MARIGLIANO. Cineforum, Immigrazione e Integrazione: premiati gli studenti Giuseppe Pio Buonincontro e Chiara Devastato, del Liceo “C.Colombo” di Marigliano. Gli studenti hanno visto tre film per il Cineforum, svolto al teatro Summarte di Somma Vesuviana, seguito da un dibattito. Di seguito gli elaborati – poesia e tema – premiati dalla testata giornalistica web La Provincia Online, diretta da Gabriella Bellini.
Il peso delle parole
(di Giuseppe Pio Buonincontro – Liceo “C. Colombo”, cl. I F – A.S. 2015/2016)
Reti di farfalle,
voli di libertà.
Armonia di colori,
tonalità di diritti.
Inebriano profumi,
odori di emancipazione.
L’infinito del mare,
onde d’emigrazione.
Nascondigli interminabili,
richiami di bullismo,
Potenti correnti gravitazionali,
equilibri di doveri e diritti,
si disperdono nell’immensità del cielo.
“Libertà” parola colma d’amore
“Diritto” parola che risuona tutte le ore.
“Emancipazione” filosofia che origina storie.
“Emigrazione” prospettiva di salvezza,
“Bullismo”bisogno di sicurezza.
“Legge” è il termine corretto,
in questo mondo che è un treno diretto.
“I Colori del mondo”, di Chiara Devastato, classe I C – Liceo “C.Colombo”, Marigliano
Conosciamo bene i colori del mondo, quelli suoi più particolari, ma non conosciamo i colori di ognuno di noi.
Prendiamo un giorno qualunque, 28 aprile 2016 – circa 7 miliardi di persone, 196 Stati, 6-7 continenti (a seconda dei modelli di valutazione considerati) e una realtà ancora tutta da scoprire. Sento spesso parlare i miei genitori, i miei nonni (o semplicemente gli adulti che mi sono attorno) della “ loro generazione” e di quanto questa sia stata diversa dalla “nostra”. Effettivamente c’è una bella differenza, cominciando dalla popolazione che è aumentata notevolmente. Cosa raccontano? Narrano di guerre, di potenze mondiali, di conflitti ideologici…e narrano, soprattutto, vicende della loro vita quotidiana: quante passeggiate nella ricca natura, le giornate passate interamente per strada, a giocare in compagnia! La maestra era unica e non tutti frequentavano “come si deve” la scuola; il lavoro c’era, anche se non facile, ma tutti erano all’opera. Ricordano di pericoli di oggi che allora non esistevano…
Parlando della vecchia generazione, mi pongo una domanda: “ Ma noi, la nuova generazione, cosa racconteremo a quella futura?”. Su, non spaventiamoci… c’è così tanto da dire!! In fin dei conti è una domanda banale, non trovate? Ma…da dove partire? Si potrebbe partire dalla parola Tecnologia, parola composta derivante dal greco “tékhne-loghìa”, cioè letteralmente “discorso (o ragionamento) sull’arte”, dove con arte si intendeva sino al secolo XVIII il saper fare. Personalmente credo che la tecnologia sia la prima caratteristica della nostra generazione!
Detto ciò, passerei ad elencare le altre caratteristiche del mondo odierno, naturalmente fin dove è possibile, senza dimenticarne una molto attuale (benché affondi le sue radici nella storia passata), “Globalizzazione”. Nell’elenco dobbiamo inserire attentati terroristici, inquinamento e sue conseguenze, crisi, evoluzione della conoscenza del cosmo, guerre, web, migrazione (nelle sue varianti di emigrazione e immigrazione….). Argomenti uno più importanti dell’altro, che, indirettamente o direttamente, riguardano ogni singolo essere vivente del nostro pianeta! Mi suggerisce il mio grillo parlante di riflettere sulle ultime tre parole precedentemente elencate…
Comincerei col dire, per chi non lo sapesse, che tra queste parole c’è una bella differenza. L’emigrato è colui che ha lasciato il suo Paese d’origine, l’immigrato è chi si è trasferito in un altro Paese e il migrante è colui che si muove in cerca di altri luoghi, ammesso che siano disposti ad accoglierlo. Emigrati sono stati tanti Italiani diretti in America per lavoro, poi diventati cittadini statunitensi; immigrati sono, ad esempio, tanti musulmani venuti in Italia, di cui sono diventati cittadini rispettosi delle nostre leggi e della nostra cultura; migranti sono persone in fuga verso approdi sicuri, ma che spesso diventano clandestini senza diritto di cittadinanza. Perché la loro condizione è così importante nel mondo di oggi? Perché rappresenta uno degli effetti della globalizzazione, delle crisi economiche, della sovrappopolazione.
