A cura di Felice Romano
La FED ha deciso un taglio di 50 bps. del tasso di riferimento, portandolo al 4,75%. Contestualmente, e su invito dei governatori degli uffici periferici, è stato ulteriormente ribassato il tasso di sconto, ora al 5,25%. Una possibile lettura di questa scelta è quella di vedere la FED come un rassicurante operatore che agisce, al momento, in un modo estremamente ortodosso: si “previene” un eventuale eccessivo impatto del rallentamento sui consumi, per il quale il tasso FED è importante (è su quello che si computano gli interessi del credito al consumo USA); inoltre si rassicura il mercato azionario, riconoscendolo indirettamente come un portatore di “effetto ricchezza” a guisa del suo ruolo negli ultimi anni ’90; infine si cerca di riavviare il motore del credito bancario, il cui mercato è ancora imballato. Tuttavia, rimane valida anche una seconda, importante chiave di lettura: quella che vede la FED abbandonare una politica anti-inflazionistica, accettandone indirettamente le conseguenze e inevitabilmente restringere l’orizzonte temporale di scelta. I tempi della certezza, che hanno caratterizzato “l’epoca Greenspan”, sono finiti, e dollaro e petrolio danno una mano a ricordarlo.
Mercato Azionario
Dopo due sedute all’insegna del dubbio, ecco che la decisione FED comporta un fortissimo rimbalzo sui mercati azionari; bancari in primo piano, ovviamente, con crescite intraday dell’ordine del 5% o più per i principali istituti di credito europei, sulla scia di buoni risultati sul fronte delle banche di investimento americane. Ma… ci sono dei “ma”. I dati sulle banche non sono omogenei, e se Morgan Stanley batte le stime, così non fa Bear Stearns. Un altro fondo immobiliare USA congela le liquidazioni. Bernanke, preparando il suo prossimo intervento alla Commissione Finanze della Camera USA, informa che il fenomeno sub-prime non è finito. Ma tutto questo passa inosservato, al momento. Se le prospettive di fine anno possono essere probabilisticamente ancora positive, grande è l’attenzione da porre sulle scelte di investimento.
Mercato Obbligazionario
Conforme alla regola del “vendi sulla notizia” il taglio dei tassi negli Stati Uniti ha affossato il mercato obbligazionario con tassi in salita su tutta la curva specialmente sulla parte più lunga. Il future sul bund decennale ha così rotto al ribasso prima la quota 114 e poi anche la quota 113, assestandosi poco sopra il livello di 112,50. Intanto, nonostante la mossa della FED, i tassi interbancari rimangono sempre sotto pressione sia in Europa che oltreoceano e questo tutto a danno dei “mutuati” a tasso variabile. Finalmente qualcosa si sta muovendo sul fronte corporate, grazie a qualche coraggioso emittente (soprattutto banche) che in settimana ha portato avanti con successo nuove emissioni obbligazionarie.
Le chiusure delle Borse del 19/09/2007
Borsa:
TOKIO +3,6
HONG KONG +3,98
PARIGI +3,27
FRANCOFORTE +2,32
MILANO +2,10
AMSTERDAM +2,36
ZURIGO +2,63
LONDRA +2,81
NY Dow Jones +0,55 NY Nasdaq +0,56
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