Pascoli nell’ombra del vero permeato da pessimismo leopardiano, e siamo, non c’è dubbio, sul verso esistenzialista nel filone millenario della concezione atomistica dell’universo e siamo formiche dell’infinito. La natura è russoviana e ci dà vita, l’autoironia è il motivo a volte bioritmico che trasporta il poeta nel profondo della psiche e dopo l’innalza.
Jung è nell’animo di questo libro e sogghigna dal suo mondo onirico essendo giustamente maestro nell’indicare la costa per chi vuole spigolare tra i sogni. Mauro è approdato nella realtà e sa balzare dal campo di gioco a quello di collaboratore del giornale quotidiano IL VESUVIO. Si è materializzato e ormai vien su dagli agri prediletti da Ottaviano, dal fertile Nolano donde nel tempo e nello spazio la mente vagheggia i monti e i lupi irpini. La caccia è aperta al nostro ‘paroliere’: è autore ormai deciso avendo catturato una preda alquanto significativa – si chiama POESIA! (Vincenzo Ascione).
MAURO ROMANO “LO SBARCO DEI SOGNI” Casa Editrice “VESUVIO” – Cercola 1985
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