giovedì 19 Settembre 2024
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La storia | Il capitano Iacovelli, carabiniere che ha indagato su Casamonica, Casalesi, ‘ndrangheta e Banda della Magliana

Roma – Dietro alle indagini sui fatti di cronaca più eclatanti, specialmente quelli destinati a scuotere e appassionare l’opinione pubblica, ci sono sempre dei grandi interpreti. In loro ritroviamo i tratti dei protagonisti di quei romanzi noir che tanto piacciono al grande pubblico e che spesso sfociano in trasposizioni televisive, diventando delle seguitissime fiction. Sono i nostri detective. Che in fondo sembrano assomigliarsi un po’ tutti, soprattutto nella malinconia che traspare dalle loro psicologie, ma che paradossalmente – a differenza di quelli immaginari – conosciamo molto meno. L’obiettivo che si pone la nostra redazione è dunque questo: colmare quel gap, o quantomeno ridimensionarlo, raccontandovi – al di là di stereotipi o clichés – le loro storie e le loro particolarissime individualità.

Vi presentiamo allora un ufficiale dei carabinieri che ci è saltato agli occhi grazie ai social network, dapprima attraverso un post pubblicato su Facebook da un giornalista RAI, Renato D’Emmanuele, il quale ebbe a definirlo “un capitano dei carabinieri che con garbo e simpatia, inframezzando a battute mai banali e mai volgari, senza sussiego ma con amore per le istituzioni, racconta il suo lavoro. E ci fa rispettare e conoscere da vicino i carabinieri che a Natale vediamo raffigurati sul calendario”.

Da questa interessante considerazione siamo arrivati ai suoi profili social, seguitissimi da oltre 12mila followers: Alessandro Iacovelli, romano, 47 anni, quattro lauree e una dozzina di encomi, capitano dei carabinieri dalla scorza ruvida e dall’animo eclettico. Un investigatore di razza, temuto non solo dai criminali tradizionali, ma pure dai colletti bianchi. In carriera ha arrestato centinaia di persone, conducendo complesse attività investigative, alcune delle quali davvero inedite per un certo impaludato sistema di potere. Ha risolto casi di rilievo, portando a segno notevoli operazioni in ambito di criminalità organizzata e narcotraffico.

Tanto per fare qualche esempio, Iacovelli ha indagato su alcuni reduci della Banda della Magliana (tra tutti, il cassiere Enrico Nicoletti e Fabiola Moretti, già legata a Enrico De Pedis ed ex compagna dei boss Danilo Abbruciati e Antonio Mancini) e ha catturato Enrico De Witt, re dei narcos romani, super latitante ricercato dalle polizie di mezza Europa. Ma il suo nome è legato anche a vaste indagini sul malaffare pubblico, i cui protagonisti sono politici, faccendieri, alti prelati, imprenditori e appartenenti alle forze dell’ordine. Ci riferiamo sia alla mega inchiesta modenese denominata “Mangiafuoco”, a seguito della quale il vescovo Cavina, arrivato in quella provincia l’anno del primo scandalo Vatileaks (quello per cui fu processato dalla giustizia vaticana il maggiordomo di Benedetto XVI che, tra gli altri, tirò in ballo proprio l’alto prelato), si dimise, sia a quelle denominate “Polifemo” e “Mercurio”, che fecero tremare il mondo politico dei Castelli Romani e certi giri imprenditoriali in combutta con esso (indagini che portarono all’arresto del sindaco di Marino, di alcuni assessori di quel comune e ad una sfilza di oltre 50 indagati tra politici, galoppini, imprenditori, poliziotti, vigili urbani, dirigenti e dipendenti comunali). Scoperchiare quei maleodoranti “sistemi” politico-affaristici fatti di mazzette, clientelismi e corruzioni elettorali, è evidentemente un ambiente nel quale sa muoversi con disinvoltura. D’altronde di audacia ne ha sempre avuta da vendere; basti pensare all’indagine che portò in carcere 38 membri del clan dei Casamonica – organizzazione criminale mafiosa presente a Roma e operante oltre che nella Capitale, anche nei Castelli Romani e lungo il litorale laziale – o a quella che permise di catturare Luca Fiorà e Stefano Crescenzi, latitanti sanguinari a capo della più violenta e spregiudicata banda criminale romana degli ultimi tempi, balzata agli onori della cronaca per storie di omicidi, gambizzazioni e traffici internazionali di cocaina.

“Finalmente qualcuno che porta la questione mafia in Emilia-Romagna su pagine nazionali”, ha scritto di lui il noto giornalista sotto scorta Giovanni Tizian, sulle pagine de L’Espresso. Già, perchè negli anni si è anche occupato delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel nord Italia, investigando sulle costole delocalizzate del clan dei Casalesi (su tutte, quella riconducibile a Sigismondo Di Puorto, riconosciuto reggente del clan per la provincia di Modena) e su quelle della ‘ndrangheta di Carmine Sarcone, ritenuto il nuovo boss facente capo alla cosca Grande Aracri di Cutro, celeberrimo clan calabrese che ha gettato le sue radici in alcune province emiliane.

