La pubblicazione del volume è frutto della silloge premiata con il 1° posto, ex aequo, al Premio Letterario “La Ginestra di Firenze” 2023, e stampata in libro il 28 marzo c.a. dalla Edizioni Helicon. A darne notizia, a suo tempo, la stessa autrice pugliese, di Squinzano (Le), anticipandone, per sommi capi, le sensazioni più immediate.
“Oggi il mio buongiorno per Voi Tutti sprizza di gioia nel presentarvi il mio primo lavoro stampato in un libro di poesie, che racchiudono vari passaggi nell’esistenza di crescita di ognuno, passando dalle lacrime per le prove cui la vita stessa sottopone e la rinascita con la consapevolezza che un nuovo giorno ha sempre una luce di speranza pronta a regalare gioie: da qui il titolo “Nella rugiada di vita – La luce dell’alba”.
Successivamente alla pubblicazione, il libro ha ottenuto il 1° posto nella sezione “Libro di poesia”, al premio artistico letterario “Autori Italiani 2024” – Direttore Artistico del Premio Fiore Sansalone e presidente della rassegna Monica Vendrame – ed ancora tante altre segnalazioni di merito.
E ci sentiamo di aggiungere che le sue poesie sono stalattiti da cui gocciolano premi in modo pressoché continuo, da concorsi da ogni parte d’Italia, con una eterogeneità di giurie che non lascia spazio a commenti di sorta. Qualunque sia il tema trattato: sociale, religioso, intimistico e quant’altro, per mettere in evidenza anche la Sua bravura nell’esposizione in tematiche non facili da trattare per tutti!
Nella presentazione del libro – che qui di seguito riportiamo – si entra nel vivo di ogni concezione rappresentata in un binomio “mente/cuore” che non ne vuol sapere di scindersi a nessun costo.
“Scorrono, padrone del gioco, le parole che il fiume della vita – placido o burrascoso che sia – alimenta nel corso di una speranza mai perduta, che impregna i colori del quotidiano nel profondo dell’anima dove, si spera, possa nascere un sogno a compensazione delle storture esistenziali. E sono emotività allo stato puro ad affrontare tempeste che scuotono il turbinio di un’esistenza che non concede alibi, ma che non la da per vinta ai disastri che ronzano intorno, reagendo, bensì, con rinnovato vigore, a cavallo di quella rigenerata positività “che di conforto veste nuovi giorni”, rinfrancati nella missione che investe “Nei camici il sorriso”, “Nel cuore dell’Africa” oppure “Tra i sommessi sassi … che rievocano il passato di una vita dall’intensa gloria”, per approdare nei “Vicoli dalla dorata luce”.
La Contino, attraverso un persistente realismo condito da una narrazione degli eventi con piglio sicuro e stile personale, senza cedimenti di sorta, dove non manca, all’occorrenza, una metafora significativa e squisitamente appropriata … ficca le unghie del suo malessere nella sofferenza del genere umano, alla continua ricerca di un ribaltamento degli eventi dolorosi, se non proprio disastrosi, non per forza personali, ma riferitoci dal persistente tam-tam dei mass media, spesso di dubbia provenienza!
Nasce così, una fioritura d’immagini che induce il verso a visitare in prima persona le voragini del nostro tempo – siano esse intimistiche o universali – edificando ponti di speranza “per un abbraccio vivo su miserie”. E come le rondini, migra “senza tentennamenti di libertà”, frantumando confini e ostacoli che il genere umano frappone in un gioco delle parti, inspiegabilmente crudele e persistente, tra un indeciso battito di cuore e serenità latenti.
Ed è così che ad ogni guerra l’accorata poetessa frappone schiarite affinchè nel cielo non vi sia più “fumo nero e boati, ma il sole tra colori, fiori e pace”; non corpi esamini e grida di migranti che non hanno conosciuto nessun porto. Ai guasti dell’ambiente indica oasi salvatrici non lontane da un “Mare vivo”. Ai terremoti di violenza di genere o del cosiddetto “turismo sessuale”, manda in soccorso “la voce del coraggio” per far si che non vengano tarpate le ali al destino, dedite a guidare la donna ad una significativa rinascita, anche quando la pioggia si confonde con le lacrime. Che contrasto col: “Mio Eros, tu che d’infuocati dardi cospargi il sentiero di certezze, la mano porgi e sigilli l’unione con l’intreccio di vite in un tutt’uno, la mia e quella tua, nell’amore puro”.
L’alternarsi delle stagioni apre il corso di sentimenti intimistici nel dolce e nostalgico sacro concetto di famiglia dove la dolcezza di una carezza di mamma diviene “melodia soave”, il ricordo di un papà “che tutto il bene dava alla famiglia amata”, la mancanza del fratello Mino, “forte risuona nel mezzo del petto”. Sensazioni, tutte insieme che scandiscono, all’unisono, battiti di vita inviolabili, a compensazione dei “giochi mancati”, benché rivolgano l’attenzione all’amica stanca e avvilita per una vita tutta in salita” o nella semplicità di una fanciullezza spensierata al “bar del sole”.
Carla – La prima; Anna – Amica cara; Seid – La gioventù sofferta … benchè in diversi contesti, mantengono il filo di un girotondo che fluisce nel vortice dei sentimenti più puri eppur contrastanti tra loro, nella consapevolezza che la vita non da certezze ma che apre nuovi scenari che neanche una sfera di cristallo riesce a decifrare prima che divengano realtà. Ed è il succo della vita, poichè, per chi ci crede, si finisce col rivolgersi alla Vergine Madre in un pietoso grido universale: “Sorreggi gli animi che nel dolore invocano perdono e pace”.
Ad Alba Contino possiamo assicurare che non sono poche le cose nel cassetto che definisce frammenti di una vita piena! E che la sua forza d’animo darà certamente una risposta concreta a quel suo enigmatico “un giorno capirò”. Tante di quelle risposte se le è già date in queste pagine intense di vera poesia che inducono a serie riflessioni sui valori di una contemporaneità che predilige l’edonismo sfrenato di “un’umanità che non smette di farsi male da sola”, al “suono dell’amore con dissipata nebbia”, frutto delle diseguaglianze della vita.
Corpose, accattivanti, senza orpelli o superfluità, educate nelle espressioni e nella concettualità, queste pagine come in una fotografia, imprimono le sensazioni di un animo sensibile sugli altari di un’esistenza che traballa tra il sacro e il profano, tra il serio e il faceto, tra sogno e realtà … usando, comunque, il binocolo di un’onestà intellettuale che allenta e stringe le briglie di un ciclo vitale per niente assoggettato alle nostre esigenze, ma che, anzi, provoca scompensi dove poter annegare o rinascere definitivamente.
E, sulla soglia dei suoi anni, scorgere da un oblò il sole tra le montagne e la speranza nel diluvio, le consentirà di guardare negli occhi la “Maestra vita” e di calzare con orgoglio e dignità le scarpe che, magari oggi non ha, ma che il tempo confezionerà col prezioso materiale dal nome “Poesia!”. Con Lei architetto! (dr. Mauro Romano: Poeta – Critico Letterario).
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