Nel 2016 l’Italia si presenta come uno stato multirazziale, così come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti… Insomma, il mondo è davvero molto “colorato”. Ciò è un bene, perché permette di arricchire la cultura di ognuno di noi, ma è un bene fin quando riusciamo a vivere tutti insieme nel rispetto reciproco. Questa è una cosa che ho imparato attraverso la visione di tre film. La mia scuola, il “ Liceo C. Colombo” di Marigliano, ha proposto a noi ragazzi un’opportunità davvero bella e valida: partecipare a un cineforum che si articolava attraverso la visione di tre film sul tema della migrazione, parlandone poi in un confronto con persone esperte nel settore e che seguono da vicino molti immigrati.
I tre film sono stati: “Terraferma” di Emanuele Crialese, del 2011 – “Samba”, di Oliver Nakache e Eric Toledano, del 2014 – “Non sposate le mie figlie”, di Philippe De Chauveron, del 2014.
“Terraferma” ha come protagonisti una famiglia di pescatori di una piccola isola siciliana che vivono, appunto, di pesca, ma anche di turismo in estate. Essi basano la propria vita sulla “legge del mare”. Il film racconta di un’estate in cui diventano più massicci proprio i flussi migratori e di come questa famiglia si ritrova impotente di fronte questa situazione. La Legge italiana prevede che qualora vengano trovati a mare o sulla terraferma migranti in cerca di aiuto, la loro presenza deve essere immediatamente denunciata alle Autorità, prima ancora di prestare loro qualunque soccorso. La legge del mare, però, prevede l’aiuto per qualsiasi persona che in mare è in pericolo. È questo uno dei maggiori conflitti che la famiglia si trova ad affrontare, proprio perché aiuta una donna con i suoi due figli, un bambino e una bambina nata proprio nella casa dei pescatori. Tra le varie scene si nota anche come i migranti vengano soccorsi umanamente sulle spiagge da alcuni turisti, mentre vengono trattati in modo freddo e burocratico dalle Forze dell’Ordine, che devono limitarsi all’adempimento dei loro doveri istituzionali.
Il film ci invita a ragionare sul fatto che molto spesso c’è in noi un innato razzismo, un’ innata paura, ma anche una spontanea umanità, difficile da controllare. Tra queste persone così disperate da tentare una morte diversa da quella certa della guerra da cui scappano, si potrebbe nascondere davvero qualcuno che soffre di una grave malattia, magari contagiosa, qualcuno male intenzionato, magari proprio un attentatore terroristico. Ecco perché abbiamo anche paura, una paura giusta, che ci fa dimenticare, però, che il pericolo non è solo in mezzo a “loro” e che “loro” non sono tutti “soggetti a rischio”. La famiglia dei pescatori non voleva abbandonare la donna, non voleva denunciare il ritrovamento, ma non poteva averne cura… Come fare? I controlli erano così tanti … Alla fine, il ragazzo pescatore, con una decisione istintiva, prende la sua barca e da solo porta la donna e i suoi bambini sulla “terraferma” , quella del continente,… o almeno si spera ci arrivino.
