Pochi giorni fa, lo scorso 25 ottobre è morta all’età di 99 anni Pasqualina Perrella un’addetta all’anagrafe che salvò la vita di tanti ebrei. L’ultima delle cosiddette ragazze dell’anagrafe, testimone di quell’orrore della Shoah che colpì anche il Lazio.
Il podestà Gaetano Marini con la complicità di cinque dipendenti comunali, di cui quattro donne e tra le quali Pasqualina Perrella, falsificarono i documenti d’identità degli ebrei internati, cercando così di evitare che finissero nei campi di sterminio. Un gesto che rischiò di costare la vita all’allora giovanissima Perrella, che il 6 aprile 1944, scoperti i falsi, venne prelevata dai tedeschi e interrogata.
Tra il 1940 e il 1944, a San Donato Val di Comino, al confine con l’Abruzzo, vennero confinati alcuni ebrei. Tra loro c’erano anche Margaret Bloch, l’ex compagna di Franz Kafka, che diventò pure vicina di casa dei Perrella, e l’attrice del cinema muto Grete Berger.
La Perella ha raccontato anni fa. “Gli ebrei venivano a chiederci aiuto e noi rilasciavamo a ciascuno di loro documenti falsi per farli risultare cittadini italiani. Ricordo che a una donna ebrea attribuii lo stesso nome e cognome di mia sorella”.
“Uno dei fatti più interessanti, studiato anche dal Museo dell’Olocausto di Washington – ha dichiarato il sindaco di San Donato Val di Comino, Enrico Pittiglio – fu proprio la falsificazione delle carte d’identità avvenuta nel municipio di San Donato. Il 6 aprile 1944 Pasqualina venne prelevata dalla sua abitazione dai tedeschi e condotta presso il locale Comando, dove fu interrogata. Riconosciuta come una delle artefici delle falsificazioni, venne condotta presso il camion dove furono stipati gli ebrei arrestati. La fortuna di Pasqualina fu che nel camion non c’era posto e quindi rimase a terra, scampando così alla deportazione ad Auschwitz”.
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