Napoli. Domenica, 26 settembre, alle 11 nella sede di FareLab (via Nazario Sauro, 23), comitato elettorale di Alessandra Clemente, la candidata sindaco di Napoli ha presentato il suo Piano per l’Infanzia di Napoli. Anagrafe del rischio, adozione sociale, servizi sociali di prossimità, asili nido, educazione all’eguaglianza e all’antiviolenza sono alcuni dei punti centrali del Piano Infanzia per Napoli di Alessandra Clemente. Contestualmente alla presentazione, dalle 11 alle 13, il pittore Alessandro Ciambrone ha tenuto un laboratorio di arte per bambini e bambine che hanno partecipato alla creazione di un’opera collettiva- performance su Napoli. Ciambrone ha tracciato le linee del profilo iconico di Napoli e i bambini lo hanno campito di colori, creando proprio quella Napule mille culture cantata da Pino Daniele. Alla Napoli materica ha fatto da corredo il patrimonio immateriale della città: sono state scritte sul muro dello spazio bambini le frasi più belle scritte da poeti, scrittori, artisti napoletani e internazionali come Totò, Massimo Troisi, Stendhal, Andy Warhol. Alessandro Ciambrone. Architetto e Artista. Titolare del brand Museo Internazionale di Arte Contemporanea Euro-Mediterraneo (MIACE). Direttore del Museo di Arte Contemporanea e Cittadella dell’Arte ‘Terra di Lavoro’ a Capua (2014-15). Componente del Comitato Scientifico della Fondazione Real Sito di Carditello. Opere donate al Comune di Napoli, Fondazione AIRC, Fondazione AISM, Fondazione Santobono Pausilipon, Fondazione Pascale.
ALCUNI DATI
In Campania il tasso di disoccupazione è pari al 18,2% e al 25,3%, rispettivamente per uomini e donne. La provincia di Napoli, si conferma nel 2019 come l’area a più bassa incidenza di occupati, sia tra gli uomini (48,0%) che tra le donne (24,8%). La Campania, non è “a misura di bambino”, ma ancor meno “a misura di bambine” secondo l’Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine” diffuso nel 2020 da Save the Children. In Italia, circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni nel 2020 si sono trovate nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui in Campania è intrappolato il 35,8% delle giovani neet, contro il 32,9% dei coetanei maschi. Probabilmente questo dato dipende anche da una formazione carente nei primi anni di vita.La presenza di servizi per l’infanzia è fondamentale per assicurare il benessere ai bambini e la possibilità per le donne di lavorare. Nel 2011 a Napoli c’erano solo 37 nidi, oggi sono raddoppiati: 76 servizi pubblici tra nidi, micro nidi e sezione Primavera. Il lavoro fatto in questi anni è stato di aumentare i nidi comunali a gestione diretta che oggi sono 50 e attivarne altri a gestione indiretta, realizzati usando le risorse europee e tutte le fonti di finanziamento. Negli ultimi 10 anni, grazie al lavoro dell’amministrazione, coordinato dall’assessora Annamaria Palmieri, si è lavorato per la fascia 0-6 sempre penalizzata al Sud mantenendo anche costanti e basse le tariffe rispetto al resto d’Italia, così se la media dei bambini che possono usufruire di servizi per la prima infanzia in Campania è inferiore al 3%, a Napoli siamo oltre l'8%, percentuale chiaramente ancora insufficiente. Eppure è stato compiuto uno sforzo per reperire i fondi perché scontiamo la norma ingiusta secondo la quale i fondi per l’infanzia vengono allocati non in base al fabbisogno dei bambini presenti nel comune, ma i comuni che già partivano avvantaggiati negli anni precedenti per il criterio della cosiddetta "spesa storica". Paradossalmente, in base a tale criterio, nonostante la Campania sia la seconda regione in Italia, dopo la Lombardia, per numero di bambini, è quella con meno nidi in percentuale.
