NAPOLI. Un romanzo per riflettere su noi stessi, sull’amore, sugli altri. Il lavoro di Dora Della Corte, presentato dalla psicologa e terapeuta Mariateresa Letizia, di cui pubblichiamo di seguito la recensione del lavoro della scrittrice napoletana.
Il romanzo si presenta come una inflessione storico-culturale sulla natura dei legami sociali verosimilmente rivelata attraverso l’esperienza narrativa della voce narrante. La descrizione degli eventi corrisponde, anche, ad una co-costruzione del legame intersoggettivo, tra sé e gli altri, poiché tutto ciò che viene riportato come un evento casuale ed intercorso facilita l’inserimento di nuovi personaggi, che nella trama conducono a comprendere la responsabilità etica di una descrizione strutturata degli affetti, delle emozioni e delle sensazioni. Il lavoro sotteso ed edito dai messaggi etici trasforma l’occasionale in una forza cieca tanto da attrarre un lettore, anche, nei suoi aspetti di impertinenza. Le sensazioni rappresentano il canovaccio dei rapporti tra interno ed esterno per il fine ultimo di comunicare la possibilità di desiderare di poter pensare attraverso l’intercorrenza della variabilità delle situazioni: la complessità degli eventi della vita che nell’atto pratico può, talvolta, esporci all’impossibilità ad agire trova allo stesso tempo una variante ed una occasione nel desiderio di sentire la possibilità di poter pensare diversamente sulle situazioni nei suoi rapporti con il sociale. Il tema centrale è identificato con l’amore vissuto e descritto nella leggerezza della penna di una scrittrice. La peculiarità del tema è anche la particolarità di Dora: legare l’amore non ad una modalità di vivere i legami ma, ad un luogo dove si crea la possibilità di sentirsi vivi. L’esperienza narrativa dell’autrice si condensa nella parte finale dell’opera in cui la trasformazione soggettiva viene svelata nel cambiamento della vocazione artistica, da romanzo a poesia, il cuore dell’autrice si svela. Ciò che viene intuito nell’opera è invocato ed amato sul finale.
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