SOMMA VESUVIANA. A Marco del Palio non gliene fregava niente. Andava alle riunioni solo perché c’era Mirna, una biondina della quinta C a cui faceva il filo da più di sei mesi.
«È la più bella di Somma Vesuviana» diceva con aria sognante a Peppino, il suo migliore amico.
Peppino lo guardava sornione e poi,immancabilmente, gli diceva: “Tu non stai bene con la testa”.
Eppure era stato proprio lui a dargli quella dritta del Palio. L’aveva fatto perché non ce la faceva più a vederlo disperato e, soprattutto, non sopportava i suoi piagnistei la sera.
«Perché non partecipiamo anche noi al Palio?» gli aveva detto un giorno.
«Al Palio?»
« Sì. Lei va a tutte le riunioni, sarà più facile fare amicizia».
«Ma non conosciamo nessuno, figurati se ci prendono».
«Non ti preoccupare. Quest’anno festeggiano i venticinque anni della manifestazione, una specie di giubileo, hanno bisogno di una mano … ci accoglieranno a braccia aperte».
«E quando lo fanno?»
«A settembre. Inizia l’undici con la festa al borgo Casamale e finisce il tredici a piazza Trivio con i giochi … vedrai che ci divertiamo».
Fu così che Marco e Peppino iniziarono ad andare alle riunioni del Palio. L’ambiente era piacevole e i ragazzi cordiali, ma le cose con Mirna non andavano bene lo stesso. Ogni volta che Marco le andava vicino, lei, o sbuffava o si voltava da un’altra parte. Inoltre stava sempre con un tipo tutto muscoli e T-shirt attillate.
«Chi è quello?» aveva chiesto Marco a Peppino.
«Si chiama Lello».
«Non l’ho mai visto a scuola».
«Va all’università».
«Uno di questi giorni lo prendo a calci».
«Non ti conviene».
«Perché?»
«Perché è campione di boxe. É uno tosto, al liceo lo chiamavano Lello ‘o pitbull».
«Non ho paura di nessuno, io» concluse Marco spavaldo.
Peppino, come la solito, sorrise sornione.
Intanto, col passare dei giorni, si erano inseriti bene nel gruppo. Ormai conoscevano tutti: Giulia, Luigi, Pupella, Cenzino … Quello con cui però avevano legatodi più era Mezzoprete, così soprannominato per via dellasua aria da seminarista. Gli volevano bene perché aveva una grande qualità: al bar, pagava sempre lui.
«Perché fate tutto questo?» gli chiese un giorno Marco colpito da tutto quel darsi da fare.
«Per stare insieme, per le nostre tradizioni, per Somma, per Kiribati …» .
«Chi è Kiribati?»
«Kiribati non è una persona. É un arcipelago del Pacifico» disse Mezzoprete con una punta d’orgoglio.«Per colpa del surriscaldamento globale, ogni anno il mare sottrae alle isole le terre destinate all’agricoltura. La disoccupazione arriva al 90% e molti bambini nonvanno a scuola. Noi finanziamo un progetto per la costruzione di un Centro Educativo Polivalente nel villaggio di Buota nell’isola di Tarawa, la più grande dell’arcipelago».
Bello, stava per dire Marco, ma le parole gli si smorzarono in gola perché proprio in quel momento entrarono Mirna e Lello. Si sedettero un po’ in disparte e cominciarono a parlare fitto fitto.
«Che darei per spaccare la faccia a quello stronzo» disse Marco a Peppino, dopo che Mezzoprete si fuallontanato.
«Tu, per forza ti vuoi far male» sentenziò l’amico scuotendo la testa.
«Non me ne frega niente, la soddisfazione me la voglio prendere».
«Perché invece non lo batti in uno dei giochi del Palio? Quale occasione migliore?»
«Sì, ma non deve essere un gioco di squadra. Deve essere una sfida tra me e lui. E tutti mi devono vedere».
Peppino si lisciò il mento e strizzò gli occhi come per pensare meglio.
«L’unico è il palo di sapone» disse dopo un po’, « più spettacolare di quello non c’è niente».
L’ultima sera del Palio, Marco e Lello si ritrovarono uno di fronte all’altro. Si guardarono fissi negli occhicome due pugili ad un incontro per il titolo mondiale. Nell’aria c’era tensione a 30000 volt. Marco era il primo a dover salire sul palo. Mentre si passava il talco tra le mani si guardò intorno in cerca di Mirna, ma non la vide.Gli venne un po’ di agitazione. Poi però, quando gli diedero il via, si concentrò solo sul palo. Lo afferrò con una forza che neanche lui sapeva di avere. La sue mani erano artigli. Le gambe tenaglie giganti. In un attimo fu in cima. Stava già per allungare una mano su tutto quel ben di dio, quando si ricordò di Mirna. Guardò giù tra la moltitudine di persone che si accalcava intorno al palo e, grazie all’altezza da cui si trovava, finalmente la vide. Era dall’altro lato della piazza, tra Scarabocchio e Mario Sodano. Stava insieme a Mezzoprete e, incredibile, si stavano baciando! Marco rimase di stucco. Mollò la presa e precipitò giù a velocità supersonica. Atterrò come un sacco di patate tra le risate della folla.
Per fortuna, prima di cadere, era riuscito ad afferrare un prosciutto.
Almeno quello.
Ferdinando Gaeta
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