giovedì 19 Settembre 2024
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Il Sogno di Mimì a Somma Vesuviana

Somma Vesuviana. Il sogno di Mimì/Suite per un’anima nasce dalla passione comune per la storia di Domenica Berté, affettuosamente chiamata Mimì, interprete intensa, musicista intimista e raffinata cantautrice italiana nota con il nome di Mia Martini, nata a Bagnara Calabra il 20 settembre del 1947 e morta a soli 47 anni in circostanze a tutt’oggi ancora velate di mistero.

La sua vicenda biografica e artistica la accomuna ad altre cantanti che hanno affidato alla propria voce le sfumature delle inquietudini e delle rabbie, dei tormenti e delle passioni, delle felicità e delle tenerezze, che hanno messo tutta la loro vita nella propria voce: da Edith Piaf a Billie Holiday, da Amalia Rodrigues a Gabriella Ferri e Janis Joplin… per citarne solo alcune.
Artiste che hanno in comune quell’intendere la voce come un “luogo” dell’anima, dalle vite spesso spezzate, irrisolte, infelici, libere e liberate solo nel “canto”. Alle quali si sono unite da poco Amy Winehouse e Whitney Houston.

In scena a raccontare Mimì, due donne, due anime femminili, si rimandano il racconto di un’esistenza divisa tra la profonda esigenza del canto e le dure regole dello show-business. Si sdoppiano e raddoppiano il segno, e frammentandosi danno unità alla presenza. Sono Mimì la bambina e l’adulta, la donna e la cantante, la madre e la figlia, l’una sorella dell’altra, in una stanza della memoria che gioca con il tempo: dall’infanzia alla morte e viceversa, dalla potenza della voce alle sue assenze, ai clamorosi ritorni segnati da eclatanti rinascite. Come un’araba fenice.

Fin da bambina Mimì coltiva il suo sogno di cantare, perseguito con rara determinazione e consapevolezza. Già al suo debutto giovanissima, firma pezzi suoi. Il periodo yè-yè e gli anni ‘70, una famiglia di sole donne e il difficile rapporto con la figura paterna, la breve ma devastante esperienza del carcere. I Premi numerosissimi, e un primo allontanamento dalle scene, e poi il ritorno, e di nuovo l’assenza per lunghi anni – quasi fosse dimenticata – fino al trionfo morale dell’ ‘89 a Sanremo, con la memorabile esecuzione di “Almeno tu nell’universo” , che alle 16.30 del 16 maggio 1995, giorno del suo funerale in una nebbiosa cittadina del Nord, venne trasmesso in contemporanea da tutte le radio nazionali insieme ad altri suoi numerosi cavalli di battaglia. In America venne fatto solo per la tragica scomparsa di John Lennon.

Pochi e significativi oggetti scenici, un armadio/contenitore in una stanza/limbo da cui guardare il corso della propria esistenza, prima e dopo, dopo e prima, durante.

Ora il canto, ora la narrazione, ora l’azione performativa: questi linguaggi della scena restituiscono “i nodi” emotivi più importanti della vita di Mimì, così come ci sono apparsi attraverso le interviste rilasciate, le sue testimonianze scritte, le voci di chi l’ha conosciuta e incontrata, le sue canzoni. Il mare dell’infanzia di Bagnara Calabra, il figlio desiderato e non avuto da quel lungo, travolgente e devastante rapporto d’amore con Ivano Fossati, l’assurda calunnia di menagramo che il mondo dello spettacolo, con una crudeltà degna di nota, aveva fatto sua fino al punto da emarginarla, vero e proprio caso di “mobbing”, tale da indurre Mia Martini a rinunciare per un lungo periodo all’unica cosa che le dava da vivere: il canto.

E’ stato affascinante per noi ripercorrerne la vita, tradurla in scena.
E la cosa richiederebbe ancora approfondimenti per restituire piena giustizia a una voce celebrata tra le massime da Charles Aznavour, con cui Mimì nel 1977 fece una trionfale tournée e un mese di repliche all’ Olympia di Parigi. Un’artista enorme che pure sul palco poteva sentirsi, come lei stessa scrive in una sua canzone: …goffa e ridicola… per aggiungere poi: …non c’è niente di grande in me, io posso soltanto cantare per te…

Delle canzoni di Mia Martini cantate nello spettacolo e arrangiate dai musicisti Elisabetta Serio al piano ed Ernesto Nobili alla chitarra, abbiamo privilegiato quelle di cui Mimì è stata autrice “scoprendole” tra l’enorme repertorio, considerato che per lei hanno scritto i migliori autori della canzone italiana.
E quelle del periodo “napoletano” quando incontra Enzo Gragnaniello che scrive per lei pezzi memorabili. Sarà proprio Napoli, città amata, a spazzare via come un vento le calunnie e, secondo una vera e propria nèmesi, lei, additata ed emarginata come iettatrice di pirandelliana memoria, diviene la beniamina e il portafortuna della squadra di calcio del Napoli che vince il suo secondo scudetto nel 1990 con Mimì costantemente al suo seguito.

La coincidenza fortuita che ha dato una prima “forma” teatrale al nostro desiderio di lavorare intorno a Mia Martini, è stato il Memorial Mia Martini – Una voce per Pithecusae, un Concorso per Voci intitolato alla cantante che si è svolto in settembre 2011 a Lacco Ameno sull’isola di Ischia, di cui è stata madrina Leda Berté, la maggiore delle sorelle Berté. In questa occasione, abbiamo dedicato a Mia Martini un racconto-spettacolo di 15 minuti: è da qui che siamo ripartite per lavorare a uno spettacolo completo, una vera e propria Suite… per un’anima immensa, che ha ancora molto da cantare.

Caterina Pontrandolfo e Cristina Messere

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