giovedì 26 Dicembre 2024
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Maxi sequestro da 52 milioni per due imprenditori casertani “amici” dei narcos

Oltre 50 milioni di euro. Questo il valore dei beni sequestrati ai fratelli Giovanni e Michele Fontana, imprenditori di Villa Literno nel settore del trasporto merci su strada e della gestione di rifiuti. Militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Napoli e Caserta e del Gruppo Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Napoli hanno eseguito un provvedimento di sequestro emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di aggravamento della misura del controllo giudiziario avanzata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia – e dalla Procura Nazionale Antimafia, nei confronti di Fontana Giovanni e Michele, imprenditori di Villa Literno (CE) esercenti l’attività di traporto merci su strada e di gestione rifiuti.
Il provvedimento è stato adottato a seguito della revoca del controllo giudiziario di una società dei predetti soggetti, essendo nel frattempo emersi a loro carico “plurimi elementi di fatto idonei a fondare un giudizio di pericolosità sociale e a far ritenere che il loro patrimonio si sia formato e sia stato incrementato negli anni grazie ad attività illecite”.
Alla base del sequestro di prevenzione vi è, in primo luogo, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel mese di novembre scorso dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di Giovanni Fontana per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, all’esito delle indagini condotte nei confronti dell’organizzazione del noto narcotrafficante Imperiale Raffaele.
“Dall’analisi del materiale acquisito”, si legge in una nota congiunta di carabinieri e finanza, “a seguito della decrittazione dei sistemi Eurochat e Sky ECC è emerso che nel 2021 il Fontana ha messo a disposizione del sodalizio di Imperiale un deposito per occultare 600 kg. di cocaina all’interno di due container diretti in Australia.
Nel corso degli interrogatori resi dopo l’esecuzione della misura cautelare, Imperiale ha confermato il coinvolgimento di Fontana nella predetta operazione con l’Australia e descritto altri traffici illeciti compiuti con la collaborazione dell’imprenditore liternese: dapprima due operazioni di trasporto dal Brasile, tra il 2008 e il 2010, di complessivi 6.000 kg. di cocaina e, in seguito, tra il 2017 e il 2021, una decina di trasporti dall’Olanda allorquando, avvertendo l’esigenza di dotarsi di autotrasportatori efficienti e fidati, decise di ricontattare il Fontana tramite Ursini Daniele (anch’egli tratto in arresto nel mese di novembre u.s.). Quest’ultimo ha confermato la circostanza nel corso dell’interrogatorio del 13 dicembre 2022.
Per le predette attività, secondo quanto dichiarato da Imperiale, Fontana avrebbe ricevuto un compenso di oltre 7 milioni di euro.
Al giudizio di pericolosità sociale di Fontana Giovanni hanno contribuito anche i precedenti per rapina, furto e armi e gli apporti dichiarativi di due collaboratori di giustizia, già esponenti di spicco delle fazioni Schiavone e Zagaria del clan dei casalesi, che lo hanno descritto come un imprenditore colluso con il gruppo di Zagaria Michele,
Fondati indizi per formulare un giudizio di pericolosità sociale sono stati ravvisati anche nei confronti di Fontana Michele, gravato da precedenti penali e legato al fratello Giovanni da vincoli societari che lo hanno portato alla totale condivisione non solo delle strategie commerciali ma anche di quelle di natura illecita, come emerso dalle verifiche sulla gestione delle aziende di trasporto e degli impianti di trattamento rifiuti da parte dei due germani.
Le indagini patrimoniali hanno evidenziato una evidente sproporzione, nel periodo 2002-2021, tra i redditi dei due imprenditori e dei rispettivi nuclei familiari e le relative possidenze.
Da qui il sequestro eseguito in data odierna, avente ad oggetto le quote e i compendi aziendali di 8 società, 120 immobili tra fabbricati e terreni, 6 auto/motoveicoli, nonché il blocco dei rapporti bancari e finanziari, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro.
È d’obbligo rilevare che il provvedimento eseguito è una misura di prevenzione patrimoniale non ancora definitiva e avverso cui i soggetti destinatari potranno far valere i mezzi di impugnazione previsti dalla legge”.

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