venerdì 29 Novembre 2024
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 Mafalda di Savoia, una principessa italiana

Presso Re.work, mercoledì 27 aprile 2022 alle ore 17:00, sarà presentato il secondo romanzo della Trilogia sull’esoterismo nazista dell’avvocato Antonio Masullo, dal titolo Mafalda di Savoia. La perla di Buchenwald. I sette giorni, Ed. Argento vivo 2021.

Dopo il successo della presentazione dell’edizione speciale del romanzo Shoah: la cintura del male, il 21 marzo 2022, in questo nuovo incontro, l’autore parlerà del secondo volume della Trilogia sull’esoterismo nazista, dedicato al personaggio storico della principessa Mafalda di Savoia, protagonista di un romanzo concepito come sequel della prima opera. Una narrazione non incentrata sulla riabilitazione storica della dinastia dei Savoia, ma sul valore umano e spirituale di una donna, per delineare la sua dimensione eroica.

Lo scrittore Antonio Masullo, nei riguardi di un periodo storico delicato e complesso come quello nazista, si è accorto da tempo che la Storia e la Storiografia tradizionale hanno tracciato un percorso non lineare nella ricostruzione dei fatti.

Guidato dalla sua pregnante curiositas di intellettuale, ha intrapreso, pertanto, un’indagine storica basata sulla testimonianza di due persone incontrate nel campo di concentramento di Fossoli, un ex partigiano romagnolo e un ex ufficiale della Wehrmacht. Due personaggi che, con la loro memoria storica lo hanno aiutato a intrecciare quei “fili”, che gli storici hanno lasciato sospesi.

Infatti, secondo l’autore, la ricostruzione storica di questo periodo è monca, perché ha trascurato l’aspetto della simbologia nazista, che apre, invece, una prospettiva diversa: l’interpretazione esoterica del Nazismo.

Anche la ricostruzione della drammatica vicenda storica della principessa Mafalda presenta dei fili lasciati fuori dalla trama tessuta dagli studiosi.

La figura della principessa italiana, consegnataci dalle pagine di Storia, è intrappolata nell’offuscata ombra proiettata dalle maglie strette della condotta della famiglia dei Savoia. Di lei si conserva solo un’immagine di martire sacrificata alla politica paterna, ma totalmente sconosciuta ed ignorata è la sua azione complottistica ai danni della politica hitleriana e segreta anche a gran parte dei suoi familiari.

Le parole dell’ex partigiano, raccolte dall’autore, svelano il piglio decisivo e il ruolo attivo della principessa italiana, per la salvezza della Patria.

Mafalda ha a cuore le sorti del suo Paese e per questo con una parte dei membri della Chiesa di Roma, in primis il cardinal Montini, e con alcuni vertici della Wehrmacht, appoggiata da suo marito il principe Filippo d’Assia – Kassel, partecipa alla cospirazione che lo stesso cardinal Montini chiama “Potente manovra”.

Il suo arresto e, dopo la detenzione a Berlino dove fu sottoposta a vessanti interrogatori, la sua deportazione nel campo di Buchenwald sono conseguenza dei nutriti sospetti dei nazisti sulla sua attività di cospiratrice, suffragata da intercettazioni telefoniche col marito.

Una tesi supportata anche dalla scelta del campo di Buchenwald, in cui fu deportata la principessa, che era destinato agli oppositori politici al regime di Hitler.

Contrariamente, indicare come la sola causa della sua prigionia il tradimento paterno, all’atto della firma del re Vittorio Emanuele III nel Trattato di Cassibile del 1943, così come si attesta nei manuali di Storia, non spiegherebbe la contemporanea detenzione nel campo di concentramento di Flossenbürg, in Germania, del principe Filippo.

Nei dieci mesi di detenzione, Mafalda che viene internata col nome di Frau von Weber, per la disumana prassi nazista di attuare una sorta di damnatio memoriae e per lo scopo di celare la sua presenza agli stessi deportati politici italiani nel campo, viene, invece, riconosciuta come principessa italiana.

Non si sottrae agli sguardi rancorosi, agli atteggiamenti gelidi e al livore legati al suo cognome ingombrante, che la imparentava con una dinastia ritenuta di aver macchiato l’onore italico con la colpa delle leggi razziali e del disorientamento provocato da trattato del 1943.

Anzi, insieme a parte dei suoi pasti, offre il suo conforto e il suo sostegno a chi soffre, conquistando l’amore e il rispetto di tutti non per il suo sangue reale, ma per la sua premurosa gentilezza. Non scappa dalla sofferenza, non si ribella. Arriva ad accettare il suo destino, intuendo la missione per cui è venuta al mondo.

Una consapevolezza che acquisisce con un percorso spirituale, che le concede, come fosse un dono miracoloso, di ricongiungersi con la sua dimensione più pura di bambina. Infatti, si presenta agli altri col nomignolo infantile di Muti. Un soprannome derivato dal suo modo di osservare con i suoi grandi occhi di bambina, in un silenzio di dolce ritrosia.

Muti, Mafalda, Frau von Weber, Muti: sono i nomi che rappresentano la sua evoluzione. Un cammino interiore di forma circolare: la sua infanzia, la sua figura istituzionale di principessa di palazzo, la falsa identità imposta come maschera storica dai nazisti, la meta finale del suo difficile viaggio interiore.

L’unica dimensione possibile per lei è quella di Muti. La dimensione infantile dell’ingenua scoperta di verità nascoste, attraverso gli occhi di una bambina, grandi e dolci, che accarezzavano cose e persone, quando restavano muti fissi a scrutare. In virtù di essa, Muti “indossa” il ruolo di principessa col nome di Mafalda, senza esserne schiacciata, anzi lo nobilita con l’onore di un amore autentico per la sua Patria.

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