Somma Vesuviana. A sette anni dalla scomparsa rivive nel cuore dei concittadini e di chi lo ha conosciuto, l’ultimo cantore della tradizione sommese.
Giovanni Coffarelli a sette anni dalla sua scomparsa, è ancora vivo nel cuore dei sommesi. I suoi concittadini e gli artisti che lo hanno conosciuto ancora oggi ricordano l’ imponente voce di colui che fu ambasciatore del folk vesuviano nel mondo. Fondò l’associazione culturale la “Paranza”, non soltanto laboratorio della riscoperta delle tradizioni, ma un piccolo teatro della cultura locale e cenacolo della trasmissione intergenerazionale. La sua sala ha accolto ed emozionato intere file di giovani, appassionati e scolaresche incantati dal suono magico dei suoi “canti a figliola”, accompagnati da “tammorre”, “scetavaiasse”, “putipù”, “triccheballacche” e altri antichi strumenti della tradizione meridionale. E ancora libri, fotografie, immagini di culto della “Vergine del Castello”, preziose testimonianze di spaccati di epoche lontane.
Di antichi fonemi. Di una visione del mondo che, amabilmente e generosamente Coffarelli custodiva per i figli di Somma.
Numerose le figure di spicco dell’arte e della cultura che frequentarono il suo salotto: l’intellettuale Roberto De Simone, Eugenio Bennato, Fausta Vetere, Ginette Herry, Lina Sastri, Paolo Apolito, Anna Lomax, Giovanni Pizza e Peppe Barra.
È proprio con le parole di Peppe Barra in una recente intervista rilasciata alla Provincia online (per visualizzare il filmato e l’articolo/intervista clicca qui) che vogliamo rinnovare la sua memoria:
Qual è il suo ricordo del Maestro Giovanni Coffarelli, cantore della tradizione sommese?
“Giovanni è stata una persona alla quale noi ci siamo un po’ rifatti, ci siamo rifatti al suo modo per essere stimolati. Qualche volta l’abbiamo chiamato per fare concerti con noi. Come lui ben vengano giovani bravi della sua scuola” continua il celebre artista Peppe Barra: “Giovanni era un nostro amico e grande ammiratore della Compagnia di canto popolare”.
Si auspica che l’augurio di Peppe Barra si realizzi, che tanti giovani seguano le orme di Coffarelli, che “La paranza” riapra e torni a rianimarsi di studenti, intellettuali e appassionati della cultura e del folclore.
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