sabato 21 Settembre 2024
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Il Blog dell’Ulisse. Non pubblicare commenti anonimi è una forma preventiva di censura ai lettori

Leggo con una certa curiosità la lettera indirizzata ai giornali online dall’assessore alla Cultura Emanuele Coppola. Leggo e non riesco a comprendere i motivi di questa, garbata, uscita che ha il vago sapore di una preventiva forma di censura nei confronti di chi ritiene di dare spazio ai lettori attraverso i commenti ai pezzi. Tutti noi giornalisti, professionisti e pubblicisti, siamo responsabili di fronte ai lettori ed alla legge. Noi sgarriamo dando false notizie, noi ne paghiamo le conseguenze. Il dogmatismo paolino non mi appartiene. Potrò sembrare oltraggioso o stucchevole, ma resto sempre dell’idea che una delle stelle polari della nostra, sgangherata, democrazia resti l’articolo 21 della Costituzione italiana. Non pubblicare commenti in forma anonima significa venir meno ai dettami di questo articolo costituzionale, peraltro universalmente sancito e riconosciuto nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere”. Dunque, se censurassimo i commenti, anche anonimi, ma ovviamente non offensivi ,calpesteremmo un diritto. Il diritto di chi vuole esprimere una opinione, un malessere o un semplice punto di vista in forma anonima. Scusate,ma come ci ricorda un nostro lettore, il voto è l’espressione di una opinione? Ed esclusi gli operatori politici (e spesso anche su di loro ci sono dei dubbi), chi riuscirebbe a dire con certezza quale opinione, nel chiuso di una cabina elettorale, ha espresso un qualunque cittadino? Teoricamente nessuno. E così è anche per i commenti. Noi possiamo leggere le opinioni, ma non il viso di chi l’ha espressa. A mio avviso bisogna tutelare i commenti, anche se essi sono caustici, sgrammaticati, poco chiari o irriverenti. Anche se essi fossero il frutto di un a chiacchierata da marciapiede. Sì perché, mantenendoci su di una scia civicamente dogmatica, possiamo affermare che il restare anonimi non è Peccato. E’ Peccato non partecipare attivamente alla vita della comunità. E’ Peccato criticare e scomunicare chi la pensa diversamente o chi critica. E’ peccato osteggiare chi pone domande. Ed è Peccato anche non rispondere a certe domande. Proviamo ad immaginare due scenari: io scrivo un commento critico, ma garbato, nei confronti dell’assessore Coppola firmandomi Emanuele Coppola. Ci mettiamo a cercare sull’elenco telefonico o all’ufficio anagrafe chi è e dove abita questo signore? Seconda ipotesi: se vivessimo nell’Eden e andasse tutto bene ci sarebbero delle altissime probabilità che i lettori esprimessero giudizi favorevoli nei confronti della nostra beneamata (non me ne voglia la mia Inter) classe dirigente. Ebbene, in tale contesto l’assessore avrebbe scritto una lettera del genere? Presumo, ma sono contestabile su questo punto, di no. Dunque, di cosa stiamo parlando, di una censura preventiva di qualsivoglia commento? Oltretutto sono in disaccordo con il titolare alla Cultura quando dice che il fenomeno è un “mal costume tutto sommese”. E’ una balla clamorosa. Anche testate come Corriere o Repubblica (per dirne due più famosi), moderano e pubblicano commenti dei propri lettori che spesso sono bordeline. Sulla serietà dei giornali si lasci giudicare i lettori. I politici, facciano i politici, i giornalisti i giornalisti ed i lettori i lettori. Perché, come scriveva Gianfranco Contini: “Può darsi che una grande critica abbia anche un grande contenuto”. Naturalmente vale per tutti. Buona lettura.

P.S. Questa è un’idea del tutto personale. Il direttore Gabriella Bellini, se riterrà opportuno, rispondere in nome e per conto dell’intera redazione.

“COMMENTO ANONIMO”

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