Somma Vesuviana. Un intervento significativo quello dell’ educatore Salvatore Morisco nel corso del convegno organizzato da GD e PD ieri sul tema del disagio giovanile. Un intervento che ci ha colpito e che abbiamo deciso di pubblicare per intero di seguito.
Sono qui oggi principalmente in testimonianza di quello che è stato il mio lavoro per 10 anni. In qualità di educatore presso i servizi di educativi per minori del comune di Napoli per la municipalità di Napoli Est San Giovanni Ponticelli Barra. Un’esperienza che mi ha permesso sotto il profilo umano e professionale di crescere tantissimo ed impegnarmi con sacrificio a diventare dipendente dell’autorità di Gestione del Fondo Sociale Europeo e del Fondo sviluppo e Coesione della Regione Campania.
Mi ritengo un uomo fortunato dal punto di vista lavorativo perché ad oggi posso dire di essere stato dai due lati della barricata e questo mi permette di avere una visione a 360 gradi delle modalità di intervento e della qualità di quest’ultimo, sia dal punto di vista dell’impatto sociale che amministrativo.
Il tema di oggi, che porto molto a cuore, è quello del disagio adolescenziale ma soprattutto quello dell’opportunità, dell’alternativa. Il nostro paese ormai da troppo tempo non offre un’alternativa, non la offriva a noi, e non la offre alle nuove generazioni, ma è arrivato il momento di cambiare; e non sono io a dirlo, ce lo chiedono i nostri coetanei, i vostri concittadini, che hanno deciso di restare con famiglia e prole in questo posto, un posto nel quale hanno investito; ce lo chiede chi invece se ne è dovuto andare per cercare quell’opportunità che qui non gli è stata garantita né tantomeno gli sono stati forniti strumenti per potersela creare.
La narrazione dell’adolescenza a Somma Vesuviana segue un copione che si ripete invariato da qualche anno a questa parte: un adolescente viene arrestato per aggressione, rapina o spaccio; parte il teatrino dei social, ognuno si sente in dovere di esprimere un giudizio, l’amministratore di turno fa una diretta o scrive un post nel quale, in modo quasi orgoglioso, denuncia l’accaduto e pubblicizza le misure prese per la sicurezza del paese.
Il giorno dopo un avvenimento del genere la reazione dovrebbe essere ben diversa: non dovrebbe esserci alcun paladino della giustizia ma solo un grande senso di sconfitta.
Il giorno dopo episodi di questo tipo, bisognerebbe analizzare il problema e mettere in piedi una programmazione seria che tenga conto di una fascia di popolazione giovanile dimenticata, che non ha nessun supporto e non ha avuto modo di conoscere e apprezzare la strada alternativa, quella della legalità, semplicemente perché non gliene abbiamo fornito gli esempi. Nel nostro paese, purtroppo, non è mai avvenuto nulla del genere.
Non è avvenuto perché a Somma Vesuviana non si è mai investito seriamente sulle nuove generazioni né, tantomeno, si è mai pensato di creare dei servizi che potessero soddisfare i bisogni di determinate fasce di popolazione.
Diciamoci la verità, non abbiamo una cultura del sociale e di tutto quello che un buon servizio sociale sul territorio può portare.
Gli esempi più plateali sono il fallimento di un’istituzione in campo sociale – che si è occupata anche di minori – come il Pioppo/Mediterraneo sociale. Il fallimento ha determinato l’abbandono dell’utenza e, cosa assai grave, anche degli operatori poiché nessuno si è minimamente preoccupato di ricollocare le professionalità che sarebbero state una risorsa non indifferente sul territorio. Di concittadini che lavoravano proprio in questa sede e in quella di Via Allocca ne conto almeno una trentina, tutti abbandonati prima, durante e dopo. Un paese, una città, come la vogliamo chiamare, che investe nelle sue politiche sociali, non può permettersi una cosa del genere.
Lo stesso dicasi per il centro diurno per disabili, una programmazione seria oculata e che tenga rispetto dell’utenza e delle professionalità impegnate non può permettersi di essere sospesa; gli strumenti per dare continuità esistono, si chiamano fondi, basta saperli intercettare. Se invece esistono problemi di liquidità ci sono le anticipazioni degli istituti bancari; il resto sono chiacchiere e fumo negli occhi, oppure materiale da campagna elettorale.
Pensare di trarre qualsiasi tipo di vantaggio da un servizio destinato alle fasce deboli non è da furbi, ma è uno dei gesti più meschini e vergognosi che possano essere fatti alla collettività.
Questo vale per i finti imprenditori sociali e per gli amministratori locali.
Questi sono solo due degli esempi più lampanti che ci indicano che siamo obbligati a fare di più, se veramente pensiamo sia necessario garantire un futuro diverso al nostro paese.
