Su quello che ormai è un vero caso, quello del “Bar Giulia” di Somma Vesuviana, indagano anche i carabinieri. Dopo aperture e chiusure che si sono succedute diverse volte nel corso degli ultimi tre anni, la proprietaria esasperata ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare tutto quello che è accaduto dal giorno dell’inaugurazione, appunto, nel 2010. Mary Leonessa, giovane e agguerrita imprenditrice, ha aperto con la società di proprietà del padre un bar nella piazza principale di Somma Vesuviana. Aveva ottenuto tutti i permessi per occupare anche il suolo pubblico che si trova davanti al suo locale, aveva fatto costruire un gazebo, insomma aveva effettuato diverse spese. L’amministrazione comunale aveva provveduto a modificare anche la viabilità per permettere la sistemazione dei tavolini in strada, poi qualcosa è cambiato. Ed è cambiato diverse volte. Il gazebo è stato smontato, “Ogni volta venivano i vigili urbani e ci informavano di un nuovo provvedimento”, spiega Leonessa, “prima ci hanno detto che partecipavamo ad un progetto di riqualificazione della zona e quindi abbiamo comprato fioriere, fiori e piante per abbellire la strada, poi ci hanno fatto smontare il gazebo che ci era costato diverse migliaia di euro, poi ci hanno fatto togliere i tavoli, poi ci hanno fatto mettere un tappeto verde, poi neanche quello poteva più stare al suo posto, siamo andati e venuti diverse volte dal Comune ed ogni volta ci veniva data una spiegazione diversa. Quel che è certo è che quando abbiamo aperto abbiamo pagato oltre 5 mila euro di Tosap (tassa occupazione suolo pubblico) e avevamo tutti i permessi, ogni anno abbiamo avuto tutte le autorizzazioni dagli uffici preposti del Comune e poi ci venivano revocate senza una giusta motivazione. Per questo, dopo l’ennesima chiusura e riapertura del mese di luglio, ho deciso di denunciare tutto ai carabinieri della Stazione di Somma, va fatta chiarezza sul comportamento che hanno avuto con noi dirigenti e dipendenti comunali”. In campagna elettorale il gesto più plateale compiuto dall’imprenditrice che chiuse il bar e fece affiggere davanti al locale in piazza, a pochi passi dal municipio, un manifesto ed uno striscione esplicativo: “Vergogna!!!Uffici burattini mandano a casa dieci famiglie”. Fu però rimosso quasi subito per “non turbare la campagna elettorale in corso”. Ora saranno le indagini a stabilire cosa abbia “tormentato” la vita del bar in questi anni, tenendo sul filo del rasoio dieci famiglie che ogni giorno pensano di perdere il lavoro. “Se abbiamo riaperto ogni volta e abbiamo chinato il capo”, spiega Mary Leonessa, “è proprio per i nostri dipendenti, non siamo imprenditori senza scrupoli sappiamo cosa vuol dire dover portare avanti una famiglia e nei giorni che siamo rimasti chiusi, per non lasciare nessuno senza lavoro, abbiamo impiegato il personale nell’altro bar che abbiamo a Pomigliano d’Arco, ma questo non potrà accadere per sempre. Andiamo avanti con la denuncia e siamo certi che i nostri diritti saranno evidenziati”.
NELLA FOTO UNO DEI SOPRALLUOGHI EFFETTUATI DALLA POLIZIA MUNICIPALE
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