SOMMA VESUVIANA. Furono arrestati nel maggio del 2016 dai carabinieri della stazione di Somma Vesuviana insieme ai colleghi del Nucleo Operativo di Castello di Cisterna, 21 persone accusate di far parte dei clan camorristici dei D’Avino e degli Anastasio. Per loro sono arrivate oggi le sentenze di condanna.
Erano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo camorristico, tentato omicidio, spaccio di stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un’operazione, quella condotta dai militari che aveva così quelli dello storico clan D’Avino e del più recente clan degli Anastasio si facevano consegnare dagli imprenditori del territorio – settore edile, ittico, commercio olive e diversi altri – migliaia di euro.
Il gup del tribunale di Napoli Bruno D’Urso ha condannato:
Giovanni D’Avino (capoclan detto o’ bersagliere) a 12 anni e quattro mesi di reclusione
i figli
Ferdinando D’Avino sei anni e sei mesi
Stefano D’Avino sei anni e due mesi
Anna Giuliano, la compagna di Giovanni D’Avino, quattro anni
Camillo Giuliano sette anni
Mario Schetter dieci anni
Claudio Auriemma un anno, tremila euro di multa (pena sospesa)
Francesco Ioia sei anni e sei mesi e 22mila euro di multa
Fabio Civita sei anni di reclusione e 20mila euro di multa
Michele Iossa sei anni e 20mila euro di multa
Nadia Bova 5 anni di reclusione e 30mila euro di multa
Domenico Terracciano cinque anni di reclusione e 30mila euro di multa
Raffaele Anastasio sei anni e sei mesi. E’ stato condannato da dispositivo di sentenza a una pena complessiva di anni 6 e mesi 6 di reclusione. Lui era già stato condannato per estorsione con metodo mafioso alla pena di anni 4 e mesi 8 ,interamente espiati ,a seguito di un provvedimento di fermo emesso dalla dda dott D’Onofrio nel luglio del 2010, ed arrestato, dopo alcuni mesi di latitanza a marzo 11.per cui, sottraendo dalla pena complessiva 6/6 la pena di anni e mesi 8,si ottiene la pena finale per questo processo di anni 1 mesi dieci,che e’ quella da espiare e che decorre da maggio 2016, data dell’arresto. Per Anastasio il pm aveva chiesto 13 anni e sei mesi ridotti obbligatoriamente di 1/3 a 9 anni per abbreviato
Salvatore Esposito nove anni di reclusione
Clemente Di Cicco nove anni di reclusione
Giuseppe D’Ambrosi otto anni
Fabio Caruana quattro anni e sei mesi
Carmine Giordano quattro anni e sei mesi
Ferdinando Aprile quattro anni e otto mesi e seimila euro di multa
Domenico Giordano sei anni e 6mila euro di multa
Giovanni Mosca ASSOLTO per non aver commesso il fatto (difeso dagli avvocati Antonio Abete e Antonio Cardillo)
Per parte dei reati contestati risultano assolti anche Iossa, Stefano D’Avino, Auriemma, Esposito, Di Cicco, D’Ambrosi e Aprile.
Tutti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, ed espiata la pena saranno sottoposti alla libertà vigilata Giovanni D’Avino per tre anni, gli altri condannati per un anno.
A tutti (ad eccezione di Auriemma e per Aprile, Caruana, e Giordano per 5 anni) è stata comminata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ferdinando d’Avino, Mario Schetter, Giovanni D’Avino, Salvatore Esposito, Domenico Giordano e Clemente Di Cicco sono stati, inoltre, condannati al risarcimento danni in favore delle parti civili: SoS Impresa, Città Metropolitana, ALILCCO SOS Impresa Confesercenti.
La complessa indagine, partita qualche anno fa (includendo a pieno e non a caso le elezioni per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Somma Vesuviana nel 2013) da parte dei carabinieri del Nucleo operativo (al comando del maggiore Michele D’Agosto), della Compagnia di Castello di Cisterna (Colonnello Rino Coppola ed il capitano Tommaso Angelone), e della stazione di Somma Vesuviana (all’ora agli ordini del maresciallo Raimondo Semprevivo) e coordinata dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia), fece emergere due distinti sodalizi criminali, entrambi dediti alle estorsioni inflitte a decine di imprenditori dei comuni sui quali sia i D’Avino, sia gli Anastasio esercitavano il loro dominio – estorsioni ripetute anche con minacce concrete di morte (esplosi diversi colpi di arma da fuoco), inflitte alle vittime e aggravate, pertanto, dal cosiddetto “metodo mafioso” e alla gestione del traffico di sostanze stupefacenti nell’ambito dei Comuni di Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, Pomigliano D’Arco e delle aree limitrofe.
In particolare si tratta dei due gruppi criminali dei D’Avino di Somma Vesuviana, capeggiato da Giovanni D’Avino, soprannominato ‘o bersagliere e dei più giovani Anastasio, clan egemone nel territorio di Sant’Anastasia. Le due cosche, in guerra tra loro, avevano ripreso il controllo dei rispettivi territori a seguito della decapitazione e del disfacimento (grazie alle indagini della Dda di Napoli e ai collaboratori di giustizia, ovvero i vertici dei clan una volta arrestati), del controllo da parte del clan metropolitano dei Sarno, supportati anche dall’alleanza con clan confinanti fra il gruppo D’Avino e il clan Fabbrocino.
Nell’ambito delle indagini – supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché dalle informazioni fornite da persone informate dei fatti e dagli stessi collaboratori di giustizia – è stato possibile accertare diversi episodi estorsivi avvenuti a mezzo del cambio di assegni, atti intimidatori – consistenti nell’esplosione di colpi di arma da fuoco contro le abitazioni e gli esercizi commerciali delle vittime (imprenditori), per piegarli alle loro richieste consistenti in pagamenti di grosse cifre di denaro (800 euro ma anche 15mila euro). Si accertò inoltre chi erano i responsabili e tracciare il contesto criminale nel quale è maturato il tentato omicidio nei confronti di Mario Schetter, avvenuto nel marzo 2013, e il pestaggio di un altro “uomo” del clan D’Avino, inquadrando gli eventi nell’ambito dei contrasti tra i due clan antagonisti: i “D’Avino contro gli Anastasio”, per il controllo e la gestione degli affari illeciti e delle estorsioni nell’area vesuviana.
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