venerdì 20 Settembre 2024
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Contrordine compagni: “Non è un tradimento, è…”

“Lavorerò per aiutare il processo di pubblicizzazione dell’acqua a Napoli e, nel momento in cui dovesse essere evidente che ciò non è possibile, non avrò nessuna difficoltà a dimettermi immediatamente”. Arriva, a 48 ore dalla nomina in consiglio d’amministrazione dell’Arin (la Spa che gestisce le risorse idriche della città di Napoli) che aveva provocato un vespaio di polemiche presso la base di Rifondazione comunista che tanto si era battuta contro gli Enti privati che gestiscono le acque al fianco dei comitati, la risposta di Mimmo De Falco. Il nostro ha affidato le motivazioni della sua scelta ad una lettera fatta girare su facebook nella quale si legge di tutto e di più. Partiamo da un presupposto: La scelta di coinvolgere Rifondazione e Sinistra ecologia e libertà, da parte del sindaco Iervolino, è probabilmente subordinata ad una manovra politica di respiro più ampio che permette di far respirare l’agonizzante sinistra napoletana. Una manovra che di certo non è nata, e successivamente consumata, nella giornata di martedì, ma sicuramente avrà avuto una gestazione più corposa. Dunque, il nostro, con la mano sul cuore scrive: “la volontà politica va integrata e supportata dalla partecipazione dei comitati, delle associazioni, dei cittadini. E si porta a modello quello che è successo in altri paesi dove al processo partecipativo hanno preso parte rappresentanti politici, i servizi amministrativi, gli operatori del servizio idrico, i consumatori, le associazioni e le organizzazioni sindacali”. Come mai mister De Falco, ma la stessa domanda la giriamo anche all’ex senatore Tommaso Sodano, i comitati dell’acqua pubblica e la base politica di Rifondazione (che si sono fatti un culo così per raccogliere le firme ed allestire manifestazione pro referendum), non sono stati interpellati prima che la “ripartizione” politica in consiglio avvenisse? Altra domanda. De Falco scrive: “Consapevole anche del fatto che, se non avesse occupato quel posto, ci sarebbe stato qualcun altro, con posizioni sicuramente diverse, e non per pochi mesi ma per tutta la durata del Cda”. Ciò smentisce clamorosamente qualche rigo precedente: “Considerando l’importanza che le scelte da fare nei prossimi mesi avranno per il futuro dell’acqua a Napoli e che il Sindaco Iervolino si è impegnata per la sua ripubblicizzazione”. Scusi, mister De Falco, ma se la Iervolino, che dovrebbe essere colei la quale detta l’indirizzo politico, vuole la ripubblicizzazione, perché dice che se ci fosse stato qualcun’altro al posto di Rifondazione ciò non sarebbe avvenuto? Ma questo è niente. Veniamo al cuore del problema: La ripubblicizzazione dell’acqua. Presumo che se mister De Falco, tra i più attivi promotori e sostenitori della raccolta per le firme per un referendum sull’acqua pubblica, abbia accettato l’incarico in un Ente privato, sappia già come affrontare l’epocale passo indietro. Ecco, sarei curioso, e credo che con me molti lettori, di conoscere le prime strategie da mettere in campo affinché ciò avvenga. Alla luce ovviamente sia del disastroso stato delle casse del comune partenopeo e sia della scure tremontiana dei tagli agli Enti locali che in autunno si abbatteranno su tutta la penisola. Ed alla luce anche dell’ammissione fatta sempre dallo stesso De Falco secondo cui: “Quello che è certo è che a quanti sostengono che, con la giurisprudenza attuale, non si può ripubblicizzare l’acqua, c’è chi risponde che bisogna avere il coraggio e la volontà politica di “forzare” e credere fino in fondo alla possibilità della gestione pubblica e che un “sacrificio” di Napoli aprirebbe la strada a tanti altri Comuni”. Comuni? Qui è in gioco l’acqua pubblica dell’intera nazione. Naturalmente questo Che Guevara dei noantri, che ha scolpito nell’animo dei militanti di Rifondazione e dei comitati dell’acqua una sorta di sentimento di acuto tradimento, mette democristianamente le mani avanti: “Posso farcela? Stessa risposta: non lo so! Anche qui, però, ho una certezza. Da solo sarò molto debole e con poche possibilità di incidere. Se, al contrario, si crea attorno a questa opportunità il massimo consenso e si riesce ad ottenere la collaborazione di tutti i soggetti in campo, nei vari livelli nei quali ognuno può operare, le probabilità aumentano. Ricordiamoci che l’ARIN è solo uno dei soggetti in campo e che altri possono giocare un ruolo importante”. Contrordine compagni, contrordine.

Gaetano Di Matteo

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