IL PIANO INFANZIA di Alessandra Clemente
E’ scientificamente provato che i primi anni di vita dei bambini siano fondamentali per il loro sviluppo, ma non tutti i bambini nascono in famiglie in grado di assicurare loro il nutrimento culturale e affettivo necessario. Talvolta mancano le possibilità economiche, talvolta le competenze genitoriali, talvolta gli strumenti culturali, in casi più gravi di famiglie criminali manca un indirizzo morale e i bambini e le bambine possono essere instradati su vie sbagliate fin dall’infanzia.D’altra parte è provato che incontrare sulla propria strada buoni maestri e maestre e opportunità positive di crescita può cambiare destini già segnati.E’ compito dello Stato e nella fattispecie di un sindaco, mettere in campo tutte le risorse necessarieaffinché i bambini e le bambine abbiano gli stessi diritti, risorse e opportunità fin alla nascita.Si tratta di un obiettivo complesso, ma fondamentale da realizzare in una città come Napoli nella quale una famiglia su 4 è povera, c’è un’altissima disoccupazione femminile e le disparità di genere sono ancora molto accentuate. Occuparsi dei bambini e delle bambine significa prendersi cura contemporaneamente dei genitori e della società intera di oggi e di domani.Genitori più formati, consapevoli, e indipendenti sono in grado di crescere in modo più equilibrato i figli. Inoltre là dove sono assicurati i servizi per la prima infanzia le donne hanno più opportunità di formarsi e di lavorare, quindi di essere libere e indipendenti e non cadere nel giogo del ricatto economico e della violenza. Il Piano dell’Infanzia all’interno del programma di governo della città di Alessandra Clemente prevede la presa in carico dei bambini e delle bambine ancor prima della nascita con l’anagrafe del rischio per famiglie già attenzionate dai servizi sociali così che possano essere accompagnate e sostenute nel ruolo genitoriale da equipe di esperti composte da sociologi, psicologi, assistenti sociali che vanno assolutamente incrementati grazie ad un piano assunzioni comunale.L’adozione sociale quotidiana prevede invece che famiglie o singoli con o senza figl accuratamente selezionati possano mettere a disposizione il loro tempo e le loro risorse per far vivere a bambini e bambine di altre famiglie con meno opportunità esperienze ludiche, culturali, sportive che possano influenzare in modo positivo il loro sviluppo. Ovviamente queste innovazioni vanno inserite in un quadro generale di implementazione dei servizi sociali già esistenti: in particolare bisogna far sì che ogni bambino e bambina possa avere un posto in un nido e poi in una scuola dell’infanzia nel proprio quartiere compiendo un lavoro a monte con l’anagrafe del rischio e spiegando ai genitori l’importanza di iscrivere i figli alla scuola dell’ infanzia. Vanno altresì moltiplicate ludoteche ed educative territoriali. Lo sport deve essere un diritto come lo studio pertanto vanno istituite cedole per lo sport come per i libri da distribuire alle famiglie a basso reddito. Lo stesso dicasi per la musica, il teatro, la danza, l’arte e qualsiasi disciplina verso la quale i bambini e le bambine mostrino una propensione particolare. Parallelamente all’analisi delle esigenze di spazi da dedicare ai servizi per l’infanzia quartiere per quartiere verranno presi in esame l’elenco dei beni comunali e confiscati e verrà valutato quali abbiano le caratteristiche adatte per essere destinati a servizi e progetti per i bambini e i ragazzi. Vanno inoltre considerati una serie di servizi dedicati alle famiglie per facilitare la gestione dei figli e per permettere alle madri di lavorare: un servizio suppletivo di presa in carico/ludoteca nei casi emergenziali di chiusura delle scuole per allerte meteo, disinfestazioni etc nonché il servizio di bus scolastico con sistema di cedole da destinare alle famiglie a basso reddito. Altro punto centrale del programma è l’educazione dai primi anni di vita ai sentimenti, al rispetto delle diversità, all’equità di genere, all’antiviolenza, all’antirazzismo. Parallelamente è necessario essere a fianco ai genitori con disagi sociali ed economici favorendo la loro formazione e il loro inserimento lavorativo nonché alle madri vittime di violenza per sostenerle nel percorso di fuoriuscita dalla violenza contestualmente alla presa in carico dei figli vittime di violenza assistita. Servizi di questo tipo: centri antiviolenza, centri di informazione e formazione, servizi all’infanzia vanno aperti in tutti i quartieri affinché la città dei 15 minuti diventi una realtà concreta.
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