lunedì 16 Settembre 2024
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“LUCERNE: ZEPPOLE, PANZAROTTI E FAMILIARISMO”

Riceviamo da Nicola Polise, cittadino sommese, una lettera sulla Festa delle Lucerne appena conclusa e pubblichiamo.

Tanino ogni mattina porta i panini con il camminare lento sui basoli divelti che a tratti si mischiano con stralunate pezze di cemento o strisce di asfalto. Cammina come se avesse i calli e guarda oltre i miseri panni appesi che servono per non essere osservati da nuclei di persone come noi che vivono in bassi e stanze oscure. Poi si ferma e curvato dal lato dove regge i panini pensa allo “scarpaio”, al falegname, al masterascio, insomma ai mestieri della sua terra. Poi pensa ai prodotti tipici che “solo la sua montagna” sa dargli. Pensa alle arti delle genti che gli stanno. Tranquillo, sa che verrà la “Festa delle Lucerne” e chissà se da qualcuno verrà proposta uno straccio d’idea, un pensiero che abbia una qualche affinità con la Cultura. Si accende la fiammella e Tanino parte da Portaterra e va nelle scuole dove si trova di tutto. ma si rende conto che non è il mercatino dei prodotti tipici o una fiera selezionata. Tanino sbotta: “Ma qui ci sono stato! Questo è un souk di Istanbul”. Povero Tanino, non riesce a trovare il venditore di stracci o di panni. “Come mai” si chiede Tanino “non ci sono?”. Sonnacchioso e beffardo un vecchietto gli dice: “Ma Tanì nun o ssaje ca i pannazzari sono di fuori paese e non hanno parenti né presso il Comitato organizzatore e nemmeno presso l’Arci?”. A quel punto Tanino, suonato come un pugile, s’avvicina verso uno di quelli che vendono “prodotti tipici”. Qui finalmente scopre che in molti, tipo i signori delle grandi associazioni che tutelano i prodotti locali, non sanno che il wurstel è un prodotto tipico del Parco Nazionale del Vesuvio! A quel punto pensa che il wurstel del Parco è sicuramente più buono di quelli tedeschi. Allora chiede un panino con il salsicciotto vesuviano ed essendo oculato, in tempo di crisi, chiede prima il prezzo. “Solo 5 euro”. Prende il suo panino ed un pochino rimbambito risale e vede delle belle bottiglie di vino. Naturalmente pensa: “Ecco un altro prodotto tipico del Parco, la Catalanesca. Il prodotto dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri terreni” pensa mentre si avvicina al bancone dove lo vendono. “Scusate” domanda in punta di piedi “una bottiglia di trequarti quanto potrebbe costare, 4 o 5 miseri euro?”. Tanino, che ha vissuto nel “nord dello stivale” sa che esiste la Legge, le regole ed i controlli igienici sui cibi venduti alla gente. Però quel fesso di Tanino è ignaro del fatto che il Comitato organizzatore abbia concordato con le autorità di sostituirsi alle Istituzioni. “Oh!” esclama Tanino all’atto di scoprire il suo uovo di Colombo. “Adesso capisco. I parenti, gli amici, l’Antica fame!”. Un operatore di RaiTre, dall’aria annoiata, saluta Tanino senza commentare. Il nostro risale il quartiere e la sua ingenua mente è ormai avvolta in una plumbea coltre di nuvole. Non riesce a capacitarsi “Ca nun se parla delle Lucerne né di accuncià il Casamale”. Vanno buoni pure i soldi, ma quattro basoli da sistemare, quattro bassi da adibire al lavoro artigianale, i prodotti della montagna, le idee per un riscatto, l’affermazione della legalità, la promozione di attività imprenditoriali tese ai prodotti tipici e magari, chissà un pochino di occupazione per non far scappare i giovani dalle mura! Tanì nun dà retta, nun te piglià collera, non parlare difficile, mò arrivano i contributi e subito dopo un tazebao con il dettaglio del bilancio economico della manifestazione. Un bambino stringe, nella calca, la mano della mamma e vuole sapere vendono il battilocchio. Tanino ride, torna a casa e si sta accorto a non mettere piede in qualche pertuso.

Lettera firmata da Nicola Polise, cittadino di Somma Vesuviana.

La redazione

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