SANT’ANASTASIA. Intervista a Corallina Viviani alla prima de “L’ Imbroglione onesto” messa in scena da Antonio Merone al Metropolitan di Sant’Anastasia. Corallina, nipote di Raffaele lancia un appello alle istituzioni culturali e politiche per il 70esimo anniversario della morte del grande autore: “Mio nonno sia ricordato anche al San Carlo”.
Schiva e riservata, nonostante sia la discendente di due grandi famiglie che del teatro napoletano hanno fatto la storia. Parliamo di Corallina Viviani nipote del grande drammaturgo stabiese Raffaele Viviani e figlia del poliedrico regista Vittorio, nonché pronipote di Eduardo Scarpetta. Come i suoi “illustri” familiari anche lei è cresciuta e ha respirato l’arte teatrale con grandi nomi come Eduardo De Filippo, Roberto De Simone e tanti altri “Padri” della cultura partenopea.
L’abbiamo intervistata in occasione della rappresentazione teatrale “L’ imbroglione onesto”, scritta da suo nonno e messa in scena dalla Compagnia di Antonio Merone con la regia di Antonino Laudicina, al teatro Metropolitan, dove Corallina Viviani ieri sera è stata ospite d’onore. La commedia è stata scelta da Merone per il 70esimo anniversario della morte del grande Viviani, e proprio con quest’opera Vittorio (figlio di Raffaele e padre di Corallina) fu regista nell’edizione con Nino Taranto e Luisa Conte negli anni settanta. Nell’attesa che iniziasse lo spettacolo abbiamo chiesto a Corallina di ricordarci la figura di Raffaele Viviani e di come le piacerebbe che sia omaggiato in prossimità dell’anniversario della sua scomparsa: “Ha avuto un destino sfortunato, è morto nel ’50 e non ha avuto il tempo di sviluppare le sue linee più creative e interessanti, quelle del primo Viviani meno borghese, quello dove esprimeva anche il suo rapporto con la musica. Il teatro di Viviani ha una vera lingua napoletana anche di difficile comprensione: verace, del popolo, del sottoproletariato. Anche se, rispetto a quella usata da Eduardo De Filippo più borghese e comprensibile, la lingua degli scugnizzi lo ha penalizzato”. Continua: “Viviani, come hanno dimostrato in passato Patroni Griffi e Martone, si presta ad essere rappresentato in maniera surreale”. Poi le chiediamo data la sua esperienza, se questi testi, anche in virtù dell’anniversario, possano essere adatti ad una platea scolastica:” Tutto ciò che è cultura tradizionale andrebbe condiviso, quindi anche Viviani” è la sua ferma risposta. Poi l’ospite d’onore lancia un appello: “Mio nonno dovrebbe essere ricordato al San Carlo, per Viviani ci vuole il teatro simbolo di Napoli”. Poi conclude la nostra intervista ricordando la figura di suo padre: “Mio padre era un uomo straordinario, ma purtroppo anche lui ha fatto meno di quello che poteva fare. Era drammaturgo, scrittore di libretti d’opera del maestro Jacopo Napoli, giornalista, filosofo, romanziere. Un umanista amante di tutto”. Abbiamo lasciato Corallina Viviani al suo spettacolo che ha seguito con molta attenzione e soddisfazione, salutata calorosamente alla fine dal noto attore Antonio Merone e dal pubblico.
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