giovedì 19 Settembre 2024
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Marigliano. Porcelli: “Una festa si realizza con il bene che si vuole alla propria città”

Marigliano. Terminata la festa patronale riceviamo una considerazione del direttore artistico Antonio Porcelli che di seguito pubblichiamo.

Tanta gente in questi due giorni. Tante persone, della città, delle sue frazioni, di altri paesi hanno reso possibile momenti di aggregazione e bellezza. Abbiamo lavorato a questa festa per tutto il mese d’agosto e mi sento di di ringraziare innanzitutto gli uffici del comune, le delegazioni delle frazioni, la protezione civile, la Chiesa Santa Maria delle Grazie e tutti quelli che hanno preso parte a questa magnifica due giorni.

È stato molto faticoso, la mia famiglia l’ha vissuto giorno dopo giorno, ma nulla ripaga la felicità di questi bellissimi due giorni.

Alla fine, senza polemica, lascio qualche considerazione analitica della Festa Patronale.

Organizzare un evento è una cosa molto più complessa di quella che appare. È complesso soprattutto negli aspetti che sfuggono ai molti:
allestimento, commissioni tecniche, permessi, contratti, gestione degli spazi, incontri con le realtà associative, capacità di fare sintesi e di mettere in condizione tutti di poter lavorare e divertirsi.

Una festa, mi sono convinto nel tempo, non la fa né la banda, né la luminaria, né la bancarella, né il cantante. Una festa si realizza con il bene che si vuole alla propria città e a questa città pochissimi vogliono davvero bene.

Ne ho lette tantissime in questi giorni, dalla parola “degrado” al grido che invoca la “vergogna”.
Le critiche ci vogliono sempre quando però provengono da chi è stato impegnato a dare il proprio contributo, da chi ha passione e senso di appartenenza. Il resto è solo spettacolo e voglia di protagonismo.
Io sono stato tra gli organizzatori di questa festa e non solo non mi sento “degradato” ma non so di cosa debba vergognarmi.

Ho dedicato tutta l’estate a questo evento, abbiamo lavorato tutti, istituzioni, uffici e organizzatori anche il 14 e il 16 agosto e ne siamo contentissimi.

Abbiamo preso una “macchina festa” ferma da 5 anni e l’abbiamo riattivata. Siamo andati a dialogare con le tante realtà associative che animano le frazioni e il territorio. Abbiamo fatto tanti errori ma senza sosta non ci siamo fermati.
Abbiamo avuto contro, direttamente e indirettamente, parte della popolazione e parte dello stesso apparato istituzionale. Eppure, senza badare all’indifferenza dei tanti, siamo andati avanti lo stesso.

Come direttore artistico, anche in base alle risorse previste, credo di aver fatto una scelta coerente con l’idea di festa e ne sono più che soddisfatto.
I cantanti da doppia cifra li lasciamo a chi è appassionato dell’abitudine, di concerti che ciclicamente animano sempre il territorio, dagli stessi nomi che sono un giorno a 3 km, l’altro a 7, l’altro a 10 o agli amanti del neo melodico.

Non si è mai detto che non sia pronto a ricevere suggerimenti e critiche costruttive ma sto aspettando, da anni, chi si mette al mio fianco o meglio dinanzi a me per fare qualcosa.
Farla davvero però, senza secondi fini, per rendere il posto in cui viviamo migliore, per essere “giardinieri del proprio giardino, e non solo soggetti fotografati tra la folla.

Questo perché la cultura non è un concerto, un convegno o chissà cosa altro.
La cultura di una città è il livello di affetto e civiltà che i cittadini e le istituzioni riescono a sentire e profondere nella propria comunità.

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