Testardo e con la spregiudicatezza di un ventenne (abbiamo letto di quando, qualche anno fa, intervenendo in un sequestro lampo, Iacovelli in prima persona acciuffò il malvivente che aveva rapito e picchiato l’anziano proprietario di un noto ristorante, mentre in piena notte – pistola carica alla mano – stava contando i soldi del riscatto appena consegnatigli dai familiari del sequestrato. Il rapitore gli puntò la pistola in faccia, ma lui lo bloccò lo stesso), Iacovelli è l’archetipo dell’investigatore riservato e taciturno, quello un po’ scontroso, ma col culto dell’ironia tagliente, con una passione dirompente per il proprio mestiere che porta con sé il coraggio di spaccare le montagne. Uno di quelli abituato a far parlare di sé, tanto nei sobborghi malfamati di una città, quanto nei suoi salotti imborghesiti. Quelli col cervello che “rumina” implacabile, acuti e ostinatamente analitici, che ti fissano con affettuosa severità come se fossero al corrente di qualche segreto che ti riguarda ma che comunque non ti riveleranno mai. Quelli che ricorrono all’introspezione psicologica, che non possono fare a meno dell’impianto dimostrativo, che conducono le indagini fuori dalle secche del determinismo scientifico per gettarle tra le contraddizioni della vita; mai piegarsi sul crimine con l’atteggiamento di un entomologo, loro sono parte del delitto, parte della scena che indagano. Stanno nella mischia, non fuori, perché la realtà che affrontano è dura, sporca, pericolosa, e non è immaginabile che non si ripercuota sulle loro emozioni, che non ne condizioni i pensieri. Diversamente dai loro simili, non amano la mondanità, né la conversazione fine a se stessa e, soprattutto, guardano alla verità non come alla semplice soluzione di un puzzle, ma a qualcosa che svela il fondo oscuro delle loro inquietudini. È su questo aspetto, psicologicamente tragico, che si concentra il più delle volte la loro attenzione. Si lasciano contagiare dagli ambienti sui quali indagano e sovente partecipano al dramma del criminale. La tecnica dei loro interrogatori è scaltra e divagante. Sono esistenzialisti, e questa loro vocazione gli permette di scorgere la precarietà delle relazioni umane. Per loro, risolvere delitti non reca soddisfazione, non ristabilisce un vero ordine, porta semmai a un senso ulteriore di inquietudine. Forse per questo, vivono di passioni tristi, sapendo che ogni successo è più apparente che reale. Sono conversatori di rimessa, acuti e dotati di ottime letture. Hanno un talento particolare, un misto di tenacia e presentimento, intuizione e lampo. La loro è una self confidence spavalda e impertinente, che spesso li porta a ricercare la soluzione dei delitti attraverso ingressi secondari. E poi quella spiazzante ironia che non ti aspetti: insolente, a volte perfida, ma dotata di una straordinaria adeguatezza, in grado di oliare qualsiasi meccanismo.

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Gabriella Bellini
Gabriella Bellini
Gabriella Bellini è nata a Tropea (VV), giornalista professionista dal 2003, ha cominciato a lavorare nel 1994 nella redazione giornalistica di Televideo Somma, ha collaborato con Tele Oggi, Il Giornale di Napoli, Il Mattino, il Corriere del Mezzogiorno (dorso campano del Corriere della Sera), Cronaca Vera, Retenews, è stata redattore del settimanale Metropolis (poi diventato quotidiano) e di Cronache di Napoli. Ha condotto un programma di informazione e approfondimento su Radio Antenna Uno. Nel febbraio 2007 ha creato con altri colleghi il sito web laprovinciaonline.info di cui è il direttore. Dal 2017 è componente della Commissione Pari Opportunità dell'Ordine dei Giornalisti della Campania Nel 2009 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento all’Impegno Civile del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, destinato ad un giovane cronista che si “sia distinto nel suo lavoro sul tema della diffusione della Cultura della Legalità” ottenendo così il premio nazionale “Per la Cultura della Legalità e per la Sicurezza dei Cittadini”. Nel 2012 il Premio internazionale Città di Mariglianella “Gallo d’Oro” per i “numerosi reportage sui temi della povertà e dell’emarginazione”. Nel 2013 il premio “Città di Saviano, giornata per la legalità” per “L'impegno profuso a favore della promozione e diffusione dei valori della legalità". Nel 2015 menzione speciale “L’ambasciatore del sorriso” per “L’instancabile attività di reporter, votata a fotografare con sagacia le molteplici sfaccettature della nostra società”. Nel 2016 il Premio “Antonio Seraponte” con la seguente motivazione “Giornalista professionista sempre presente e puntuale nel raccontare i fatti politici e di cronaca. In poco più di un decennio a suon di bravura ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti per essersi distinta su temi importanti come la diffusione della cultura della legalità, della sicurezza dei cittadini e per l’impegno sui temi della povertà e dell’emarginazione”. Nel 2019 il premio Napoli Cultural Classic "Donna straordinaria, esponente della stampa locale che attraverso la sua autentica e graffiante penna racconta il nostro territorio anche fuori dai confini. Sempre attenta alla realtà politico-sociale che analizza con puntualità e chiarezza, riesce a coniugare la divulgazione al grande pubblico con l'obiettività suggerita dalla grande esperienza umana che l'accompagna". Nel 2022 Premio di giornalismo “Francesco Landolfo”

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