Una buona parte della popolazione adolescente è sottoposta ad un disorientamento continuo. Sono cambiate anche le abitudini: prima ci si aggregava per strada e quindi i fenomeni devianti potevano essere ben visibili. Ora, con il covid che ha esasperato ancora di più la situazione, si rischia di restare chiusi in casa fino a tarda età, annebbiati nei social e nelle Console di nuova generazione. Si rischia di ritrovarsi senza alcuna alternativa, disorientati, molte volte rifugiandosi negli esempi di chi riesce a fare soldi nel modo più veloce possibile con una rapina, uno spaccio o una truffa e imitandolo nei modi violenti ed aggressivi. Quest’ è l’unica strada che in questo momento Somma Vesuviana sta offrendo ai nostri ragazzi.
In questi anni di esperienze e di contatto diretto con i giovani, in aree difficili, ho maturato l’idea che, per definirci un paese civile, sia indispensabile fornire dei servizi dedicati ai minori da 6/18 anni. Laboratori di educative territoriali coniugate a delle scuole di mestiere per chi si sta avvicinando all’obbligo scolastico e con molta probabilità non ha alcuna intenzione né possibilità di continuare gli studi, un servizio che offra un’opportunità di coniugare il supporto scolastico ad attività laboratoriali dando continuità al proprio percorso pensando a sistemi incentivanti che indirizzino il minore verso una strada che può essere un mestiere, un’arte, uno sport.
Un servizio che deve essere inteso come uno spazio aggregativo che tanto manca alla nostra città, che non sia ghettizzante ma sia aperto a tutta la popolazione giovanile, non solo su segnalazione dei servizi sociali proprio perché nel confronto delle diversità economico sociali si cresce.
I centri diurni da poco istituiti, seppur utili rispondono in maniera del tutto assistenziale e rappresentano una risposta ormai superata, con poche possibilità di crescita non garantendo quell’inclusione necessaria.
Un servizio che permetta di sviluppare le potenzialità di tutti i minori coinvolti offrendogli dei percorsi individualizzati sviluppando una rete con le scuole, le associazioni sportive, culturali e teatrali e con gli artigiani che metteranno a disposizione le loro professionalità: penso al pizzaiolo, al fabbro, al falegname, all’elettricista e al muratore e perché no al grafico, al giornalista o al social media manager. Tutto questo messo a regime dal corretto utilizzo del Fse e dei fondi destinati a bilancio per l’ambito territoriale.
Il Catalogo formativo piano formazione Lavoro della regione Campania ,il Pon Inclusione, Itia e molte altre procedure coniugate ad una programmazione seria e coerente che garantisca continuità possono essere degli strumenti per mettere a sistema questo intervento.
A proposito di ITIA- INTESE TERRITORIALI DI INCLUSIONE ATTIVA c’è un finanziamento di circa 1 milione di Euro destinato al Comune di Somma, le attività da programmazione dovevano partire nel 2020. Cosa state aspettando?
Quale sarà la scusa stavolta? il Covid avrà impedito di far partire il progetto? Non ci sono scuse, è proprio nei periodi emergenziali che le fasce deboli diventano ancora più vulnerabili ed è proprio in questi momenti che è necessario far sentire la presenza delle istituzioni, non attraverso politiche meramente assistenziali, ma attraverso dei servizi come quelli previsti dal progetto ITIA.
Sembra complesso, ma vi garantisco che sul territorio le risorse capaci di sviluppare questo intervento con professionalità e passione esistono, basta coinvolgerle.
Siamo in campagna elettorale e questa iniziativa non deve rappresentare la passerella di nessuno ma la speranza che i prossimi amministratori si impegnino a sentire loro questo grido d’allarme che rappresenta a mio avviso l’ultima chiamata prima di abbandonare i nostri concittadini più giovani a un destino che potrebbe essere ben diverso.
Chiudo raccontandovi la storia di uno dei tanti ragazzi che ho avuto la fortuna di conoscere nella mia esperienza di Educatore.
Francesco quando l’ho conosciuto aveva undici anni, aveva già perso la madre; il padre non viveva con lui e se ne sarebbe andato qualche anno dopo, viveva con una zia, uccisa successivamente in una faida tra clan.
Francesco frequentava la scuola media e i laboratori di educativa territoriale perché rappresentavano l’unica alternativa alla strada che l’avrebbero portato a vivere nell’illegalità.
In una delle tante attività che gli venivano proposte, un laboratorio di scrittura creativa, tra l’altro tenuto da un nostro concittadino regista, Francesco ha scoperto che nella scrittura poteva esprimere se stesso al meglio, e questo gli permetteva di sognare, di intravedere una strada di speranza e di dignità nella sua vita. Era determinato: voleva scrivere canzoni e partecipava a questo laboratorio con entusiasmo perché gli permetteva di alimentare il suo sogno.
Francesco oggi ha 18 anni, ha inciso qualche canzone e collaborato con qualche famoso rapper napoletano nella scrittura di alcuni testi, lavora in un supermercato per non gravare sui parenti che si occupano di lui e soprattutto per continuare a coltivare la sua passione.
Il mio desiderio è che Somma Vesuviana possa permettere a tutti i suoi figli senza distinzione alcuna di scoprire e coltivare i propri sogni proprio come è stato per Francesco. Grazie
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