SANT’ANASTASIA. Un saluto romano, vietato in Italia, ed usato come provocazione da un consigliere comunale di Sant’Anastasia per protestare contro la sentenza della Cassazione che tre giorni fa ha ribadito la condanna per due militanti di “Casa Pound” ribadendo come il rischio del fascismo sia sempre attuale.
In particolare la legge Scelba del 1952 punisce la ricostituzione del partito di Benito Mussolini e chi in pubblico replica le manifestazioni della dittatura del Duce come è il saluto romano, ma non soltanto. A farsi fotografare con il braccio alzato e la mano tesa il giovanissimo Alfonso Di Fraia consigliere di maggioranza che ha poi postato la foto sul suo profilo ufficiale di Facebook. “Ognuno può manifestare il proprio ideale”, scrive Di Fraia come didascalia alla foto in cui indossa una tuta mimetica, “questo dice la Democrazia (ammesso che esista). Il saluto romano è una gestualità simbolica. La Cassazione non può negarlo, andrebbe contro il “loro” principio di Democrazia. In questo paese purtroppo o per fortuna esiste solo la decantazione della Democrazia, tutti la vogliono ma nessuno la rispetta. Io continuo a salutare romanamente”. Dunque per il politico anastasiano la legge non va rispettata nè tantomeno ciò che viene sentenziato dalla Corte di Cassazione e il suo modo di pensare ha fatto proseliti. Poche ore dopo, sempre su Facebook, è stata pubblicata un’altra foto che ritrae il consigliere Di Fraia mentre fa il saluto fascista e stavolta insieme a Ciro Pavone, componente dello staff del sindaco di Sant’Anastasia Lello Abete. “Perché negare di salutare romanamente?”, si chiede Pavone, “La democrazia è veramente tale quando ognuno (e dico ognuno!) può manifestare il proprio ideale e celebrare (apertamente) i simbolismi che ritiene giusti. La Cassazione nega un principio! Per scongiurare il pericolo di un ritorno del fascismo (semmai grave fosse), i legislatori dovrebbero anzitutto proibire (chiedere di risolverla è palesemente troppo) la crisi economica e una sua evoluzione catastrofica: senza quella, né Mussolini né altri ce l’avrebbero fatta”. E mentre i giudici si preoccupano di ribadire come il rischio di un rigurgito fascista e razzista sia in agguato a Sant’Anastasia si guarda con nostalgia al ventennio di dittatura che ha segnato la nazione portandola in guerra.
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