sabato 21 Settembre 2024
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Ennesimo schiaffo agli operai Fiat di Pomigliano

Apprendiamo con sconcerto e preoccupazione la decisione dell’azienda automobilistica Fiat di protrarre la chiusura estiva dello stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco di oltre due settimane per evitare onerosi ed inutili accumuli di vetture. Ci sembra tanto un film già visto: scaricare sugli operai la propria incapacità di produrre macchine di qualità, innovative, adeguate alle compatibilità ambientali e che abbiano una elevata attrattiva sul mercato.

A due anni dal referendum aziendale si può ben vedere come Marchionne non abbia rispettato gli impegni assunti: la produzione non va avanti a pieno regime e si registrano cali delle vendite senza precedenti. Oggi più che mai è facile constatare che la battaglia portata avanti dalla Fiom era una battaglia legittima. E’ una follia sperare che Fiat possa avere una ripresa se prosegue su questa strada. Se la nuova Panda non ha ottenuto i risultati sperati è perché è un’automobile obsoleta, che non regge la concorrenza col mercato internazionale; non è certo colpa dell’indisciplina di qualche lavoratore o di qualche sindacalista, come Marchionne voleva farci credere.

E’ necessario investire seriamente in innovazione e procedere ad una riconversione degli impianti per produrre finalmente autovetture che possano essere competitive sul mercato. O si fa questo, con una forte pressione di governi ed istituzioni e senza magari l’accondiscendenza di qualche sindacato giallo, oppure si realizzerà quanto Fiat e Marchionne prospettano da anni: delocalizzare, spostare la produzione nei Paesi low-cost e condannare qui da noi interi territori a morire.

Antonio Tondi
Dipartimento Economia e Sviluppo del territorio Gd Napoli

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