Inaugurato giovedì 30 gennaio, alle ore 16.30, in Napoli, via Mancinelli n. 19, il Nuovo Museo San Giuseppe dei Nudi.
Fortemente voluto dal sovrintendente, l’avvocato Ugo de Flaviis che dal 2014 presiede l’omonima Fondazione, il Nuovo Museo costituisce uno scrigno di arte, storia e tradizione in uno dei luoghi più iconici di Napoli, a ridosso del Museo Archeologico Nazionale.
Il Nuovo Museo
Il Nuovo Museo San Giuseppe dei Nudi, con gli spazi riprogettati da Davide Vargas, occupa una porzione del settecentesco Palazzo del Complesso monumentale che comprende l’Archivio storico e la Chiesa con il suo magnifico organo del ‘700, oltre al Giardino storico.
6 le sale espositive in cui sarà possibile ammirare, lungo il filo conduttore della storia dell’Istituzione, che copre circa 3 secoli, dipinti, sculture e reliquiari che costituiscono solo una parte del patrimonio dell’Ente.
Iconici i ritratti realizzati tra la metà del XVIII e gli inizi del XX secolo che ritraggono nobili, sovrani borbonici, papi, vescovi, e monsignori affiliati all’Ente offrendo un ineguagliabile testimonianza della “buona società” napoletana del tempo; dipinti di Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, una preziosa Madonna dell’umiltà a tempera e oro su tavola del XIV secolo di un seguace di Simone Martini, un interessante Martirio di San Gennaro appena restaurato e, soprattutto, il Bastone di San Giuseppe, definito “quintessenza apotropaica della fede cristiana e cattolica”. Condotto a Napoli nel 1712 da Nicola Grimaldi, il celebre cantante evirato, fu donato e affidato alla custodia della Reale Arciconfraternita di San Giuseppe dei Nudi nel 1795, rimanendo celato alla devozione popolare fino al 2019, quando è tornato in esposizione per volontà del sovrintendente de Flaviis.
La cerimonia di inaugurazione
Al taglio del nastro sono intervenuti con il sovrintendente Ugo de Flaviis, il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca; Paolo Giulierini, già direttore del Mann, che aveva ospitato una mostra fotografica di Luigi Spina sui ritratti dei Confratelli del sodalizio; la curatrice dell’allestimento del Museo Almerinda Di Benedetto, Ordinario di storia dell’arte contemporanea dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
L’Opera di vestire i Nudi – cenni storici
La Congregazione di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi e Vergognosi viene fondata a Napoli il 6 gennaio 1740 per iniziativa di Francesco Cerio, con la collaborazione di Domenico Orsini e Nicola Antonio Pirro Carafa. Il 30 giugno 1740 l’istituto registra l’adesione della Real Casa Borbonica da cui la denominazione ‘Regal Monte e Congregazione di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi e Vergognosi’. Il 15 ottobre del 1745 arriva il beneplacito di papa Benedetto XIV e quindi l’appoggio perpetuo della Chiesa.
L’attività inizia con la donazione di sette vesti per altrettanti poveri. Nel 1907 il sodalizio è in grado di vestire ben 600 bisognosi e di elargire sovvenzioni. A quasi 300 anni dalla sua fondazione, la Congregazione continua con orgoglio e senso d’identità la propria opera pia.
“Fatti, persone, opere, documenti, come tessere di un puzzle hanno aspettato circa tre secoli per essere ricomposti in un funzionale e fruibile quadro d’insieme – spiega la curatrice del Museo Almerinda Di Benedetto – Con l’inaugurazione del Museo diamo inizio a quello che dobbiamo considerare solo un primo importante passo in direzione della conoscenza e della tutela dell’Ente, del suo patrimonio materiale e immateriale, e delle testimonianze di una storia sociale tra le più significative della Napoli sette-ottocentesca. Un’illuminante lettura del vissuto spirituale dell’Opera e di chi l’ha tenuta viva nel tempo, contribuendo a ricostruire l’identità di un pezzo del nostro territorio”.
“Vediamo finalmente realizzato un percorso che racconti la storia della Real Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi e la sua grande Opera di misericordia, che continua attraverso i secoli – commenta il sovrintendente Ugo de Flaviis – si tratta solo di un primo, per quanto importante passo, verso il recupero di testimonianze custodite per secoli di quella storia, cultura e spiritualità che hanno fatto grande la nostra città”.
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