venerdì 20 Settembre 2024
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Napoli. In mille al Museo Madre per gridare il no alla chiusura

Un successo che in tanti si auguravano ma le aspettative hanno superato di gran lunga il trionfo dell’iniziativa andata ieri sera in scena presso il Museo di Arte Contemporanea, un evento messo in campo per scongiurare la chiusura dello stesso museo da parte della Regione. Oltre mille gli aderenti alla serata che hanno sbalordito persino gli organizzatori del comitato Save Madre, quali l’ ex assessore provinciale Francesco Emilio Borrelli, il consigliere comunale Emilio Di Marzio e quello provinciale Livio Falcone . “Giovani, intellettuali, curiosi, artisti si sono ritrovati per dire no ad uno scempio culturale – continuano Borrelli, di Marzio e Falcone – ad uno “stupro” artistico. Chiudere un museo come questo è uno sfregio alla città e all’ arte non solo napoletana ma internazionale. Da tutto il mondo si stanno mobilitando intellettuali ed artisti spesso increduli alla notizia. Siamo molto preoccupati perchè si comincia con il bavaglio alla stampa, poi si chiudono i musei e luoghi di cultura e infine si cominciano a bruciare i libri. Tutto ciò mentre veline, velone e meteorine dopo la tv occupano le istituzioni”. “Abbiamo inviato un appello – concludono – anche al Presidente della Repubblica. Non lasceremo nulla di intentato per questa battaglia di civiltà”. All’ iniziativa hanno partecipato anche l’ ex consigliere provinciale Diego Belliazzi e l’ ex vice Sindaco di Castellammare Nicola Corrado. Insomma una serata per far sentire l’impegno di chi crede fermamente in luoghi che rappresentano l’identità partenopea, di chi ogni giorno cerca di salvaguardare la storia, le tradizioni, i valori e soprattutto i colori di un paese che dati gli ultimi risvolti politico amministrativi, regala solo un immagine negativa. Una lode a particolare a chi, come gi rappresentanti del comitato Save Madre, hanno ricordato l’importanza di difendere la professionalità dei giornalisti che a breve di vedranno imbavagliati per un decreto legge che viola la libertà di raccontare la verità.

Giovanna Salvati

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