L’inizio dell’avventura della pubblicazione della d.ssa Anna Verlezza sembrerebbe barcamenarsi su una scacchiera dove il bianco ed il nero provano a sopraffarsi vicendevolmente, anche se nel nostro caso non si tratta affatto di un gioco.
Il bianco, ovvero, il bene, la gioia di fare, il positivo, le iniziative che si mettono in atto per trarne profitti a favore di chi opera attivamente nel sociale senza l’intenzione di ricavarne interessi propri … Il nero, e cioè, il male, le avversità, gli ostacoli che si frappongono tra un progetto positivo e il suo realizzo.
“L’Angelo che imparò a volare”, Francesco Pio Martinisi, – che con nonna Enza nel 2009 ha subìto la più atroce delle sorti – per merito degli affranti genitori, Katia e Luigi, e delle tante persone a cui non fa difetto la sensibilità – che ne hanno sposato il progetto filantropico senza il minimo scopo di lucro, l’autrice e la casa editrice ‘Melagrana’ innanzitutto – sembrerebbe ribaltare i contenuti della storia, trasformando una vicenda che indurrebbe alla disperazione in un piano benefico a favore di chi si trova in condizione d’inferiorità e chiede aiuto alla ‘distratta’ società che lo circonda, anche solo con uno sguardo, con un gesto inequivocabile, pure se a volte goffamente accennato!
Ma la prerogativa di voltare le spalle a chi soffre, ai disadattati, ai diversamente abili … non è dei nostri ‘eroi’.
Eroi non per caso. Questi, legati da un inossidabile, invisibile filo che li lega al ‘loro Angelo’, squarciando il chiaroscuro delle nubi, – senza provocare il minimo rumore che possa interrompere il delicato sonno di Francesco Pio e nonna Enza – spendono il proprio impegno in tanti momenti della propria quotidianità, nell’idea di far conoscere la triste vicenda con un libro/favola … allo scopo di destinare i proventi che ne deriveranno alla “Fattoria Sociale Melagrana”, centro che sta sorgendo nel paese beneventano di Dugenta, con l’intento di attivare ‘laboratori speciali’ per persone ‘Diversamente Abili’ e, ove se ne presentasse la possibilità, curarne il loro inserimento nel mondo del lavoro. Ma altre idee pullulano nelle intenzioni dei nostri benefattori, tutte strettamente legate al mondo dei ‘portatori di handicap’.
Il debutto della presentazione dell’opera che l’autrice Anna Verlezza, docente della scuola dell’infanzia presso la Direzione Didattica di Santa Maria a Vico – laureata in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli con masters universitari di I’ e II’ livello, sulle “metodologie e strategie d’insegnamento” e su “Il profilo del D.S. management, leadership e responsabilità”, nonché in Scienze religiose con 110 e lode – è avvenuto lo scorso 27 gennaio presso la sala consiliare del comune di San Felice a Cancello (CE), Ente patrocinatore, alla presenza del vescovo di Acerra, S. E. Giovanni Rinaldi, del sindaco di San Felice a Cancello, Emilio Nuzzo con Francesco Buonomano, assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura, Politiche giovanili, dei genitori del piccolo protagonista della vicenda, Katia Ruscio e Luigi Martinisi e di numerosi dirigenti scolastici della zona.
In prima fila non poteva certamente mancare Roberto Malinconico, delle “Edizioni Melagrana” che ne hanno curata la pubblicazione.
L’evento è stato repentinamente bissato lo scorso 3 febbraio presso la libreria “Ubik”ripetendo l’emozione fortissima della prima volta quando mamma Katia, riferisce la Verlezza – “mi ringraziava con lo sguardo ogni volta che mi scrutava”.
A far gocciolare il cuore, stavolta, “la presenza di una signora che mi stava aspettando perché, – informa l’autrice – nei giorni precedenti aveva visto, insieme al nipotino, la locandina e lui voleva il libro che però sarebbe stato in libreria solo da ieri sera. Lei è tornata apposta per comprarlo e farsi fare la dedica. Indescrivibile!!!!”.
A Napoli, nonostante ‘Giove pluvio’ avesse scatenato tutte le sue forze malefiche – intese nel senso di pioggia, vento, grandine, freddo !!! – c’era ancora il ‘miracolato’ papà Luigi – e poi spieghiamo il perché – ancora il direttore della casa editrice “Melagrana” , le zie del bimbo e, eccezionalmente, la dott.ssa Enza Campagnuolo, psicologa della ‘Melagrana’ e tanti amici venuti , nonostante le proibitive condizioni atmosferiche.
Ecco un altro segno che potremmo definire non certo ‘divino’, ma sicuramente indicativo sulla positività dell’iniziativa che coinvolge persone che hanno rinunciato a compensi e diritti ed hanno lavorato – e lo stanno facendo ancora! – per amore della storia che si sviluppa sotto forma di favola, che adesso riveliamo.
Francesco Pio Martinisi, morto in una camera iperbarica a Miami (USA) nel 2009 quando aveva appena 4 anni, è “l’Angelo” che dà lo spunto a questa favola proposta in chiave semiseria e dedicata a tutti i bimbi del mondo, luce e futuro dell’umanità. Erano le 10:00 circa in America, Francesco Pio stava sottoponendosi, in compagnia di nonna Enza, all’ennesima seduta nella ‘camera iperbarica’ del centro medico di ‘Lauderdale by the sea, l’Ocean hyperbaric oxygen neurologic’, dove si trovava per curare una ‘tetraparesi spastica’ da cui era affetto dalla nascita.
Ma, atroce destino, all’improvviso la camera iperbarica prende fuoco. Nonna Enza muore poche ore dopo al ‘J.M. Hospital’. Francesco Pio, con ustioni profonde sul 90% del corpo, viene trasportato in eliambulanza allo più attrezzato ‘Jackson memorial hospital’. Purtroppo, dopo 42 giorni, il suo cuoricino si ferma e la sua resistenza viene meno.
Nonna Enza, in quel periodo sostituiva il papà di Francesco Pio, che era tornato a casa per l’anticipata nascita dell’altro figlio – attesa per maggio, ma avvenuta a metà aprile. Questa fatalità ha fatto si che in quella camera iperbarica non ci fosse Luigi. Da questa tragedia di morte nasce però il progetto di vita di cui abbiamo già parlato. Una favola per tutti i bambini del mondo, perché nei loro occhi possa risplendere sempre la luce degli angeli!!!
Prossima presentazione l’8 febbraio alle ore 18, presso la “Feltrinelli” di Caserta. Ma siamo sicuri che tante altri appuntamenti seguiranno ancora, per poter dare alla gente semplice e a chi mette la propria sensibilità e disponibilità a favore del prossimo. Con naturalezza, con maturità, e, soprattutto, senza nulla pretendere, se non la soddisfazione morale di essere utili a qualcosa e per qualcuno!!!
Anna Verlezza – L’Angelo che imparò a volare – pagg. 60 – Euro 10,00 – Edizioni Melagrana.
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