà mai per tutto il resto dell’ anno!

Da chi ha lasciato Nola, non per scelta ma perché nel mio paese, le mie ambizioni da persona comune, erano sogni irrealizzabili.

Di Germano Arianna

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