NOLA. Vi sono libri che aprono le proprie pagine al soffio di problematiche esistenziali che il ciclo vitale aggroviglia intorno a passioni e impulsi emotivi ben contenuti in scrosci di quotidianità.
Un barcamenarsi di situazioni paradossali che sviluppano il proprio iter nel mentre che la terra – spesso incurante delle disarmoniche sinfonie strimpellate dalle pedine che vi dimorano – pur ruotando maliziosamente intorno al sole, a sera s’accende di stelle ogni qualvolta briciole di sentimenti dagli spigoli aguzzi s’inaspriscono nei contenuti, sbriciolando i sassi nel cammino dei mai casuali personaggi, fingendo che tutto sia normale, che tutto fili liscio, che l’abbruttimento di anime troppo balzanti o in pena, confluiscano in pessimi atteggiamenti: nel pianto e nel riso, nella gioia e nel dolore, nell’ingiustizia e nella rettitudine, nel nuotare affannosamente in un mare di guai oppure nell’approdare sulle spiagge di un’oasi incontaminata, a compimento di piccoli traguardi, sale della vita.
Anche i fogli scritti a mano di Salvatore Esposito Pipariello, nell’abbandonare il proverbiale cassetto dove si è soliti custodire il refrain dei sogni più cari e segreti, svolazzano impetuosamente, una volta portati alla luce del sole dal figlio Antonio. S’incarnano in un volo di rondini primaverili che tornano al nido di consuetudini che il genere umano inscena in un susseguirsi di circostanze dai contorni tragicomici, nel mentre che l’immaginario collettivo ne adotta particelle rotanti, fidando sul libero arbitrio, prezioso quanto imperfetto! Pagine d’arte, letteratura, poesia, vita vissuta … di teatro! E prima ancora che si alzi il sipario, in matasse da sbrigliare, belve da ammaestrare, sortilegi da esorcizzare, uomini e donne di ogni età da erudire su etiche e morali contrastanti, nello spazio e nel tempo di situazioni grottesche imbevute di cruda realtà … spesso compito improbo per l’impervia dei terreni, ardua da collocare. Ma il “Pipa senior” spinge i tasti giusti fotografando dettagli esistenziali inaspriti dal troppo affannarsi a confezionare il proprio utile, a scapito di chi ci ruota intorno, magari con gli stessi obiettivi, fregandosene di chi la vita la affronta con dignità e con sacrifici, aspettandosi pochi regali dal cielo, men che mai miracoli!
“Dal Marchese”, commedia in due atti, ultima scoperta degli inediti postumi di Salvatore Pipariello – andata in scena al debutto ufficiale in data 16 e 17 dicembre 2016 – racchiude le tematiche di tutti i giorni che capacità narrative – acquisite in decenni d’esperienza nel campo dello spettacolo, dell’arte, della musica, in nome di quella “Nolanità” mai celata, bensì impregnata nella sua massima espressione, ovvero confluendo nella millenaria tradizione dei “Gigli”, oggi patrimonio immateriale UNESCO – rendono comprensibili nella loro complessità. E ce n’è di gente che accorre con fiduciosa curiosità, alla stregua di quando si toglie il panno da un’opera d’arte, inaugurandola per valutarne contenuti, messaggi, etica, riflessioni e chi più ne ha più ne metta! Testimonianza ineccepibile il teatro pieno in ogni ordine di posto: sempre l’Umberto di Nola a tenere a battesimo tutte le opere del “Pipa”, sempre tra i propri concittadini che, come Marianna, mai hanno perduto il proverbiale filo, mostrando gradimento e gratitudine, competenza e passione, voglia di confrontarsi o di “criticare”, casomai ve ne fosse bisogno. A togliere le nubi dagli spicchi solari di una narrazione pressoché ineccepibile, di certosina meticolosità, quelle “standing ovation” che fanno gocciolare i cuori e gli occhi, nel semprevivo ricordo e nella convinzione di quello che poteva essere e non è stato.
