Somma Vesuviana. (Dal Roma)Si è inginocchiata di fronte alla bara in mogano che conservava le spoglie della figlia piangendo. L’ha accarezzata e guardando la foto sorridente di Melania, incastonata in una cornice d’argento, le ha sussurrato: “Non preoccuparti a mamma, non preoccuparti”. Il gesto della signora Vittoria, madre di Melania Rea, la giovane ritrovata cadavere il 20 aprile scorso nel bosco delle Casermette a Ripa di Civitelle, ha rotto la “compostezza” ed il silenzio dei familiari che hanno partecipato ai funerali della giovane. Funerali che si sono svolti ieri nella chiesa di Santa Maria del Pozzo di Somma Vesuviana di fronte ad oltre duemila persone. Una fiumana di gente, tra parenti, amici e soprattutto curiosi, che hanno voluto rendere omaggio alla giovane. Ad officiare il rito il vicario del vescovo di Nola Beniamino Depalma, don Lino Onofrio. Di fronte a lui la famiglia della vittima, le istituzioni e tanta gente comune accorsa a rendere l’ultimo omaggio al feretro di Melania. Di fronte a lui anche Salvatore Parolisi, il marito di Melania, arrivato intorno alle 14. Il caporal maggior dell’Esercito, si è soffermato in lacrime a pregare, sorretto da un amico, poi si è seduto in prima fila dove amici e familiari lo hanno abbracciato per porgergli le condoglianze. Da un lato, alla destra dell’altare, la famiglia Parolisi. Dal lato opposto quella dei Rea. In mezzo la sensazione che ci sia stata una certa freddezza tra le due famiglie. Si diceva di Parolisi. Giacca grigia, camicia scura a righe, barba appena accennata e taglio alla marines, ha seguito l’intera funzione con il capo chinato sulla spalla sinistra della sorella. Non una parola, non un rivolo di fiato durante tutta la funzione. Solo il capo chinato e qualche sguardo assente alla bara che custodiva il feretro della moglie. Un feretro avvolto dal sostegno delle migliaia di persone che fin dalla prima mattinata si sono recate a renderlo omaggio. A regolarne il flusso i volontari della protezione civile Cobra2 che si sono stretti intorno al loro storico responsabile, Vincenzo Secondulfo, cugino proprio di Melania. Non solo, ma ai funerali hanno partecipato anche diverse autorità civili e militari. C’era il sindaco della cittadina sommese Raffaele Allocca il quale non ha predisposto il lutto cittadino, ma che comunque ha fatto si che venisse istituito un efficace servizio d’ordine. C’erano anche una decina di militari del 235° Rav Piceno, nel quale Parolisi è istruttore, che hanno deposto una corona sul sagrato. Con loro una rappresentanza dell’Aereonautica militare lì per Michele, fratello della vittima. “Ci hai lasciato in un grande dolore, e in un vuoto indescrivibile. Si cercano risposte a tanti perché. Melania è stata portata via da un destino crudele che l’ha strappata con violenza inaudita ai suoi affetti. Niente sarà più come prima. La speranza è che adesso Melania continuerà a vegliare su di noi, sulla sua figlioletta Vittoria anche dall’alto dei cieli”. Queste parole invece sono state pronunciate da Francesco, cugino di Melania, che ha letto una lettera scritta dal papà della giovane. Ed ancora Michele, fratello della vittima: “Ringrazio le Istituzioni e quelli che sono accorsi qui. Il vostro sostegno ci ha aiutato e riteniamo che voi facciate parte della nostra famiglia”. Alla fine della funzione il feretro è stato portato a spalla da quattro uomini di cui uno era proprio Michele. La bara, nell’attraversare la navata è stata accompagnata da un lungo applauso ripetuto più volte anche fuori dalla chiesa. Ed è proprio fuori che una donna del paese, Liliana, ha reso omaggio alla vittima con un biglietto su un cuscino di fiori: “Alzo gli occhi al cielo e vedo troppi angeli: Sara, Yara, Melania – si legge -. Due bambine, una giovane mamma. Senza un perché. Tre angeli che avevano un forte motivo per rimanere su questa terra, crescere per vedere il mondo”.
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