L’autore, etno/antropologo, ha compiuto ricerche sistematiche sulla materia, in Campania, in parte della Basilicata, della Puglia del Lazio e delle Marche. Svolge attività di ricerca presso l’università degli studi di Napoli ‘Suor Orsola Benincasa’, collaborando con la cattedra di Storia delle Tradizioni Popolari tenuta da Vincenzo M. Spera nel corso di Laurea in turismo per i Beni Culturali. Scrutando – non senza stupore e curiosità – il magico contesto della sua preziosa ricerca, leggiamo:
“Entrare ed immergersi nei riti popolari riferiti al Monte Somma e al Vesuvio, è come trovarsi in un santuario mistico e carnale, sublime e ovvio, tenero e osceno, misero e prezioso, di memorie e di attese, d’immagini già viste e nuove. In un santuario dove l’icona oggetto di culto si manifesta come specchio del mondo e del volto nascosto di ognuno di noi, santo e grifagno, adolescente e morente. La rivelazione si compie in uno spazio di confine del mondo, che è di terra, di pietra, di figure e di preghiere, di calde e affettuose imprecazioni ai santi di famiglia. Il tutto è giocato e tenuto nell’ansia di attese non definite, tra la realtà di un canto, la sensualità di una danza, le vibrazioni di una tammorra, il vociare di una mangiata e la ciclica necessaria reinvenzione di dolci giorni di festa e di sudori acidi”.
Il prof. Birotti, è autore di saggi, articoli e documentari sulle tradizioni popolari della Campania, realizzati per l’Ente Regione ed alcuni Musei etnografici locali. La festa con le sue articolazioni cerimoniali, rituali e comportamenti devozionali, quali pellegrinaggio, Tammurriate, fuochi, danze e canti, coinvolge gli abitanti di un’ampia parte del territorio circostante la ‘Montagna’. Anche per questo dove non arriva la nostra conoscenza diretta, per una questione epocale, lanciamo le impertinenze di una fervida fantasia nella scia di ricordi appena abbozzati, comunque troppo presuntuosi per avventurarsi solitari negli anfratti semibui di un contesto mai calpestato con cognizione di causa. Dell’esclusivo ambito, riservato a pochi ‘eletti’ della materia, non resta che attenerci ancora a quanto recapitatoci.
“Ancor più febbrile è riuscire ad entrare e penetrare tra le sinuose lastre che da sempre hanno oberato la cultura tradizionale campana; ripercorrere alcuni cambiamenti sociali, intellettuali ed economici, compresi in un arco di tempo piuttosto ampio. Con questo lavoro si ha avuto la possibilità di focalizzare espressioni e pratiche popolari e rituali già desuete e importanti fasi dell’attuale trasformazione culturale, sul Monte somma e in Campania da più di un secolo a questa parte. Grandi trasformazioni di pensiero, in concomitanza alle grandi evoluzioni tecnologiche, che non poco hanno influenzato anche i più disgiunti localismi territoriali”.
E così spigolano tra tiepidi albori a parziale giustificazione di qualche fremito che assume coscienza con lo scorrere delle parole, in grado di ingigantire la veduta della mente a mo di cannocchiale regolabile a secondo della distanza che avvicina opinioni e congetture, condividiamo: “Quando l’oggetto di studio è la Campania, oppure un argomento che sia in relazione alla cultura popolare napoletana e con il Vesuvio, la sensazione che subito cresce nell’animo di chi si accinge alla sua conoscenza è di vera e propria vertigine”.
Ma poi, la spensieratezza dei nostri dubbi e le risposte alle nostre ingenue perplessità, confluiscono inesorabilmente in una vaga schiarita, da considerarsi alla portata di un profano che ha aguzzato la fantasia per seguire i passi di una favola antica e moderna, figlia dell’amore per la propria terra e tradizioni degne di essere memorizzate e perpetrate. E infatti:
“Leggendo questo libro si avrà la sorpresa di provare un leggero turbamento. Quasi risucchiati verso nuovi interrogativi e dubbi. Si tratta di una ebbrezza emozionale che coglie chi, devoto o laico razionalista, si affaccia, sia pure attraverso la pagina stampata, su tutto questo mondo di suoni, di balli, di voci, di tammurriate, di commozioni e di gesti che dicono di una Madonna, che secondo la leggenda e la storia rinata dalle ceneri del Vesuvio, sia sempre pronta ad accogliere chiunque vada a farle visita, in particolare se è in grado da farlo dedicandole un canto, un ballo, una suonata”.
Ancora oggi in molte feste Campane è centrale la presenza della Tammurriata, e tutto quanto ne definisce la funzione cerimoniale e spettacolare, spesso in stretta correlazione con l’azione delle paranze. Tra queste, l’autore segue quella dello ‘gnundo’ di Somma Vesuviana, tracciandone la storia che le connotazioni precedenti hanno così bene presentato.
E qui finisce il gioco delle parti, teso a dare corpo all’ossequioso omaggio della meritoria iniziativa qual’è ‘Fuochi del Vesuvio’, Riti e Pratiche Devozionali per la Madonna di Castello.
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