NAPOLI. “La Cantata dei Pastori” di Peppe Barra è al teatro Politeama fino al 29 dicembre.
Tradizioni antiche che si perdono dalla notte dei tempi e riemergono dal mare della storia partenopea in un’unica opera popolare è “La Cantata dei Pastori” di Andrea Perrucci, scritta nel 1648. E colui che riesce a farla rivivere ogni anno, nel periodo natalizio, non può essere che uno dei principi del teatro napoletano Peppe Barra. In scena al Politeama di Napoli da mercoledì 18 fino al 29 dicembre, Barra come sempre è riuscito a realizzare un vero e proprio capolavoro teatrale. Emozionante, verace e coinvolgente, i personaggi diretti dal grande attore sono in grado di rapire il pubblico nella suggestiva storia ambientata 2mila anni addietro in Palestina. Razzullo, il personaggio al quale Barra da anni dona linfa vitale, è ormai una maschera a cui siamo affezionati e che riesce perfino a far venir giù una lacrima quando, al termine dell’opera, allontana da se quell’umorismo sfacciato dipinto sulla sua “caricatura” per poi rompere, nel canto finale, quella barriera invisibile creata per dividere la platea dagli attori. E’ quello il momento dove le due energie si fondono: quando “nasce la luce”. Ostacolata dai diavoli che tentano il tutto per tutto, la nascita di Gesù cattura nella trama più antica del mondo Razzullo insieme a Sarchiapone ( altra maschera caratteristica della cultura popolare). E’ quest’ultimo, l’altro personaggio del volgo, che mantiene le redini dello spettacolo. L’interprete del gobbo affamato è una magnifica e superlativa Rosalia Porcaro. Altro magico personaggio è la zingara, ossia l’antica Sibilla che, nei secoli passati, veniva rappresentata durante le “sacre rappresentazioni”. Lei è la figura mitologica “tolta” con forza dai presepi durante il periodo oscurantista della religione cattolica, perchè rappresentava credenze lontane e blasfeme. Rivive però nella Cantata, ed è resa ancora più suggestiva e magica da Barra. E’ Maria Letizia Gorga a darle vita ed a interpretare anche l’arcangelo Gabriello. Poi loro i dolcissimi Giuseppe e Maria, che si aggirano “per le tribù di Giuda” per il censimento tra l’ira del demonio, un bravissimo Francesco Iaia, e un terribile dragone. La coppia sacra, interpretata da Chiara Di Girolamo e Andrea Carotenuto, riuscirà con fede e pazienza a proteggere la nascita del Messia. Poi ci sono loro i pastori: Patrizio Trampetti nel ruolo di Cidonio (e del diavolo Oste), Enrico Vicinanza in Ruscellio, Francesco Viglietti in Armenzio e il simpaticissimo Giuseppe De Rosa nel leggendario personaggio di Benino, che popolano il villaggio palestinese e che saranno i primi ad adorare Gesù appena venuto al mondo. Affascinante il diavolo mangia fuoco, con la sua “magia” Ciro Di Matteo riesce a stupire il pubblico. Bravissimi i musicisti diretti dal direttore d’orchestra Giorgio Mellone e il corpo di ballo che ha animato ancora di più le “scene infernali”. Un magico presepe, in conclusione, che si fonde con la cultura e i personaggi dell’antica Palepoli. Sacro e profano, volgarità e raffinatezza, impulsività e pazienza: l’anima di Napoli é un continuo dualismo tra opposte forme d’essere. E’ tutto questo la Cantata dei Pastori e grazie a Barra, oggi, riusciamo ancora a coglierne l’essenza e a preservarla. Per le foto Clicca qui
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