Napoli. Romanzo fantapolitico per la scrittrice Silvana Campese che torna in libreria con “Memorie dal futuro” edito Phoenix Publishing. Silvana Campese racconta, in maniera fantastica e metaforica, esperienze e passaggi della propria esistenza: il cammino, il transito nel tempo e nello spazio, innanzitutto intellettuale. “L’idea del romanzo, di genere fantapolitico, nacque” spiega l’autrice, “come per altri miei scritti, durante una esperienza lavorativa e relazionale particolarmente rovinosa e frustrante che tuttavia, per la forza rivelatrice degli eventi, dei comportamenti altrui e delle mie forti intuizioni anche profetiche, ebbe il grande merito di squarciarmi molti anni fa e definitivamente, la visione del futuro a cui era destinata una umanità che, a livello globale, era ormai di fatto in balia, già ben oltre i prodromi, dell’irreversibile processo di degrado morale, culturale, sociale e politico. Degrado che ha caratterizzato la fine del secondo millennio e più ancora gli inizi del terzo. Inoltre già in prima stesura risultava evidente il suo valore profetico anche per ciò che avrebbe purtroppo riguardato il futuro del pianeta in relazione agli sconvolgimenti climatici e pandemici o di altro genere che quel degrado stava già provocando e sempre più avrebbe determinato. In questo romanzo, sebbene immaginifico e persino visionario per moltissimi aspetti e che ha l’ambizione di essere di ammonimento per coloro cui desideravo destinarlo sin dall’inizio, cioè i giovani, mi servo tuttavia dell’esperienza della mia esistenza (il cammino, il passaggio, il transito nel tempo e nello spazio, innanzitutto intellettuale) sia pure attraverso la narrazione di un percorso collettivo di ricerca, scoperta, rivelazione. Un percorso che, prendendo spunto da una vicenda personale, appartiene però all’essere umano. Infatti non a caso il protagonista Cisarò è un giovane maschio in cui il desiderio di conoscenza è l’irrefrenabile motore di tutta la vicenda. Egli ha una forza interiore cui nessuna guardia può opporsi perché nessuna censura, nessun limite o repressione possono tenere carcerato il pensiero”. Sono molteplici i temi trattati: il percorso di formazione ed apprendimento nel villaggio, l’incontro con Federico e le sue spiegazioni da uomo di grande spessore intellettivo ed intellettuale e dalla cultura enciclopedica. Durante la ricerca del passato proibito da parte dei protagonisti la Campese racconta: “Si spazia dalla storia alla politica, dalla filosofia alla religione e tanto altro ancora. Nel contempo esprimere le mie opinioni e l’idea di una possibile esistenza in comunità a fronte e in contrasto con molteplici fattori distruttivi contemporanei”. L’autrice poi ci delucida su come questo periodo storico l’ha influenzata: “Quello che stiamo vivendo ha condizionato moltissimo la mia decisione di pubblicare il libro, peraltro così profetico ed attuale. In particolare considerando che da tempo avanzano minacciosi i fenomeni estremi: dai cambiamenti precipitosi del clima sul pianeta alla diffusione dei virus di origine animale e le conseguenze pandemiche, come quella attualmente in corso. Si afferma da più parti che nulla sarà più come prima. Ma come, con quali modalità? La questione è inquietante e gravissima! Tuttavia non ho voluto modificare le parti del libro in cui davo molto spazio alla speranza e il risultato è che tutta la storia si basa su realtà di sopravvivenza dopo una non ben identificata ma catastrofica fine del mondo. Dopo tutto e nonostante tutto, la speranza non deve mai morire ed è ad essa che dobbiamo aggrapparci con tutte le nostre forze. Credo inoltre che la maggior parte delle cose importanti nel mondo siano state compiute da persone o collettività che hanno continuato a provare anche quando sembrava che non ci fosse alcuna speranza di riuscire nell’intento e operare il cambiamento. Sulla scelta del titolo Silvana spiega: “Memorie dal futuro” è stato scelto da me e dalla curatrice Anita Curci perché ci è sembrato il più espressivo e anche il più valido in ottica marketing, più in linea con i tempi. Inoltre crea maggiore suspence e si avvicina al mondo cinematografico recente, esercitando quindi una certa attrattiva per il lettore. Del resto la scelta del titolo, si sa, ha molta importanza proprio per il ruolo di richiamo che può e deve esercitare”.
“Non era triste, il mio villaggio. No. Non era triste. C’era il peso della Memoria ma anche la luce della speranza ed essa non riguardava il futuro individuale bensì quello delle prossime generazioni. E c’era molta serenità, infondo, ben oltre la fatica e gli sforzi. Essa nasceva dalla consapevolezza profonda di essere immensamente fortunati perché nati, sopravvissuti, ancora vivi e capaci di lavorare e di svolgere funzioni utili ed al servizio della tribù. Chi era anche forte e sano e poteva generare Figli sani e forti alla serenità aggiungeva la gaiezza e ne faceva generosamente dono a tutti”. Il passaggio è tratto tra quelli iniziali del cap. I, in cui il protagonista Cisarò, ormai vecchio, sta raccontando la sua storia. Ha inizio nell’anno “per grazia divina” 0173 e nel luogo in cui egli è nato e cresciuto, alle falde del Taburno, in un lontano futuro”.
Sulla scelta del titolo Silvana spiega: “ “Memorie dal futuro” è stato scelto da me e dalla curatrice Anita Curci perché ci è sembrato il più espressivo e anche il più valido in ottica marketing, più in linea con i tempi. Inoltre crea maggiore suspence e si avvicina al mondo cinematografico recente, esercitando quindi una certa attrattiva per il lettore. Del resto la scelta del titolo, si sa, ha molta importanza proprio per il ruolo di richiamo che può e deve esercitare”.
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