Il secondo film parla proprio di “Samba”, un giovane Senegalese che, arrivato in Francia da migrante, vuole avere la cittadinanza, trovare lavoro, imparare ad adeguarsi al territorio ospitante. Per tutto questo, però, ci vuole tempo e in suo soccorso ci sono assistenti sociali che offrono agli immigrati del cibo, un tetto e delle regole, e che li assistono fino a quando è possibile. Sarà proprio così, all’interno di un centro di accoglienza, che Samba troverà l’amore in un’assistente. Il film offre al pubblico la visione della precarietà che affrontano queste persone, poiché lavorano in nero, con falsi documenti, e che per sfuggire ai controlli, per nascondersi dai poliziotti, ne passano davvero tante. Un film è a tratti ironico, perchè mostra quanto, anche tra culture diverse, si è simili: stessa attrazione per il sesso, per il divertimento, per l’amore, per il lavoro…. Si capisce, così, quanto sia bello poter scoprire le ragioni che ci accomunano, pur tra culture diverse, pur tra colori diversi della nostra pelle.
Il terzo e ultimo film, “Non sposate le mie figlie” , ha suscitato davvero tanta curiosità.
Racconta di due coniugi francesi, le cui figlie sposano rispettivamente un musulmano, un ebreo e un cinese, che i genitori accettano non proprio di buon grado. Nel corso della vicenda si coglie come sia difficile l’integrazione piena tra le usanze e le mentalità diverse di tutti i componenti di questa “vivacemente colorata” famiglia. Sarà poi la mamma, sull’orlo della depressione, a portare la pace e a invogliare tutti ad un’ampia conoscenza. Ma quando anche l’ultima figlia, Loren, sposa un francese cristiano, ma … africano, la situazione precipita. Il padre vorrà divorziare dalla moglie e tutta la situazione finisce per assumere aspetti drastici e sorprendenti. Solo dopo, in vista dell’imminente matrimonio, i due rispettivi capifamiglia, completamente contrari alle nozze per lo stesso motivo, riconosceranno gusti comuni e diventeranno, così, grandi amici, come le rispettive mogli. Beh, penso che il messaggio sia ben chiaro a tutti: il razzismo è causato dall’ignoranza e dal pregiudizio verso gli altri dovuto alle semplici apparenze. Questo film mostra, poi, un dettaglio poco conosciuto: non siamo soltanto “noi bianchi e cristiani” a provare razzismo nei confronti delle altre culture e religioni, ma anche gli altri lo provano nei nostri confronti. Lo so, è sorprendente! La visione completa dei film ci stimola a una riflessione: sappiamo che la realtà è complessa, però non siamo capaci di guardarla in faccia, di sfidarla. Io vorrei una risposta alla mia domanda: per quanto altro tempo ancora andrà avanti questa storia? Vogliamo forse raccontare alla generazione futura la nostra inadeguatezza di fronte al problema? Ah! Il mio grillo parlante disilluso mi dice di non farmi troppe domande, magari di vivere a pieno ogni istante. Però, che rabbia! Trovarsi a vivere nel mondo e non riuscire a governarlo. So che non la pensiamo tutti allo stesso modo, però ci deve essere un ideale comune, per forza.
La Terra è questa ed è una sola, solamente una… E’ la nostra bella casa, immensamente preziosa, dove non sappiamo abitare.. Noi, così intelligenti, così bravi e tecnologici, che ci pugnaliamo a vicenda! Giochi di potere. Abbiamo dimenticato ciò che è bello, a volte non ci accorgiamo nemmeno più del fascino di un semplice tramonto, però continuiamo a splendere, perchè valiamo tanto ancora!! Siamo esseri umani, ce ne rendiamo conto? Amici, vi auguro davvero di conoscere i colori di ognuno di noi e quelli degli altri, per dipingere insieme una tela variopinta come la vita. Serenamente vi auguro una sana ricerca, con l’aiuto dei nostri grilli parlanti.
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