Sant’Anastasia. Una fede nuziale è stata l’elemento fondamentale per risalivate all’identità del cadavere abbandonato sulla piazzola di sosta della statale 268.
Carlo Borrelli, 38 anni, imprenditore edile di Ercolano è l’uomo che ieri è stato ritrovato carbonizzato lungo la strada “della morte” all’altezza dello svincolo di Madonna dell’Arco. A scoprire il cadavere alcuni automobilisti che ad un primo impatto avevano creduto fosse un manichino, il corpo, infatti, era stato lasciato in mezzo a cumuli di rifiuti, resosi conto che si trattava di ben altro hanno avvisato i vigili urbani di Cercola che hanno poi informato i carabinieri. Sul posto gli uomini della scientifica dell’Arma che hanno effettuato i primi rilievi e applicato le tecniche che poi hanno portato a scoprire l’identità dell’ucciso. Sul corpo di Borrelli anche i fori di alcuni colpi di pistola. Secondo le ricostruzioni fatte dai militari della compagnia di Castello di Cisterna, coordinati dal tenente Angelo Basile, i killer avrebbero ucciso l’uomo con almeno cinque colpi di pistola, esplosigli contro probabilmente a distanza ravvicinata. I sicari avrebbero poi dato fuoco al corpo senza vita, in mezzo ai cumuli di rifiuti riversati su una piazzola d’emergenza della strada statale forse sperando che il corpo si confondesse con pneumatici e materassi abbandonati, rallentando, così, anche le operazioni di riconoscimento. Borrelli era incensurato, si occupava di edilizia, ed era il titolare della ditta “Edilitalia” giovedì intorno alle 18 era uscito di casa dicendo alla moglie che aveva alcuni appuntamenti di lavoro, ma poi non era più rientrato. A notte fonda la donna preoccupata per la lunga assenza del marito, che intanto non aveva più dato sue notizie di se, si è fatta accompagnare dal cognato alla tenenza di Ercolano dove ha denunciato la scomparsa del coniuge. Proprio la fede nuziale che l’uomo portava al dito, e alcuni bracciali d’oro che indossava, hanno consentito, attraverso specifiche tecniche della scientifica, di risalire alla sua identità. La fede infatti, era stata parzialmente danneggiata dalle fiamme, ma i tecnici dell’Arma sono riusciti a trovare il nome della moglie, Raffaella, e la data del matrimonio, 16 settembre 1991. Da qui sono partite le indagini. I militari di Castello di Cisterna hanno contattato tutte le Curie dell’area vesuviana e nolana per cercare di intrecciare i dati delle nozze e il nome della consorte e risalire all’uomo. Così sono arrivati a circoscrivere 10 nominativi, e basandosi anche sulla denuncia della scomparsa, a stabilire che il cadavere abbandonato lungo la statale era proprio quello dell’imprenditore ercolanese. Adesso al vaglio degli investigatori tutte le piste per capire in che ambito sia maturato un delitto tanto feroce, soprattutto tenendo conto che l’uomo non aveva alcun precedente con la giustizia. Intanto, il luogo scelto per l’abbandono del cadavere è stato un altro dettaglio cruento dell’intera vicenda. La statale 268 è una strada di passaggio utilizzata ogni giorno da centinaia di automobilisti e congiunge i paesi dell’area vesuviana con Napoli e le autostrade. Nell’ora in cui è stato scoperto il corpo, intorno alle 9, in tanti hanno rallentato per capire cosa stesse accadendo e questo ha creato anche disagi notevoli al traffico. In tanti si sono trovati, loro malgrado, ad essere testimoni di tanto scempio. Compresa una scolaresca di un istituto privato di Somma Vesuviana, i bimbi impressionati da quello che avevano visto dall’alto del pullman non hanno fatto altro che ripetere ai loro insegnanti i dettagli macabri della scena. Quello che sono abituati a vedere nei telefilm più cruenti era diventato realtà davanti ai loro occhi.
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