Abbiamo intervistato il grande scrittore Maurizio de Giovanni l’ideatore di Mina Settembre e Ricciardi e non solo. Un successo straordinario, prima letterario ed ora nel piccolo schermo. De Giovanni è un lettore onnivoro, ha iniziato a scrivere grazie a uno scherzo fatto da alcuni amici che vedendolo sempre leggere, l’iscrissero a un concorso letterario nel 2005, per non dargliela vinta, partecipò. Ricciardi è la prima creatura letteraria dello scrittore, nasce al caffè Gambrinus, grazie a una bambina che gli fece una smorfia attraverso il vetro, nessuno degli altri concorrenti avevano notato la sua presenza e da questo episodio inventò il commissario dagli occhi verdi che vedeva i morti. Da quel momento non si è più fermato nello scrivere storie. Numerosi sono i romanzi, raccolte di racconti, ma anche riuscitissime trasposizioni teatrali. Simpatico, intelligente, molto disponibile e umile ci dedica del tempo per una breve intervista.
A cosa sta lavorando ora?
Sto scrivendo il prossimo episodio della serie di Sara per Rizzoli. Si chiamerà “Gli occhi di Sara”, e mi pare una bella storia.
Immaginando un dialogo tra due personaggi impossibili della sua scrittura o con anche personaggi di altri scrittori chi le piacerebbe pensare e perché?
Mi sarebbe piaciuto mettere a confronto Lojacono dei Bastardi di Pizzofalcone e il grande Montalbano del Maestro Camilleri. Non potendo più sperare in questo, a distanza di più di ottant’anni e attraverso documenti, l’ispettore potrebbe “incontrare” Ricciardi.
Prima i Bastardi si Pizzofalcone, ora Mina Settembre e Il Commissario Ricciardi, dei successi prima letterari e ora televisivi. Come si sente ad essere precursore di un nuovo modo di diffondere cultura?
È una bellissima emozione, ma ci tengo a chiarire che si tratta di modalità di racconto profondamente diverse: nei romanzi io sono solo coi miei personaggi, nelle trasposizioni per immagini (TV, ma anche cinema, teatro e fumetto) c’è l’intervento di tante altre persone che esercitano la propria autonomia artistica. Felice per le mie storie, ma il modo di raccontarle è profondamente diverso.
La città di Napoli con le sue bellezze e controversa indole che rapisce e ammalia, è la vera protagonista dei suoi capolavori, ci spiega quanto sia stato fondamentale per il suo successo, il suo Dna partenopeo?
Ho più volte detto che essere napoletano è l’aspetto fondamentale della mia scrittura e dei miei racconti. Io non faccio altro che raccontare quello che la città racconta a me, se non fossi stato napoletano probabilmente non avrei scritto mai, successo o non successo. Ho la fortuna di essere nato qui, è questo che mi ha reso scrittore.
L’attualità di Mina Settembre rappresenta la quotidianità frizzante della città mentre Il commissario Ricciardi racchiude nella sua trama la storia e la magia insita in Napoli e rappresentati nei personaggi di Ricciardi. Come sono nate queste “creature” così affascinanti dalla sua penna?
L’ispirazione per una storia può arrivare da ogni parte, un frammento di conversazione, una notizia di cronaca, un film o un libro. L’importante è che fin dalla prima parola, la storia abbia una sua piena autonomia e che sia originale.
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