Libri. “Frammenti di un discorsi amoroso che rimandano al greco come lingua divina”, questo e molto altro nell’ultimo libro della docente associata in Italianistica all’Université Côte d’Azur Francesca Sensini. “La lingua degli dei. L’amore per il greco antico e moderno” edizioni Il Melangolo è in tutte le librerie.
Il libro racconta una storia d’amore millenaria: quella tra una delle più importanti radici culturali
dell’Occidente e la lingua in cui ha preso forma. Tutto ha inizio nell’oscura protostoria del mito
e arriva fino ai nostri giorni, nell’anno in cui ricorre il bicentenario della rivoluzione nazionale
greca, iniziata il 25 marzo 1821 in un’aspra contrada dei Balcani meridionali, ai margini
dell’Europa civilizzata, in una zona in bilico tra Occidente e Oriente. I ventiquattro capitoli che compongono il libro sono altrettanti racconti, veri e propri “frammenti di un discorso amoroso” che rimandano al greco come lingua divina: una lingua che si intreccia con il patrimonio culturale del mito. Ogni capitolo prende le mosse da una parola –
del greco antico o moderno, dell’italiano con derivazione greca –, da un personaggio del mito
antico (da Zeus a Ermes, da Achille a Medusa, da Polifemo a tutte quante le sessante Oceanine), da un fatto della storia greca antica o recente, da una signora di Salonicco con uno strano soprannome da dea. Ripercorriamo così la genesi della parola “stato” attraverso la storia di una divinità più antica degli dei dell’Olimpo, Kratos. Ci immergiamo nelle molteplici sfumature dell’idea di mare che il Greco ha pensato attraverso differenti termini: il mare pescoso e azzurro che ha il nome di una dea (Thalassa) (e che ancora oggi è il nome del mare in greco moderno), il mare come via di comunicazione che ancora una volta ha il nome di una divinità (Pontos), il mare come infeconda distesa salata (hals), il mare come immensità (pelagos). Veniamo proiettati insieme agli opliti nella piana di Maratona o nella battaglia navale di Salamina quali momenti fondativi della storia dell’Occidente. Scopriamo che il victim blaming era già presente tra gli dei dell’Olimpo. Dall’eterogeneità di questi spunti si dipanano argomenti d’amore per la Grecia di sempre e si illumina la consapevolezza che la lingua e la civiltà greca siano la nostra memoria comune. Il libro è destinato a tutti gli amanti della Grecia e a tutti coloro che non sanno ancora di amarla. Non c’è nessun bisogno di conoscere il greco per procedere all’incontro. Sono altre le motivazioni possibili: il mare, l’ospitalità, l’uzo con ghiacchio o liscio, la passione nata sui banchi del liceo classico, la curiosità del filologo o dello storico, l’interesse per le parole che parliamo e
per le loro vertiginose metamorfosi, o la semplice voglia di leggere storie nuove, troppo poco
raccontate dalle nostre parti. Questa è la Grecia che l’autrice ama, conosce e che sa viva: sogno di un’Europa ideale e delle nostre radici; vicina e insieme dimenticata, perché troppo a lungo chiusa nei libri di grammatica, fatta sbiadire in nome del culto di un passato sganciato dall’oggi, pallido come le rovine delle statue classiche, un tempo abbaglianti di policromie. La lingua degli dei ridipinge i resti dell’antica Grecia colorandola con la vita della Grecia presente, con le parole e le voci di un tempo recente. Siamo sempre in tempo per capire (ancora meglio per sentire amorosamente) perché «Siamo tutti Greci», come diceva l’inglesissimo Shelley a Pisa precisamente duecento anni fa.
Bio-bibliografia
Francesca Sensini è professoressa associata in Italianistica all’Université Côte d’Azur
(Nice). Dottoressa di ricerca dell’Université Paris IV Sorbonne e dell’Università degli Studi di
Genova, dedica le sue ricerche alla letteratura italiana di Otto e Novecento, all’ermeneutica
dell’antichità classica e agli studi di genere in ambito letterario. Per il melangolo ha pubblicato
Pascoli maledetto (2020).
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