di Giuseppe Parente
Chi è il comunista preferito dal leader della destra Usa Kissinger? Chi è l’unico politico attivo dalla monarchia alla fine della seconda Repubblica? Giorgio Napolitano, l’attuale presidente della Repubblica, uomo di cui in Italia, non si può parlare.
Infatti, nel corso degli anni, sono state innumerevoli le interruzioni ed i casi di censura a cui abbiamo assistito ogni volta che qualche esponente dell’opposizione al sistema, alla Camera dei Deputati o al Senato della Repubblica abbia solo osato fare il suo nome.
Il giornalista Ugo Maria Tassinari, esperto di nuove e vecchie destre, ha deciso di scrivere un libro intitolato Napolitano, il capo della banda, edito dalla casa editrice Si, dimostrando ancora una volta grande coraggio.
Indovinata è la scelta del titolo. Il Capo della banda non è l’amministratore delegato della società di telecomunicazioni che avrebbe dovuto investire sulla banda larga, settore in cui l’Italia occupa posizioni non da paese civile e progredito,ma è invece il massimo rappresentante di una banda di politici molto eterogenea: la banda delle larghe intese .
Una “cricca” ritenuta da molti necessaria ad una stabilità, utile e sufficiente per far risollevare il paese dalla crisi, ma per Tassinari funzionale a farci piegare la testa dinanzi all’ordine globale che calpesta gli ultimi, distrugge quel poco che resta dello stato sociale, trasforma la sinistra in riformismo liquido, la destra in complice e soprattutto impedisce ai cittadini di votare.
Giorgio Napolitano, secondo l’autore, rappresenta il grande tutor di governi non democraticamente eletti dal corpo elettorale, Monti, Letta ed infine Renzi, e si presta benissimo ad incarnare questa missione di paludosa conservazione
L’autore trovò l’ex capo dei miglioristi del Pci antipatico ed algido fin dal primo incontro, avvenuto il 22 settembre del 1973,nella sezione comunista di Chiaia, sita al viale Elena.
Una antipatia che con il tempo si è rafforzata e solidificata. Oggi Napolitano,forte dei suoi 88 anni, è l’immagine “mummificata” di un potere che Tassinari si ostina a combattere con la stessa cocciutaggine rivoluzionaria che caratterizzò il suo giovanile impegno politico nelle file dell’estrema sinistra.
L’autore, nel pieno rispetto della sua militanza politica, non ha apprezzato il Napolitano comunista senza Marx, non ha apprezzato il Napolitano politico e non apprezza il Napolitano presidente.
Un presidente della Repubblica che si spinge sempre al limite delle competenze assegnategli dalla Costituzione,fautore del dialogo e dei toni grigi. Per quanto riguarda la sua rielezione,Napolitano avrebbe dovuto tenersi equidistante dai partiti, ma cosi non è stato.
L’autore, dunque ipotizza che le larghe intese erano già una soluzione a portata di mano, ma serviva una bella narrazione retorica sul “sacrificio della riconferma” per dare forza ad una soluzione che contraddiceva i desiderata del corpo elettorale italiano.
Davvero interessanti sono i due capitoli dedicati agli apparenti avversari di sempre di Giorgio Napolitano, Berlusconi e Prodi,in cui l’autore si spinge in una analisi approfondita e dettagliata di come il presidente usi i grandi poteri di cui dispone, in modo non uniforme, in modo da favorire una parte, quella del leader del centro destra.
Leggendo, con la massima attenzione, il lettore potrà redensi conto di come, a detta dell’autore, il presidente Napolitano abbia agito sempre nell’interesse dei poteri, a lui molto cari, che fanno capo al Nuovo Ordine Mondiale.
Solo in questo modo,possiamo comprendere la scelta di conferire il titolo di Senatore a vita e poi l’incarico di presidente del Consiglio al professore Monti, al suo successore Letta, autore di un famoso pizzino allo stesso Monti, ed al loro successore Renzi, il suo farsi garante di leggi incostituzionali come il cosiddetto Italicum.
Un libro da leggere, con la massima attenzione, per sottrarsi ad un’informazione disinformante, per riscoprire le pagine di un recente passato, accorgendosi di come la democrazia in Italia sia in profonda crisi, la Costituzione sia continuamente minata,accorgendoci amaramente di come noi cittadini siamo abituati a convivere con una serie infinita di pseudo verità.
Da Ugo Maria Tassinari riceviamo una grande lezione, in virtù della quale il rispetto delle Istituzioni deve passare anche, dolorosamente, dalla denuncia di quanti non sono degni di rappresentarle
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