Un’incompiuta che, comunque, continua a stillare sorgenti d’acqua pura da una cascata di talento che mai ha sconfinato nella banalità, neanche quando le forze venivano a mancare, neanche quando il crudele destino appariva già scritto. In un crescendo tipico d’artista maturo, sicuro di se, razionale ma dalla fantasia sempre pregna di significative invenzioni sceniche, culminano le impareggiabili prerogative dell’ultima opera messa in scena dalla “Compagnia Stabile Nolana Pipariello”, “Dal Marchese”, appunto, che stentiamo a considerare ultima! Un messaggio inequivocabile tendente a ostentare il trionfo del bene sul male, in una sequenza di situazioni esilaranti ma che inducono alla riflessione, dove viene configurata la fragilità dell’indole umana disposta ad accettare ogni compromesso per il proprio utile, appannando gli occhi anche dinanzi a contesti paradossali che una mente sana, un cuore semplice, un assennato porsi verso il prossimo … non sono propensi a sposare.
Personaggi che si azzuffano per sbrigliare un rebus improponibile in nome del “Dio Danaro”, disfano la valigia della propria dignità e moralità, per rincorrere “Ideali” di un facile arricchimento, barando, mentendo, dissimulando la realtà nel tentativo di raggiungere i propri ignobili scopi. Solo una coppia di giovani, già soddisfatta del proprio Amore e appagati da quel poco che offre la vita, alla fine verrà ricompensata, poiché dimostra al fantasioso marchese e “mascherata” consorte , che per loro la felicità, l’orgoglio, la moralità, non hanno prezzo. Il competente adattamento scenico del fido, fraterno Peppe Ciringiò, che ne ha curato anche la regia, ha confezionato l’abito appropriato ad attori ed attrici, facendo si che i “fedelissimi” della compagnia – Luigi Pedone, Antonio Pipariello, Cristina Simonetti, Maura Tronci, Giovanni Onorato, Peppe Ciringiò e Bina Casoria – potessero esprimersi al meglio delle loro indubbie qualità. Dall’affiatamento del gruppo storico ne hanno giovato anche i nuovi innesti Luigi Fedele, Antonietta Infante, Marica Manna, Enrico Napolitano, Gianluca Sirignano – destinati, questi ultimi, ad ampi margini di miglioramento, man mano che si perpetueranno le repliche, anche al di fuori dai confini regionali, così come è avvenuto per la precedente “Fatemi Capire”, messa in scena su numerosi palcoscenici di mezza Italia, riscuotendo consensi unanimi, premi e riconoscimenti tangibili, sia per la validità dell’opera in se, che per la bravura degli interpreti che dell’etichetta “Amatoriale” dimostrano di avere ben poco, facendo l’occhiolino a famigerati protagonisti del teatro professionistico.
Il messaggio di Salvatore Pipariello, quindi, giunge forte è chiaro come un avviso ai naviganti che si intestardiscono a solcare i mari tempestosi della vita. Chi si offre al pallottoliere dei giorni a venire, con buone probabilità verrà tristemente relegato ai margini di una società consumistica che offre innumerevoli possibilità a chi si rimbocca le maniche, ma che sa mostrare il proprio volto spietato e feroce a chi intende affidarsi a discutibili espedienti o funambolici giochi di prestigio per raggiungere i propri egoistici obiettivi, non sempre in maniera lecita. Goffi corteggiamenti d’imbarazzante nonchalance, aspirazioni a matrimoni di convenienza o per acquisire un titolo nobiliare, spesso riescono pure a concretizzarsi, ma al prezzo di ipocrite convivenze, falsità nell’interagire tra le mura domestiche, doppiezze e falsi sorrisi nei comportamenti di ogni giorno, sempre a rischio di tradimenti fisici.
E solo quelli! Si, perché chi ha scelto la strada della menzogna, il tradimento morale l’ha compiuto già. Ad ogni passaggio di pensiero, nell’anima, in qualsiasi gesto quotidiano. A chi invece fa tesoro del frutto del suo lavoro, del suo vivere semplice nell’anelare un’esistenza disegnata nelle “Alte Sfere” dignitosa e coerente … va il plauso del nostro amato ed apprezzato autore, figlio di Nola, ma gemello d’universalità artistiche non comuni, confluenti in magie letterarie, teatrali, musicali e così via. Un plauso che riecheggia al di la del sipario del cielo, in un angolo dell’empireo dove convergono corone d’alloro e giullari di ogni epoca e specie. Quelli a cui la gente comune, quella a cui il “Pipa senior” dava il “tu” in un angolo di piazza Duomo, in un campo di calcio, nelle strade bucate da fossi o nei gesti spensierati di chi siede al bar per gustare un semplice caffè, rimane appassionata, intristendosi però, ai titoli di coda di una favola che ha riavvolto il nastro troppo in fretta. E vi pare poco?!?
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